Formazione

La scure della Gelmini su qualità e inclusione

Il ministro conferma il taglio agli appalti esterni

di Luca Zanfei

La cooperazione sociale: «Così si compromette l’alto livello dei servizi raggiunto in questi anni e le politiche di integrazione delle categorie deboli, che ora rischiano il ritorno nell’esclusione» Ci si aspettava un conciliante dietrofront e invece il ministro Gelmini ha rilanciato. Sui tagli ai cosiddetti appalti storici non si torna indietro, anche perché «le circa seimila scuole che non si avvalgono di contratti esterni», si legge nella nuova circolare di inizio marzo, «garantiscono livelli adeguati di igiene mediante l’opera dei collaboratori scolastici». Si può dunque fare a meno di esternalizzare il servizio e anzi, «laddove» la singola scuola «pervenisse ad una spesa pari al costo ottimale, la differenza positiva rimarrà a disposizione», per eventuali attività scolastiche aggiuntive. «Una presa in giro», sentenzia il presidente di Legacoop Piemonte, Anna di Mascio. «Sfruttando la crisi in cui versa la scuola si spingono i dirigenti scolastici a tagliare il più possibile in nome di una fantomatica possibilità di reinvestire le cifre risparmiate. Invece si tratta di un attacco diretto al meccanismo delle esternalizzazioni, non pensando che a farne le spese saranno centinaia di persone socialmente deboli». A nulla dunque sono servite le numerose interrogazioni parlamentari e le lettere di solidarietà di dirigenti scolastici, famiglie e, per ultimo, anche del governatore del Piemonte, Mercedes Bresso. La ministra dell’istruzione al momento non sembra recedere di un passo.
Ma le critiche non mancano, anche da esponenti politici come Delia Murer del Pd, che ha appena presentato un’interrogazione parlamentare sul tema. «C’è il tentativo di strangolare le cooperative sociali», attacca, «anche perché il taglio si riferisce ad appalti in corso ed ha effetto immediato. Il risultato è di colpire quelle categorie di persone che non troverebbero lavoro in altri contesti e che ora ritornano a rischio esclusione sociale».
Oggi sarebbero oltre 2mila i posti in bilico, soprattutto in provincia di Torino e in Veneto, ma anche nelle Marche e in Toscana. E proprio Piemonte e Veneto sono state le Regioni ad organizzare le prime azioni di solidarietà. Oltre 900mila euro di stanziamenti per le scuole sono arrivati dalla giunta Galan mentre la Bresso ha promesso di riservare una quota del 2% degli acquisiti di servizio per le Asl alle imprese sociali di inserimento lavorativo. Interventi importanti che al momento, però, non sembrano migliorare di molto la situazione. Così la parola passa direttamente alle associazioni di categoria, che sono già corse ai ripari. «Stiamo ideando diverse forme di intervento», spiega il presidente di Federsolidarietà Piemonte, Elide Tisi ,«proveremo a istituire particolari contratti di solidarietà tra cooperative, con riduzione degli orari di lavoro e riqualificazione professionale. Inoltre punteremo sul mercato privato per ricollocare gli esuberi. Ma al momento la soluzione più percorribile è quella della cassa integrazione». Che ad oggi ha raggiunto quasi 400 richieste, per oltre 70 ore complessive.
«Purtroppo però si tratta di una misura estrema e per di più a tempo», continua Tisi, «e così molte persone sono destinate a ritornare ad ingrossare le fila delle categorie bisognose di sussidio e assistenza. Con alti costi per la collettività». Ma se a pagare saranno soprattutto i lavoratori socialmente svantaggiati, per le famiglie e gli stessi dirigenti scolastici la situazione non è certo rosea. Soprattutto considerando l’ultimo rapporto di Cittadinanzattiva, «Imparare sicuri», in cui si definisce «gravissima» la condizione igienica negli istituti scolastici. «I tagli sono incomprensibili perché al momento sembra improbabile ritornare ad un servizio in house», spiega Adriana Bizzarri di Cittadinanzattiva. «L’assunzione e la imprescindibile formazione del personale interno verrebbe a costare di più. Il problema è che in momenti di crisi l’Italia è l’unico Paese a preferire i tagli agli investimenti».


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