Famiglia

La sinistra neo sociale

L’obiettivo primo è quello di «stanare i moderati» e di trovare un’unità come quello mostrata dai cattolici. Leader e sigle si preparano a uscire allo scoperto con le proposte.

di Ettore Colombo

La sinistra radicale (o seconda sinistra) non ha nessuna intenzione di essere da meno della prima, di quella moderata, figuriamoci all?area neocentrista della coalizione, in quanto a capacità attrattiva dei mondi del sociale. Ecco perché ha preso a muoversi e coagulare pezzi di sindacato, movimenti, società civile e, naturalmente, associazioni. Meno ingessata dei Ds nei rapporti con la piazza, forse persino più consapevole del rischio di una deriva ideologica e politicista della sinistra in quanto tale, teme di meno la ?concorrenza? della Margherita, nel campo dei rapporti con non profit, ong e terzo settore visto che, a differenza dei Ds, il problema di tenere agganciati i moderati (specie se cattolici) non se lo pone. Aree in movimento Due, forse tre, le aree e i soggetti principali in movimento. La prima fa capo a sigle storiche dell?associazionismo radicale e impegnato come Libera di don Luigi Ciotti, rete Lilliput di padre Alex Zanotelli ed Emergency di Gino Strada. Loro – e non solo loro – hanno prima partecipato a due contenitori dichiaratamente politici nati in questi mesi, la ?Camera di consultazione? della sinistra (promotore il professor Alberto Asor Rosa) e il ?Cantiere delle riviste? (dentro c?era un po? di tutto, da Carta a Micromega, da Aprile a Nigrizia), che hanno cercato di dare centralità e unità alla sinistra-sinistra. Il tentativo non è stato tra i più fortunati e diversi esponenti dell?associazionismo, pur se super-impegnato e schierato, si sono sentiti a disagio nel ritrovarsi in un braccio di ferro tra pezzi di ceto politico che vuole legittimarsi da un lato verso Prodi e dall?altro verso le diverse costellazioni della sinistra politica (correntone Ds e Prc da un lato, Verdi e Pdci dall?altro). Ecco il perché di una riunione giovedì 23 giugno presso la sede romana di Libera che ha visto Ciotti, Zanotelli e altri interloquire con esponenti dell?associazionismo che loro giudicano moderato e tentato da ipotesi neocentriste (Bobba, Marelli e Patriarca, che scherzando chiamano ?la Triplice?). L?obiettivo: vedere su quali basi programmatiche comuni ?tutto? il non profit potrebbe lanciare un dialogo con ?tutta? l?Unione. Il documento di base si chiama ?Comunità critiche? e parla di guerra, povertà, cittadinanza, immigrazione, ambiente, beni comuni, Costituzione. In realtà, per alcuni protagonisti dell?operazione (Giulio Marcon, Pierluigi Sullo) ci sarebbe solo il tentativo di ?stanare? i moderati. Timori di una deriva Per verificare l?impossibilità di un?intesa e lanciare sul serio l?aggregazione della sinistra radicale Riccardo Troisi, esponente di rete Lilliput, si limita a chiedere «la capacità di stare sui contenuti, la difesa degli spazi di autonomia del sociale anche rispetto a una politica affine ma troppo schierata e che vuole solo contarsi, una piattaforma forte e condivisa che abbracci molti grandi temi e sappia interloquire con tutta l?Unione». Anche se, sospira Troisi, che è parte attiva anche di Pax Christi, «il timore di una deriva moderata di pezzi del nostro mondo e di un disegno da ceto politico che mira solo ad assicurare posti in una logica di neocollateralismo cattolico li vedo e ci preoccupano». L?altro pezzo del ragionamento invece è rappresentato dall?Arci, per vocazione culturale e storica «casa comune di tutta la sinistra», dice a Vita il presidente Paolo Beni, che ha preso in mano le redini dell?associazione nel momento più difficile, il dopo Benetollo, scomparso giusto un anno fa. Beni nega recisamente che l?Arci voglia mettersi al servizio di questo o quel progetto politico (anche se in un?intervista al quotidiano del Prc, Liberazione lo stesso Beni parla della sua volontà di «unire e far vivere la sinistra d?alternativa, cioè quella vasta area che va dal correntone Ds al Prc»), ribadisce il principio dell?autonomia, chiede un nuovo modo di approccio alla politica («dal basso») e rifiuta la logica di associazioni «schiacciate o subalterne a questo o a quel progetto politico», chiedendo anzi il percorso inverso: «Rivendicare la dignità e i diritti dei cittadini che vogliono fare politica fuori dai partiti e sostenere le voci critiche verso una politica troppo malata di politicismo». Beni, peraltro, non ha affatto paura che vengano fuori «orientamenti e approcci diversi alla politica, nel mondo associativo, l?importante è che la capacità di elaborazione delle proposte resti intatta e si resti sul terreno dei contenuti, fuori da ogni logica di schieramento come da ogni neocollaterismo». Tutti i collateralismi, speriamo noi. Come riconosce Nuccio Iovene, oggi senatore Ds ma che dell?Arci è stato presidente prima di Benetollo e poi ha contribuito a promuovere il Forum del terzo settore, che sottolinea come un «patrimonio di idee, quelle di Tom, che non va disperso e che deve restare plurale, a disposizione di tutti, costruendo ponti tenaci proprio come diceva lui nella politica come nel terzo settore». Non crede all?idea delle due sinistre (più quella del centro, allo stato attuale dell?Unione), Iovene, quanto piuttosto a uno spostamento dei Ds che, «a fronte del fallimento della lista unitaria su cui hanno giocato gli ultimi anni di vita, ora dovranno decidere dove stare. Per me più a sinistra, ma plurale e aperta ai cattolici democratici, contro ogni tentazione neomoderata e clericale». La seconda sinistra Chi invece lavora per costruirla davvero e lo dice, la seconda (o nuova) sinistra è l?ex senatore verde Francesco Martone, oggi passato a Rifondazione insieme all?ex diessino (e grande amico di Benetollo) Pietro Folena: insieme preparano un?iniziativa (aperta e plurale, naturalmente) rivolta proprio ad associazioni e movimenti per il 9 luglio a Roma. «Volutamente priva di cappelli ed ansie elettoralistiche», spiega Martone. «Chiediamo interlocuzione a questi mondi su contenuti ben precisi, non adesioni a ipotesi precostituite né tantomeno vogliamo fare campagna acquisti nel non profit. Siamo consapevoli però del buon lavoro che alcuni di noi hanno fatto, in questi mondi, e da questa base chiediamo di ragionare su pace, Cpt, beni comuni, ambiente. La suggestione è quella di una nuova sinistra europea, come dice Bertinotti, ma siamo sicuri che, anche con le nuove leve dei rappresentanti dell?associazionismo che andranno in Parlamento sedendo su scranni più moderati dei nostri, se l?orizzonte di tutti resta l?Unione, l?interlocuzione politica e operativa su temi cari a questi mondi sarà, più che doverosa, ineludibile». Per veder costruire i ?ponti? tra aree e culture tanto cari a Tom, dunque, forse bisognerà aspettare la legislatura futura, oggi è tempo di divisioni e candidature.


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