Diagnosticata in un campione rappresentativo di pendolari sulla linea Milano Venezia e soprattutto per un più che congruo periodo di tempo. Sintomi: cinismo misto a sarcasmo (“Non aspettatemi, non tornerò più a casa” o “Moretti ha consigliato di vestirsi pesante e portarsi i panini”, però in quest’ultimo caso ho scoperto che era tutto vero!), cameratismo (“vai in avanscoperta dal capotreno che ti copriamo noi”), disillusione (“ormai abbiamo visto tutto”), ira latente a scoppio violento (“apra le porte o la denuncio!”), conoscenze tecniche (vere o millantate: “hanno acceso il segnale di via libera” oppure “con l’umidità le nuove motrici si fermano”), straniamento dalla realtà (chiedendosi ad alta voce sotto una banchina gelata: “ma si potrà dire in italiano che il treno non verrà effettuato?”). Difficile che i veterani possano agire un cambiamento radicale; i loro espedienti per sopravvivere a questa transumanza da gnu del serengeti hanno l’effetto collaterale di indebolire la rappresentazione del contesto e quindi la sua forza sovversiva (se non per qualche fiammata). Servono quindi forze fresche per conquistare il palazzo d’inverno. A proposito d’inverno: c’era neve ma non moltissima (fuori Milano). Eppure a “sfrecciare” oggi c’erano solo i puzzolenti regionali. Sta a vedere che Moretti è capace di farci sopra del marketing, tipo: “i nostri affidabili treni base e low cost”. Il tutto contando su disillusione e ironia dei veterani. Sono malato.
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