Welfare

La società civile ai leader: migliorate la salute di donne e bambini

Persone e ong hanno chiesto azioni concrete

di Redazione

Una lettera firmata da dieci celebrità africane. Dal campione etiope Haile Gebrselassie al vescovo sudafricano Desmond Tutu alla cantante Angelique Kidjo. A vedersela recapitare sono stati 25 capi di stato africani, fra quelli che partecipano al Summit dell’Unione africana che si chiude oggi a Kampala, in Uganda. Nella lettera aperta le dieci celebrità si rivolgono direttamente ai singoli leader, chiedendo loro di fare di più per salvare le vite di donne e bambini nei loro Paesi.

La salute materno-infantile era uno dei macro-temi del summit dell’Unione africana che si chiude oggi a Kampala, in Uganda. Su questo tema la voce della società civile africana e delle ong internazionali si è fatta sentire. Una coalizione di organizzazioni della società civile africana e del mondo ha chiesto uno stanziamento di 32 miliardi di dollari per migliorare l’accesso alle cure di donne e bamini in Africa.

 

La colazione di ong ha sottoposto ai leader riuniti per il summit Ua quattro impegni precisi: ogni Paese deve sviluppare e adottare un piano nazionale rapido per ridurre la mortalità materno-infantile; ogni Paese deve mantenere o superare l’impegno preso nel 2001 ad Abuja (Nigeria) di destinare il 15% del bilancio nazionale alla sanità; gli Stati devono assumere, formare e distribuire sul territorio più dottori, ostetriche e personale infermieristico, evitando l’esodo massiccio dall’Africa di personale specializzato; infine i Paesi devono garantire l’accessibilità dei servizi sanitari, compresa l’assistenza del personale ostetrico, alla fascia più povera della popolazione attraverso la gratuità per madri e bambini ai di sotto dei cinque anni.

Durante il summit UA, l’ong Save the children ha sottolineato che« l’85 per cento delle morti di madri, neonati e bambini al di sotto dei 5 anni d’età si potrebbe evitare se tutte le madri e i loro figli potessero ricevere un’assistenza sanitaria di base che comprende la capacità di pianificare e distanziare le nascite, l’assistenza specializzata al parto, l’accesso a servizi di supporto ostetrico, cure postnatali immediate ed efficienti, vaccinazioni e trattamenti per la polmonite, la diarrea e la malaria». Ogni anno le vite di circa 4 milioni di donne, neonati e bambini in Africa potrebbero essere salvate se questi interventi già sperimentati potessero raggiungere il 90 percento delle famiglie nel continente.

L’Africa ospita circa il 12 per cento della popolazione mondiale, ma conta solo il 3 per cento del personale sanitario globale e porta su di sé il peso di almeno metà delle morti materne e infantili del pianeta.

 

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