Famiglia

la social card? I bilancisti se la pagano da soli

Vivere meglio e consumare meno spostando un terzo del budget familiare

di Sara De Carli

Grazie ai comportamenti responsabili a fine mese si riescono a mettere via 300 euro. Ma non tutte le voci di spesa diminuiscono. Per cultura e divertimenti l’incremento medio infatti supera il 70%. Arrivando a spendere su questo punto il doppio della famiglia italiana tipo
Più 298,87 euro al mese. Non sarà Win for Life ma è comunque un bel gruzzolo. Specie se per ritrovarselo in tasca non serve trasformarsi in talebani dell’altroconsumo: bastano invece venti piccole mosse di buon senso, tipo usare tovaglioli di stoffa al posto di quelli di carta, comprare insalata sfusa al posto di quella già pronta o abbassare a 19 gradi il riscaldamento di casa (e mettersi un maglione invece della sottoveste, tanto mica siamo al Grande Fratello). Le venti mosse sono proposte dall’Altra Card, la “social card” lanciata dalle famiglie aderenti a Bilanci di Giustizia: la ricarica, invece che dal governo, arriva da sé. In più, il risparmio economico va di pari passo con quello ambientale: 198 kg di emissioni di CO2 in meno al mese, lo stesso impatto – per farsi un’idea – che deriva dalla produzione di 200 kg di carta.

Le 20 regole d’oro
I Bilanci di giustizia sono nati nel 1993. L’idea etica di fondo è quella di spostare i consumi, prima che di tagliarli: dagli acquisti abituali, comodi o compulsivi, passare ad acquisti consapevoli, attenti all’ambiente e alla giustizia sociale. Le famiglie che hanno raccolto la sfida, ad oggi, sono più di 1.200. Negli anni hanno dimostrato che la loro è un’utopia possibile: gli ultimi dati, presentati a fine agosto all’incontro nazionale, dicono che queste famiglie hanno spostato il 31% di tutti i loro consumi, praticamente un terzo, spendendo il 16% in meno di quella che l’Istat ha indicato come spesa familiare media. L’Altra Card è lo strumento che hanno scelto per presentarsi a chi non li conosce: un programma sul sito, cinque aree tematiche, venti suggerimenti «per vivere meglio consumando meno». Bastano pochi clic per aggiungere le varie azione alla tua card et voilà, il computer tira la riga del bilancio mensile e ti dice immediatamente quanto puoi risparmiare tu e quanto all’ambiente.

Internet non basta
«Attenzione però», spiega don Gianni Fazzini, coordinatore di questo esperimento ormai diventato uno stile di vita. «L’Altra Card sta andando molto bene, il sito ha moltissimi contatti, però non basta. Il passo successivo, quello di collegarsi fisicamente con un gruppo locale di famiglie bilanciste, costa di più ma è necessario». Perché il cambiamento, altrimenti, rischia di essere solo virtuale. Prendiamo l’acqua: secondo l’Altra Card bevendo quella del rubinetto si risparmiano 3,4 euro al mese e 1,26 kg di CO2. Adesso che lo so, lo faccio: che cambia se non lo dico ai bilancisti? «Il problema è che su questi temi abbiamo atteggiamenti schizofrenici», dice don Gianni. «Facciamo un paio di azioni corrette e un sacco di altre sbagliate, e risultiamo alla fine contraddittori. Il gruppo genera confronto, ci stimola e ci fa pensare, ci accompagna, è una spinta alla coerenza e all’unitarietà di uno stile. Abbiamo da poco fatto un incontro con i referenti dei nostri 43 gruppi, da tutti è emerso il valore del raccontare le esperienze della famiglie, perché è questo racconto che produce il cambiamento».
«Non da soli» è la terza delle tre regole d’oro che le famiglie bilanciste hanno imparato in questi anni, dopo «una cosa al mese» e «con metodo». Solo così è possibile arrivare a «riprenderci i consumi», spiega don Gianni Fazzini, cioè «a capire che queste scelte non sono mille pesi aggiuntivi, ma un modo per sentirsi più leggeri». Perchè dentro l’esperienza dei Bilanci di Giustizia c’è una riduzione dei consumi, un risparmio economico, una responsabilità ambientale, ma anche un arricchimento della qualità della vita. Lo hanno quantificato scientificamente i ricercatori del Wuppertal Institut: misurando con una scala da 1 a 7 il “bene-tempo”, cioè il tempo che abbiamo a disposizione per fare ciò che riteniamo importante o ci piace fare, i bilancisti arrivano a 6, contro una media del 3. Lo scarto è ancora maggiore se scaviamo nella percezione del benessere: 6 contro 2.
Non è un caso che nei bilanci di queste famiglie tutte le voci di spesa siano sotto la media, tranne una: per cultura e divertimenti spendono quasi il doppio della famiglia italiana media, +72%. Quasi quasi dovrebbero cambiare nome: bilanci di felicità.
www.bilancidigiustizia.it


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