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La sinistra sconfitta, ecco perch

Editoriale di Livia Turco, Ministra della solidarietà sociale

di Livia Turco

Sono soddisfatta e fiera della mia campagna elettorale. Fiera perché l?ho affrontata in condizioni difficili e all?antica, senza denaro, con pochi mezzi, e malgrado questo ha pagato anche in termini di voti. Soddisfatta perché è stata tutta all?insegna dell?incontro umile, vero e diretto con le persone. Del resto solo in un rapporto così la politica può tornare a interessare le persone, solo così la politica è sentita, percepita come qualcosa alla propria portata e che riguarda la vita. Solo così la politica torna a emozionare.
Sono però anche preoccupata per i nodi politici che proprio l?incontro con tanta gente mi ha reso più evidenti e chiari. Mi ha per esempio impressionato la mancanza d?impatto della nostra politica riformatrice sulla vita concreta delle persone. Mi capitava ad ogni incontro, di fronte alle domande o alle preoccupazioni della gente, di dover dire ?ma questo lo abbiamo fatto?. Ebbene, è come se delle leggi fatte da questo governo e da questa coalizione non ci fosse traccia nella vita di chi mi stava ascoltando. E questo non solleva un problema di comunicazione, o peggio di propaganda, ma sottolinea un grande problema aperto per tutti, per ogni coalizione che sia al governo: quello dell?efficacia e dei tempi del processo decisionale. È il problema delle regole, della macchina burocratica, della gestione delle politiche sul territorio. Ho avuto la percezione di come leggi che per me erano un evidente segno di cambiamento non siano diventate pratica reale. Perché rimaste inapplicate, o perché applicate male o perché insufficienti. Su alcuni temi poi, dovremo spingere con maggiore nettezza, con ulteriori risorse, come sulle politiche di sostegno della famiglia o sulla tutela e protezione dei più deboli.
Un secondo nodo epocale è quello che riguarda più propriamente il rapporto tra centrosinistra e società civile, in particolare con la società del Nord. Non c?è radicamento e condivisione da parte della nostra coalizione della nuova composizione sociale del Nord. Una composizione sociale che non è più fatta solo da lavoratori dipendenti e da grandi imprenditori, anzi. E senza radicamento e condivisione non si è neppure capaci di interpretare ed esprimere le domande di questa parte del Paese. Più in generale il centrosinistra ha un rapporto ancora irrisolto con i ceti produttivi, siano essi operai e pensionati o piccoli imprenditori o professionisti. Quanti pensionati mi hanno detto ?io non ce la faccio più?, quanti operai mi hanno detto la stessa cosa, e la stessa cosa me la sono sentita dire dai piccoli imprenditori. Le domande e le richieste sono diverse, c?è chi ha problemi di reddito, o chi chiede una semplificazione burocratica e amministrativa, ma l?urgenza è la stessa, quella di una società diversa e nuova che, piaccia o no, chiede di essere rappresentata.
In questa campagna elettorale, infine, ho pagato sulla mia pelle tutti gli stereotipi negativi sul sociale. In alcune situazioni ho dovuto persino spiegare che il fatto di essere Ministra per gli affari sociali non significava proporre politiche assistenzialistiche o arretrate, anzi. Il mio slogan è stato ?La solidarietà è una risorsa dello sviluppo?. Ecco, su questo punto, che è davvero una grande questione culturale, mi sono sentita abbastanza sola. Non mi interessavano dichiarazioni di voto, invece, mi sarebbe piaciuto avere degli interlocutori, anche nel Terzo settore, che dicessero, è vero la solidarietà è una risorsa per lo sviluppo. Invece è prevalso il silenzio.

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