In classe
La scuola della nostalgia che punisce senza educare
Dal no ai cellulari alle novità sul voto in condotta. Con il maestro elementare Alex Corlazzoli il punto sulle ultime disposizioni del ministro Valditara
di Alessio Nisi
Un governo che promuove la dimensione punitiva della scuola, anziché affrontare il tema del comportamento, “la cattiva condotta”, in un’ottica di comunità educante: frutto di una visione del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, non condivisa con i pedagogisti. Il ritorno dell’obbligo per gli studenti di scrivere i compiti sul diario di carta e il divieto di utilizzo del cellulare a scuola anche per finalità didattiche (si salvano però i tablet e i computer), che suonano entrambi come una nostalgia del passato.
In questo quadro calano i dati relativi alle ultime rilevazioni Invalsi. Numeri che denunciano in tema apprendimenti l’emergenza della matematica al Sud. «Rilevazioni sterili», perché «destinate ad non avere effetti in termini di progettualità», lamenta Alex Corlazzoli, 49 anni a ottobre: scrittore, giornalista, viaggiatore ma prima di tutto maestro di scuola primaria, che oggi insegna all’Istituto comprensivo Falcone e Borsellino di Offanengo in provincia di Cremona. Con Corlazzoli abbiamo provato a leggere le recentissime disposizioni del ministro Valditara su condotta, cellulari, digitale, giudizi sintetici e diario cartaceo.
Il voto in condotta. Il disegno di legge di iniziativa governativa sul voto di condotta (appena approvato in Commissione Cultura alla Camera, prossimo passo il voto in aula, dopo l’approvazione già avvenuta in Senato) prevede che con un voto inferiore a sei in condotta (anche ipotizzando che uno studente abbia tutti 10) si viene bocciati e non si può passare all’anno successivo. Previste anche misure rieducative e lavori sociali per i bulli. «È un importante passo avanti per l’introduzione di norme decisive per ridare autorevolezza ai docenti e ripristinare nelle nostre scuole il principio di responsabilità individuale. Una cittadinanza matura implica doveri, oltre che diritti, e la consapevolezza di appartenere ad una comunità che richiede comportamenti solidali, ispirati alla cultura del rispetto, indispensabile per contrastare le varie forme di bullismo, e di violenza» ha detto il ministro Valditara.
Cellulare no. «Ho firmato» ha detto ieri il ministro «una circolare che vieta dal prossimo anno scolastico l’utilizzo del cellulare a qualsiasi scopo, anche didattico, perché non credo che si faccia buona didattica con un cellulare fino alle scuole medie», precisando che «questo ovviamente non significa vietare l’uso del tablet o del computer che devono essere utilizzati sotto la guida del docente».
Il diario di carta. Il ministro ha anche annunciato il ritorno al diario cartaceo per segnare i compiti a casa. «Fermo restando che i genitori continueranno a essere avvisati con il registro elettronico, ho disposto che per il prossimo anno scolastico e per gli anni successivi ritorni il diario di una volta dove il bambino segna a penna che cosa deve fare e i compiti a casa. Il genitore potrà controllare il registro elettronico, ma noi dobbiamo riabituare i nostri ragazzi a scrivere, al rapporto con la penna e con la carta».
Corlazzoli, in commissione cultura è stato approvato il disegno di legge con le nuove regole sul voto in condotta. Con un voto inferiore al sei in condotta gli studenti non potranno essere promossi, indipendentemente dai voti ottenuti. Che ne pensa?
La scuola purtroppo in questi ultimi anni ha subìto un passaggio drammatico: ha perso il senso della comunità. Non si parla più di una comunità scolastica né di comunità educante, ma di un’azienda in cui si misura tutto nell’ottica della performance. Anche rispetto a questo tema poi la scuola ha perso il suo approccio educativo. Questo governo in modo particolare continua a porre l’accento sulla sola punizione dei più giovani, lo vediamo in vari ambiti.
Però il tema della condotta, in particolare la cattiva condotta, esiste. In che modo dovrebbe invece essere affrontato?
La cattiva condotta deve essere un’occasione per l’insegnante di lavorare su un ragazzo in un’ottica di comunità educante. Pensare che chi ha sei condotta andrà a fare l’esame di educazione civica a settembre è ridicolo: vuol dire far diventare antipatica ai ragazzi l’educazione civica, mentre invece è una materia fondamentale, centrale e bellissima. Così come è controproducente l’approccio per cui se sbagli ti faccio fare i lavori socialmente utili: il volontariato non è una punizione. Questa impostazione riflette un atteggiamento che denota in maniera lapalissiana la mancanza di conoscenze e competenze pedagogiche.
Secondo le dichiarazioni del ministro Valditara, le nuove regole sono «un importante passo in avanti per l’introduzione di enorme decisive per ridare autorevolezza ai docenti e ripristinare il principio di responsabilità individuale nelle nostre scuole».
L’autorevolezza i docenti non la conquistano con i voti condotta, la ottengono se sanno parlare con un ragazzo e interloquire veramente con lui. L’autorevolezza l’insegnante ce l’ha quando sa stare nelle situazioni di conflitto. La conflittualità va saputa gestire con una formazione adeguata.
Dal prossimo anno scolastico saranno reintrodotti i giudizi sintetici, anche nella scuola primaria. È un’iniziativa contro cui aveva lanciato una raccolta firme.
Abbiamo chiesto al ministro di essere ascoltati e un confronto pubblico che non c’è mai stato. Avremmo voluto che le 10mila firme raccolte avessero avuto una valenza: abbiamo scritto anche alla Presidenza della Repubblica, senza avere risposta. La considero una sconfitta del senso di cittadinanza.
Tra le novità annunciate dal ministro Valditara in questi giorni, c’è l’obbligo per i ragazzi di scrivere i compiti sul diario. Anche se il registro elettronico resta.
Questa del diario cartaceo è solo una nostalgia del passato. Non dico che non ci deve essere il diario, ma lasciamo la libertà ai ragazzi di utilizzare il diario che vogliono. Se l’obiettivo è far tornare i ragazzi a scrivere a mano, come sembra suggerire il ministro, certo non ritorneranno ad appassionarsi a scrivere a mano perché tu li obblighi al diario o con imposizioni di vario genere. Lo faranno magari con un progetto sulla scrittura.
Il diario di carta può essere anche un modo per responsabilizzare ragazzi (imparano ad organizzare il loro tempo e i loro impegni) e gli insegnanti ad essere più metodici?
Lato insegnanti è un tema di formazione.
Valditara dice: cellulari in classe no, neanche a scopo didattico. Il digitale sì però, ma tablet e computer devono essere «utilizzati sotto la guida del docente». Corlazzoli, facciamo chiarezza.
Del divieto non fanno parte tablet e computer, che pure erano stati ricompresi in un’altra decisione. Si sono accorti dello scivolone. Anche alla luce del fatto che su tablet, computer e formazione digitale degli insegnanti sono stati investiti milioni dal Pnrr. Il no al cellulare per scopi didattici è un po’ come il diario di carta. L’approccio di Valditara è frutto di una metodologia che si rifà alla scuola che ha conosciuto lui e non ad una scelta fatta insieme ai pedagogisti. I cellulari distraggono? Il tema vero è avere degli insegnanti che sappiano essere empatici con i ragazzi e che sappiano fare lezione. È chiaro, il cellulare non è in sé uno strumento diabolico, mi interrogo però sul tipo di didattica digitale che offriamo, considerando che abbiamo una massa enorme di insegnanti che non sanno utilizzare le tecnologie. Di nuovo, è un tema di formazione, su cui non si sta investendo. Abbiamo bisogno invece di formazione degli insegnanti e in particolare di una formazione all’educazione civica digitale.
Sono usciti i dati Invalsi, che riflessioni fa in particolare su quanto emerge dal panorama degli apprendimenti?
I dati Invalsi sono la solita solfa, una ripetizione perenne nel dirci che l’apprendimento in Italia è lacunoso. E lo è davvero, non dico di no. Soprattutto in matematica. Nel Sud Italia addirittura arriviamo a livelli spaventosi: quattro ragazzi su dieci non raggiungono le competenze di base di matematica alle medie. Non siamo ancora tornati ai livelli pre Covid. Questo significa che qualcosa non è andato bene.
Che cosa la preoccupa di questi numeri?
Solo il 48% di ragazzi della macro area Sud raggiunge un livello accettabile in matematica. La percentuale scende del 39% nelle isole. A me questo preoccupa, perché si mette a rischio la presenza in futuro di ingegneri, medici, fisici ma anche di pedagogisti che sappiamo leggere un grafico. Ma è una rilevazione sterile. Perché sulla base di questi numeri poi che facciamo? Tutti annunciano progetti, che però non realizzano mai.
In apertura foto di Annie Spratt per Unsplash
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