Welfare
La Social card perde 26 milioni
I conti "segreti" della tessera voluta da Tremonti
A tanto ammontano le spese di spedizione e produzione della carta. A cui vanno aggiunti quelli di attestazione Isee e ricarica. In tutto va così in fumo il 4% dello stanziamentoVentisei milioni. Da tirar fuori, quasi per intero, ogni anno. Non sono tanti, specie se si considera la portata dell’intervento messo in campo, ma non sono neanche pochi. È il costo massimo che lo Stato sopporterà per la gestione amministrativa della social card, lo strumento voluto dal ministro Tremonti per sostenere i consumi delle famiglie in difficoltà che contano anziani over 65 e minori di 3 anni. La stima è di Franco Pesaresi, presidente dell’Anoss, l’Associazione nazionale operatori sociali e sociosanitari, che ha curato un dossier sulla carta acquisti. Lo studio conferma una serie di dubbi sulla regolamentazione e sulla dimensione dei benefici introdotti e fa luce su aspetti non ancora esplorati nel dibattito sulla carta acquisti.
Punti deboli che se non saranno modificati, osserva il presidente dell’Anoss, difficilmente cambieranno gli insoddisfacenti risultati ottenuti finora: attivate solo 560mila carte, rispetto a una previsione di 1,3 milioni. Il riferimento è ai requisiti di accesso «arbitrari» – le famiglie povere che, ad esempio, hanno un bambino di quattro anni, osserva Pesaresi, non avranno nulla e questo è «evidentemente iniquo e privo di giustificazione» – ma anche all’anonimato, al finanziamento privato della carta, all’esperienza degli altri Paesi.
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