Volontariato
La sfida si sposta sul territorio
Dopo Genova Vita intervista Vittorio Agnoletto
Vittorio Agnoletto, definito ?il buono?, ?il mite?, ?l?omino col borsello?, è stanco, teso e preoccupato. Le persone che gli sono vicine sono spaventate (pare abbia ricevuto minacce).
Vita: Agnoletto, cosa è successo, davvero, a Genova?
Agnoletto: Credo che esistesse un piano preordinato dalle forze dell?ordine al loro massimo livello e ricco di alte complicità istituzionali che ha voluto e cercato fin dall?inizio gli scontri. Come si spiega, altrimenti, che polizia e carabinieri, nei giorni che ci avvicinavano a Genova, hanno fermato e rispedito indietro treni, navi e pullman dei manifestanti pacifici e e hanno permesso l?ingresso e lo stazionamento in città del ?blocco nero??
Vita: Non avete sbagliato nulla, in quei giorni?
Agnoletto: Abbiamo sbagliato a fidarci delle forze dell?ordine, a credere che avrebbero fermato questi elementi violenti, che volessero davvero mantenere il controllo della situazione. Tra venerdì e sabato si sono fronteggiati, a Genova, due eserciti in piena regola, quello delle tute nere e quello degli apparati dello Stato.
Vita: E il corteo di sabato?
Agnoletto: Farlo è stata la scelta migliore, la più giusta. Erano arrivate 70 mila persone nella notte e ce ne erano altre centomila già a Genova. Bisognava farlo per mantenere calmi tutti.
Vita: Rivendichi anche la scelta di tenere all?interno del Gsf le ?tute bianche? e i centri sociali?
Agnoletto: Alcune frange e gruppi di ragazzi che hanno distrutto la città, le banche, le vetrine, le nostre sedi anche, sono il risultato di un degrado sociale e culturale preoccupante con il quale bisogna fare i conti, mondi che bisognerà cercare di capire, di avvicinare, di recuperare, oltre naturalmente a ribadire una condanna politica e concreta del ricorso alla violenza.
Vita: Cosa rimane di una settimana di dibattiti al Public Forum? Tutto cancellato dalle violenze?
Agnoletto:Il Public Forum è andato molto bene, i dibattiti sono stati belli, partecipati, seguiti da centinaia di persone. Abbiamo avuto la capacità e l?intelligenza di intervenire su molti temi e di approfondirli. Il movimento di Genova non è solo contro, ma per qualcosa. Ed è stato allegro, colorato, quando gli è stata concessa la possibilità di esserlo, come alla manifestazione dei migranti di giovedì. Se ci avessero messo nelle condizioni di esserlo, lo saremmo stati anche nei giorni seguenti, allegri.
Vita: Quali prospettive si aprono, oggi, per il futuro? Cosa c?è, dopo Genova?
Agnoletto: Questo movimento ha saputo reggere a tutte le provocazioni e i tentativi di divisione, sia al proprio interno – penso in particolare alla parte cattolica, la migliore – sia verso l?esterno. La prospettiva per il futuro è unitaria da un lato e territoriale dall?altro. Il Gsf andrà avanti, si strutturerà territorialmente e continuerà a lavorare sulla globalizzazione, per proporne una migliore di quella degli 8 Grandi. Saremo parte del Forum sociale mondiale e costruiremo il Forum sociale italiano. Faremo strada.
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