Welfare

La sicurezza sul lavoro non può andare in ferie

Il presidente di Anmil, Franco Bettoni, sottolinea come nei programmi elettorali manchi un'impegno concreto sul fenomeno infortunistico

di Redazione

«Con o senza crisi, riuscire a trovare un piccolo lavoro non può essere un motivo per rinunciare alla sicurezza nè possono approfittarne piccoli imprenditori senza scrupoli che pur di cercare di risparmiare qualche euro, soprattutto in periodi particolari e festivi, prendono in alberghi e ristoranti personale “senza troppe pretese” con contratti meramente verbali», attacca il presidente dell'Anmil Franco Bettoni, guardando ai dati diffusi in questi giorni dalle varie associazioni di categoria.

«Se, infatti, in queste festività gli italiani hanno rinunciato ai regali inutili e superflui, non si sono invece privati di una breve vacanza last minute o di una cena al ristorante, regalando una boccata d'ossigeno solo a questi settori in cui purtroppo non vengono utilizzati contratti ad hoc che permetterebbero di offrire garanzie e tutele adeguate anche ai lavoratori più giovani che si affacciano ad un mercato del lavoro sempre più povero di opportunità», aggiunge Bettoni.

«I dati Inail al riguardo parlano chiaro» (in allegato), continua il presidente, «e i motivi sono certamente legati alla mancanza di formazione e ad una cultura della prevenzione che stenta a diventare un diritto-dovere condiviso da tutti, mentre a rimetterci sono soprattutto coloro che non riescono ad accedere al lavoro con contratto regolare».

All'inizio del nuovo anno, Bettoni ha così voluto richiamare l'attenzione sul fenomeno degli infortuni sul lavoro: «i dati sull’aumento della disoccupazione e delle ore di cassa integrazione diffusi nei giorni scorsi dalla Cgia, letti insieme a quelli raccolti dalla Fillea-Cgil sul calo dell’occupazione nel comparto dell’edilizia (uno dei più rischiosi in termini di sicurezza sul lavoro) gettano ulteriore preoccupazione le prime stime sul fenomeno infortunistico nel 2012 comunicate  dal Ministro Fornero lo scorso 19 dicembre: 850 morti e 750.000 infortuni, numeri che a fronte del calo occupazionale lasciano pensare ad un rallentamento, se non addirittura ad un’inversione di tendenza, del trend positivo registrato negli ultimi anni (nel 2011 erano stati 920 i morti e 725.000 gli infortuni)».

«Dunque», prosegue Bettoni, «se è quanto mai opportuna una attenta valutazione delle candidature, rivolgiamo però ai candidati premier un forte appello affinché nei rispettivi programmi di governo prevedano impegni chiari e determinati nelle politiche sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e per la tutela delle vittime di infortuni, rispetto ai gravi problemi ancora sul tappeto. A quattro anni dalla entrata in vigore del Testo Unico per la sicurezza sul lavoro non è stata ancora completata l’emanazione dei provvedimenti di secondo livello di attuazione; resta assolutamente insoddisfacente il coordinamento delle attività ispettive e di vigilanza sul territorio nazionale per la carenza di personale e per l’applicazione disomogenea della normativa di riferimento; restano ancora da prevedere norme di tutela specifiche per alcuni settori molto importanti, come ad esempio i trasporti, per i quali rimangono in vigore discipline ormai troppo vecchie a fronte di un tasso di infortuni molto alto; restano ancora elevati il lavoro nero, gli infortuni e le malattie professionali nell’agricoltura; mentre l’inadeguatezza della normativa sull’assicurazione delle vittime del lavoro, regolata ancora da Testo Unico infortuni del 1965 ormai è obsoleta in quanto non tiene conto dei cambiamenti sociali intervenuti in quasi cinquant’anni».

«Su questi temi», conclude Bettoni, «e con noi i 450.000 iscritti all’Associazione, misureremo le forze politiche che concorreranno per il governo del Paese, pronti come sempre a collaborare con coloro che vogliono condividere il nostro impegno ma fermi e ostinati a lottare per vedere più garantiti i nostri diritti».

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