Cultura

La sferzata del Papa alla chiesa di Roma

«Le misure drastiche non sempre sono buone». Bergoglio in occasione della messa mattutina stigmatizza l’eccesso di prudenza che rischia di lasciar sole le persone. Intanto l’appuntamento quotidiano trasmesso in diretta sta raccogliendo ascolti record

di Giuseppe Frangi

L’ingresso a tutte le chiese di Roma, parrocchiali e no, “interdetto a tutti i fedeli”, è una misura che nella sua drasticità a papa Francesco non deve essere piaciuta. Infatti questa mattina all’abituale messa delle 7 nella cappella di Santa Marta ha voluto fare una puntualizzazione che suona un po’ come una sconfessione di questo eccessivo rigore. «Vorrei anche pregare oggi per i pastori che devono accompagnare il popolo di Dio in questa crisi», ha detto proprio all’inizio dell’omelia: «che il Signore gli dia la forza e anche la capacità di scegliere i migliori mezzi per aiutare. Le misure drastiche non sempre sono buone, per questo preghiamo: perché lo Spirito Santo dia ai pastori la capacità e il discernimento pastorale affinché provvedano misure che non lascino da solo il santo popolo fedele di Dio. Che il popolo di Dio si senta accompagnato dai pastori e dal conforto della Parola di Dio, dei sacramenti e della preghiera».

Papa Francesco insomma chiama la chiesa ad avere più coraggio e a non mettersi in quarantena. Non è la prima volta che Bergoglio fa questo richiamo: del resto la messa mattutina, che da quasi una settimana viene trasmessa in diretta su Tv2000 e che è sempre ascoltabile sul sito Vaticanews.va, è diventata una finestra attraverso la quale parlare ogni giorno a centinaia di migliaia di fedeli: l’appuntamento quotidiano infatti sta registrando ascolti altissimi, con il 6% di share, record per Tv2000. E a questo si aggiungono le migliaia di contatti sul sito.

Papa Francesco nelle sue omelie mattutine non smentisce il suo stile. L’emergenza non lo fa desistere dal continuare a mettere il mirino il clericalismo, come grande peccato della chiesa di oggi. «Chiediamo al Signore la grazia di ricevere il dono come dono e trasmettere il dono come dono non come proprietà, non di un modo settario, di un modo rigido, di un modo “clericalista”», ha concluso l’omelia di oggi.

Nelle sue parole è sempre attento all’attualità e a chi è più esposto alla minaccia del virus. Ogni mattina inizia con una preghiera per medici e infermieri, ma quando è scoppiata la sommossa nelle carceri ha voluto mettere la centro chi vive quest’emergenza dentro le celle super affollate. «Oggi, in modo speciale vorrei pregare per i carcerati, per i nostri fratelli e le nostre sorelle rinchiusi in carcere. Loro soffrono e dobbiamo essere vicini a loro con la preghiera, perché il Signore li aiuti, li consoli in questo momento difficile».

È sempre diretto ed efficace nelle sue immagini. Commentando il vangelo del ricco epulone e del povero Lazzaro, ha spiegato che l’abisso invalicabile che divide l’uomo egoista finito all’inferno e il mendicante che invece sta in paradiso, è lo stesso abisso che l’indifferenza aveva generato in vita. «Noi viviamo nell’indifferenza: l’indifferenza è questo dramma di essere bene

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