Finalmente questa campagna elettorale è finita ed il nuovo Parlamento Siciliano è stato eletto! Abbiamo assistito ad una campagna che spesso ha evidenziato il profondo distacco tra la gene e chi li rappresenta, i 1660 candidati nella loro frenetica corsa sono stati sovente percepiti come “distanti” dai bisogni degli elettori che erano nel contempo impegnati a manifestare per uno stipendio che non arrivava o per l’immondizia che inondava le città…anche questa è Sicilia.
Anche la stampa ha giocato un ruolo anomalo, pochi confronti tra i candidati (salvo per quelli alla presidenza), poche idee raccontate se non in spazi elettorali ovviamente acquistati o autonomamente gestiti sul web, tanta attenzione su ciò che creava folklore o clamore…e se a questo sommiamo un oggettivo stato di sofferenza economica il prodotto è chiaro…meno del 48% dei siciliani è andato a votare.
Mi sembra che alle urne siano andati gli elettori motivati da una forte appartenenza politico-ideologica (così si spiega la forza della sinistra siciliana figlia in alcuni casi della democrazia cristiana), coloro i quali hanno cavalcato l’onda della protesta e del rinnovamento (ed ecco il movimento 5 stelle come primo partito), e quanti vivono la politica fondata su motivazioni di natura relazionale-“clientelare”.
Chi manca? Credo manchi molta gente comune che in uno stato di disaffezione e “malessere relativo” non ha distolto la sua attenzione dal tam-tam quotidiano, elettori che hanno ritenuto forse di non poter togliere tempo alle proprie questioni personali per dedicare qualche ora di attenzione ad un candidato e qualche minuto ad un seggio; mancano coloro i quali ritengono che un nome vale l’altro, un simbolo si differenzia solo per grafica e colore, un diritto esercitato non cambia la vita.
Potrei spendere parole sulla sostenibilità della maggioranza, sui vociferati accordi sottobanco, sui voti che qualche potentato politico o economico potrebbe aver spostato nelle ultime ore…ma questo denigrerebbe chi ha espresso liberamente un voto, svilirebbe una Sicilia che sempre ha cantato, gridato e scritto ed oggi invece ha scelto – in buona parte – di far silenzio.
Con questo non voglio asserire che il risultato del voto è “negativo” (infondo un voto libero è sempre positivo), credo soltanto che la forza di un Parlamento voluto dalla metà dei Siciliani rischia di essere relativa, che chi siede all’ARS con poche migliaia di voti deve essere doppiamente abile e doppiamente responsabile, che chi ha poca esperienza politica (intesa veramente come Arte di governare le società) deve imparare presto le cose utili e rifuggire sempre quelle pericolose…perché la Sicilia ha bisogno di innovazione reale, operatività efficace, di competenze, legalità ed etica diffusa, di rigore economico-finanziario ma soprattutto di tantissima abilità governativa.
Sono felice che ci siano un bel po’ di donne e tanti deputati giovani tra gli scranni dell’Ars, questo mi pare un grande rinnovamento, infondo la Sicilia è da sempre terra di dominazioni, di cambiamenti, e anche di sperimentazioni, e da ogni fase ha saputo sempre assorbire divenendo la terra affascinante che è. A questo governo auguro buon lavoro, chiedo che offra un’interlocuzione sempre leale, che favorisca l’etica nei partiti e che pensi con costanza al caro Terzo Settore
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