Politica
La social card non diventa federalista
Gli enti locali "snobbano" la carta
Finora, va detto, non c’è stata una campagna promozionale mirata da parte dei due ministeri interessati, l’Economia e il Lavoro. Non si può certo dire, tuttavia, che la possibilità riconosciuta agli enti locali di aderire al Fondo Carta acquisti, di integrare cioè con proprie risorse la social card, abbia raccolto grandi adesioni. A due anni dall’introduzione della tessera blu, infatti, solo quattro enti hanno deciso di allargare i cordoni della borsa e di beneficiare i propri residenti con un contributo aggiuntivo a quello statale. Si tratta della Regione Friuli Venezia Giulia, che ha destinato un sostegno di 120 euro a bimestre per un valore annuo complessivo della carta acquisti di 720 euro (1.320 euro nel caso in cui il beneficiario appartenga a nucleo familiare utilizzatore di gas naturale o gpl), di; la Provincia di Latina e il Comune di Alessandria che hanno integrato con 40 euro ogni due mesi (840 annui se si utilizza gas o gpl) e, infine, la città di Cassola, municipio di 15mila abitanti nel Vicentino, che ha tirato fuori 80 euro bimestrali (1.080 annui se si utilizza gas o gpl).
Gli enti locali, entriamo nel dettaglio, potrebbero: aumentare il beneficio della social card ai propri residenti già beneficiari della carta, modulare le soglie di accesso alla carta per i propri residenti (estendendone l’uso ad ulteriori cittadini) o includere nuove categorie di beneficiari. I quattro enti che hanno integrato il fondo statale, tutti guidati dal centrodestra, si sono limitati invece a incrementare il contributo già elargito ai possessori della social card senza tuttavia ampliare la categoria dei beneficiari. Non hanno cercato di superare cioè quello che è ritenuto invece il principale punto debole della carta acquisti: la settorialità dei destinatari. La tessera è rivolta infatti solo agli anziani con più di 65 anni e alle famiglie con bambini minori di tre anni.
Secondo il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, che ha pubblicato sul sito istituzionale un prospetto in cui si chiariscono le modalità di adesione e uno schema di protocollo d’intesa con gli enti locali, l’adesione al Fondo Carta Acquisti offre una serie di vantaggi: la possibilità per l’ente di raggiungere in modo rapido (massimo due mesi dalla decisione), scalabile e flessibile fasce di popolazione in stato di disagio; la tutela delle risorse pubbliche grazie a transazioni totalmente tracciabili che consentono di prevenire che le spese effettuate con soldi dell’ente affluiscano all’economia in nero; l’assenza di costi amministrativi o monetari per l’adesione (il 100% delle risorse messe a disposizione dall’ente è trasferito ai cittadini); la possibilità per l’ente di uscire dal programma quando vuole e senza alcun costo; la trasparenza nei confronti dei cittadini non beneficiari in quanto il filtro sulle transazione consente di sapere non solo a quali categorie vengono versati i benefici pubblici, ma anche per quale finalità; gli oneri di verifica e di controllo delle dichiarazioni in capo all’Amministrazione centrale; la possibilità per l’ente di integrare sulla tecnologia esistente ulteriori benefici su base locale come, ad esempio, sconti o tariffe agevolate; infine, l’accesso gratuito alla base dati Carta Acquisti relativa ai propri residenti. Un pacchetto di benefit che tuttavia non seduce gli enti locali.
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