Altre due vite muoiono nell'acqua e nel fango dopo un temporale estivo, seppur straordinario. Sono i temporali forti quelli estivi, quelli che se sei fortunato torni zuppo a casa, se becchi il posto sbagliato invece ti portano via dalla tua famiglia.
Neanche la morte, neanche i Virus hanno reso le amministrazioni di questa Sicilia capaci di pensare che oltre all'oggi c'è anche il domani. Che la cura del territorio, i controlli sull'edilizia selvaggia, la manutenzione ORDINARIA dei canali di deflusso delle acque sono un preciso dovere istituzionale, e pare che a derogare siano stati sempre quelli che c'erano prima…almeno così dice chi c'è oggi.
Così è stato per i morti di Giampilieri, così per le due vite che adesso hanno varcato il cielo da Palermo.
Il dato è uno, qualcuno non ha fatto il proprio dovere. Qualcuno ha disonorato il ruolo pubblico del quale è stato investito. Non credo nel giustizialismo o nelle pubbliche gogne, tantomeno negli sfoghi da tastiera, ma ho alta considerazione delle cariche pubbliche, di chi opera nel pubblico e della burocrazia. Una considerazione talmente alta da credere che se qualcuno muore per un temporale, se una strada pubblica diventa un fiume di acqua e fango, qualcosa (direi molto) va cambiato.
Pensare che il bene della terra sia legato a quello delle persone, che la pianificazione delle aree urbane sia intimamente connessa alla capacità di un territorio di svilupparsi, che serve infondere e profonde una cultura del prossimo e del bene comune non sono cialtronerie da convegni, studiosi e accademici, è il futuro, è la Vita.
Ciò che viene sfruttato ed esasperato prima o poi muore. E' così per l'ambiente, è così per le persone.
Forse serve rileggere il Santo Padre, perchè l'ecologia integrale non sia roba da pochi, ma guida per tutti.
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