Politica

La sindrome da clochard

Quasi metà dei francesi teme di trovarsi un giorno senza tetto. Spaventati dal carovita, hanno punito Nicolas Sarkozy.

di Elisa Cozzarini

Denis ama il mare. La sua casa è su un?isola al largo di Tolone, al caldo. Ne conserva le foto ben arrotolate sotto la giacca. Ma la sua casa è anche a Parigi, da qualche parte vicino alla stazione di Austerlitz, al freddo. Denis è un ?sdf?, uno senza domicilio fisso – come si dice in francese -, un barbone, un clochard, un naufrago della vita. Per vivere, oggi, fa il pittore. Dipinge barche, tramonti arancio in Camargue, la Costa Azzurra. «Se torni, farò una tela per te». È di parola, Denis. Il venerdì sera, all?appuntamento fisso con i volontari dell?associazione Autre Monde, si presenta ad Austerlitz con il quadro promesso. I volontari si incontrano alle 20 al bar dell?associazione. Cenano assieme e intanto preparano grandi thermos di caffè, tè, cioccolata calda. Impacchettano baguette, pizze, brioche, dolci, tutto ciò che avanza a fine giornata da una panetteria di Belleville, il quartiere multietnico dei romanzi di Daniel Pennac. Alle 22, nel piazzale della stazione di Austerlitz, ad aspettare il camioncino dei volontari sono una trentina. Sono molte le associazioni francesi che si occupano dei poveri. La più conosciuta per la distribuzione dei pasti è Restaurants du coeur, fondata nel 1985 dal comico Coluche. Poi ci sono Secours catholique, Secours populaire, Atd Quart Monde, Emmaus, Petits frères des pauvres, etc. Famoso è il collettivo dei Figli di Don Chisciotte, che organizza iniziative di sensibilizzazione, come piantare tende lungo il canale Saint Martin, per portare l?attenzione dei media sulla questione dell?alloggio agli indigenti. Due volte all?anno il collettivo Les morts de la rue (I morti della strada) rende omaggio agli scomparsi di cui nessuno si accorge. Secondo Restaurants du coeur, un francese su dieci vive sotto la soglia della povertà. Sarebbero 100mila gli sdf in base al rapporto annuale 2007 della Fondazione Abbé Pierre. Uno studio del 2004 dell?Istituto nazionale di statistica dice che tre su dieci hanno un lavoro precario e quattro sono iscritti all?Anpe, l?agenzia nazionale per l?impiego. Un recente sondaggio di Emmaus ha rivelato che il 47% dei francesi ha paura di piombare un giorno in questa situazione. E queste paure si sono ripercosse anche nelle recenti elezioni, che hanno punito severamente il presidente in carica Sarkozy, che ha deluso i francesi proprio sul fronte del carovita, che era stato uno dei suoi cavalli di battaglia durante la campagna elettorale presidenziale.Da gennaio 2008 è entrata in vigore la legge, approvata proprio un anno fa, in base alla quale lo Stato francese garantisce il diritto a un alloggio decente e indipendente a tutte le persone che, residenti regolarmente in Francia, non sono in grado di provvedere da soli al proprio sostentamento. Lo Stato è riconosciuto giuridicamente responsabile di garantire un tetto ai richiedenti alloggio sociale entro una scadenza prefissata ed è suo compito fornire sufficienti alloggi popolari per rispondere alle richieste. Si stima che il numero di casi definiti ?prioritari? sia di 600mila, mentre gli alloggi disponibili sono solo 65mila all?anno.Molte delle persone che avrebbero diritto a fare richiesta di alloggio, però, non hanno il coraggio o non sanno come fare. «La legge è fantastica, ma non bisogna lasciare sole le persone», dice Françoise Ferrand, di Atd Quart monde. A oggi infatti sono state presentate 14mila domande, in maggioranza a Parigi, ma non da parte di chi è in condizioni peggiori.

Per saperne di più: <a href=”http://www.legifrance.gouv.fr” target=”_blank”>Legifrance</a>


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