Politica
La sfida di Forlì, il distretto del non profit
Viaggio nella città romagnola che ha puntato la sua scommessa sul terzo settore. Il suo polo universitario è un unicum in italia. Di Daniela Verlicchi
di Redazione
«Ero negli Stati Uniti per finire un diploma universitario. Mi telefonò Zamagni per propormi di avviare un corso di laurea in economia delle aziende non profit a Forlì. Mi disse: ?O torni ora o non torni più?. Decisi di tornare». Inizia così la storia del primo corso di laurea in non profit d?Italia. Con il sì di Valerio Melandri che ne assume la direzione didattica.
Era il 1996: si iniziava proprio allora a parlare di ?economia civile? e il mondo del non profit approdava all?università. Oggi, a quasi dieci anni di distanza, l?insegnamento del non profit è un realtà ben consolidata nell?offerta formativa della città che, nel frattempo, si è moltiplicata e specializzata. Da quel primo corso di Economia delle imprese non profit, l?interesse è cresciuto sia fuori che dentro la città e, nel giro di pochi anni, il percorso di studi è stato completato con una laurea specialistica (Economia e management delle imprese cooperative e delle organizzazioni non profit) e di un master (Fund raising e responsabilità civile).
Un?intera filiera formativa che ha fatto di Forlì un polo d?eccellenza per lo studio del non profit in Italia. All?attivo più di 140 laureati provenienti da tutte le regioni d?Italia, inseriti nel 44% dei casi in organizzazioni del terzo settore e cooperative, ma con buoni sbocchi professionali nel settore pubblico e privato ?for profit? (rispettivamente 20 e 36%, come dimostrato da una ricerca effettuata da NonProfitLab). Il corpo docenti è costituito da accademici di livello nazionale ed esperti che provengono dalle principali realtà non profit, per affiancare ad una visione teorica anche le esperienze di chi opera sul campo.
Ma non solo: il decentramento universitario nel polo forlivese è nato all?insegna della specializzazione. Anche la Scuola superiore per interpreti e traduttori, i corsi internazionali della facoltà di Scienze politiche e il corso di Ingegneria aerospaziale hanno attratto centinaia di studenti e trasformato la città. Rendendola più dinamica, aperta e sociale.
A dire la verità, la vocazione sociale di Forlì ha origini molto profonde. «Il tessuto della città era già molto ricco prima dell?arrivo dell?università», spiega Giulio Ecchia, direttore del corso di laurea in Economia non profit. Tanto per citare alcune cifre, le cooperative sociali presenti sul territorio erano già 25, ma ora sono 53, con 6mila soci.
La nascita del polo scientifico e didattico di Forlì è il frutto di uno sforzo congiunto di Comune, Provincia, Camera di commercio e soggetti privati che attraverso Serinar (la società fondata nel 1988 a sostegno del decentramento universitario) hanno promosso lo sviluppo del polo. E grazie a questo sforzo congiunto l?università è cresciuta, sino a raggiungere quota 20mila studenti. E, dentro l?università, l?interesse per il non profit. Sempre all?insegna della sinergia tra mondo universitario e società civile.
Così è nata, ad esempio, Aiccon, associazione che ha lo scopo di organizzare e sostenere iniziative volte alla promozione di una cultura della solidarietà. Un punto di riferimento per la cooperazione, il non profit e l?economia civile. O come Philantropy, «la fondazione della piccole cause», nata per finanziare e supportare le piccole aziende non profit presenti sul territorio. Ed infine la Fund raising school, che fornisce un supporto formativo ad organizzazioni non profit provenienti da tutt?Italia.
Ma la collaborazione tra università e società civile ha prodotto terreno fertile anche per lo sviluppo della Forlì sociale? «Mi piacerebbe», rivela Valerio Melandri. «Il mondo universitario ha modificato il volto della città, e lo farà anche fisicamente, quando sorgerà il nuovo campus universitario però, in questi 10 anni, il non profit a Forlì è cresciuto come in tutto il resto d?Italia, non di più».
Parzialmente diverso il punto di vista di Pierluigi Sacco, direttore didattico della Fund raising school: «Dopo una prima fase di entusiasmo», spiega, «ora il non profit avrebbe bisogno di vere scommesse che stentano a venire. Forlì sembra non accorgersi abbastanza di che razza di potenzialità ha. Dalla sinergia tra mondo universitario e non profit potrebbe svilupparsi un?economia della conoscenza e un distretto di economia civile, opportunità imperdibili per Forlì».
Anche Giulio Ecchia è dell?idea che la presenza dell?università abbia arricchito molto Forlì, ed è convinto che sia necessario proseguire nella direzione di una collaborazione sempre più stretta tra università e città. «L?università ha messo in campo una serie di iniziative aperte alla città (giornate di Bertinoro, seminari, conferenze). E nell?ottica di questo ?lavorare insieme? giovedì 28 ottobre abbiamo firmato con i rappresentanti della società civile un protocollo d?intesa volto a progettare ulteriori iniziative in questo solco».
Dalla laurea breve al master. Ecco l’offerta di Forlì
A Forlì sono presenti quattro facoltà (Scienze politiche, Lingue, Ingegneria ed Economia) per un totale di 15 corsi triennali, 11 lauree specialistiche e 9 master.
Ecco l?offerta formativa per quel che riguarda il non profit.
? Corso di laurea in Economia delle imprese non profit
(professor Giulio Ecchia)
? Corso di laurea specialistico in Economia e management
delle imprese cooperative delle organizzazioni non profit
(professor Giulio Ecchia)
? Master in Fund raising e responsabilità civile
(professor Valerio Melandri)
Iscrizioni: sino al 31 dicembre 2005
Info:nonprofit@spfo.unibo.it
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