Welfare

La scuola va in carcere, e il carcere a scuola

90 giovani studenti di Padova sono arrivati per visitare il carcere.

di Ornella Favero

Sono arrivati in 90, tutti giovani studenti delle scuole superiori di Padova, accompagnati dai loro insegnanti, per entrare in un carcere. Qualcuno col documento sbagliato, qualcuno con sciarpe e berretti che coprivano la faccia, tutti col telefonino, perché questa è una generazione che senza telefonino non può vivere. ?Ripuliti? dai cellulari e ?messi in riga?, con le facce in bella vista, perché entrare in un carcere non è uno scherzo, nemmeno se si è solo visitatori, hanno affrontato una ?mattinata in galera?, che è parte di un progetto importante, sostenuto dal Comune di Padova, assessorato alle Politiche sociali, e realizzato da due associazioni, Il Granello di Senape e Tangram, in collaborazione con la casa di reclusione Due Palazzi, che si è sobbarcata il peso organizzativo di un?esperienza non facile e innovativa. è un?occasione davvero straordinaria, un percorso costruito perché i ragazzi capiscano che il carcere non è una realtà lontana e fuori dal mondo. Il progetto ha portato nelle scuole alcuni detenuti, a rispondere alle domande degli studenti, e alcuni operatori penitenziari a parlare della realtà istituzionale degli istituti di pena, e poi, prima di questi incontri finali in carcere (tre, che stanno coinvolgendo molte scuole superiori di Padova, più una partita di pallavolo) c?è stata una grande produzione scritta di testi per la rivista del Due Palazzi, Ristretti Orizzonti. Ne uscirà un numero speciale, fatto interamente con articoli degli studenti, alcuni scritti prima di iniziare il percorso, altri scritti dopo, già con un?idea diversa, con alcune curiosità soddisfatte, con la voglia di capire, di ascoltare, di confrontarsi con chi in carcere vive e lavora. E poi ci sarà un video, realizzato dal TG 2Palazzi, con interviste incrociate tra detenuti e studenti, e molto materiale documentario, fornito alle scuole, per le loro ricerche, dal gruppo Rassegna stampa che opera in carcere. Per gli studenti, un doppio risultato: essere un po? più informati e più attenti ai percorsi che possono portare a violare le regole, e imparare concretamente a scrivere un articolo di giornale, che è poi una delle prove scritte dell?esame di Stato. Il programma della prima giornata ?carceraria? è stato un mix di musica, con il gruppo musicale dei detenuti, la Extra & Communitarian Orchestra, e di parole, con i ragazzi impegnati a fare domande e gli adulti a rispondere: i detenuti, raccontando che cosa vuol dire finire in carcere, perdere gli affetti, non sapere come sarà il loro futuro; il direttore della casa di reclusione spiegando come l?istituzione affronta le difficoltà di gestire una realtà così complessa; i volontari, illustrando il progetto che ha portato gli studenti ?dentro?; i funzionari del Comune, dando un quadro chiaro di come il territorio risponde alle esigenze di offrire alle persone che escono dal carcere delle prospettive di reinserimento concrete e di sensibilizzare la società, anche attraverso un progetto come questo. Che ha coinvolto alcune scuole, e si propone di coinvolgerne molte altre.

Ornella Favero (ornif@iol.it)


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