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La scuola del ministro Valditara in 5 punti

Dalla riforma dell’istruzione tecnico professionale ad Agenda Sud, una sintesi delle principali novità che ci attendono in questo nuovo anno scolastico, nelle parole del ministro Giuseppe Valditara

di Sara De Carli

La prima campanella è suonata a Bolzano, ma da lunedì un po’ per volta in una manciata di giorni tutti gli studenti d’Italia torneranno sui banchi. Quello che si apre è il primo anno scolastico con l’impronta del ministro Giuseppe Valditara. Ecco per highlights la sua scuola, secondo i nodi che abbiamo affrontato con lui nel recente incontro “Una scuola che ha futuro”, tenutosi al Meeting di Rimini lo scorso 25 agosto.

Istruzione tecnico professionale 

«Ho ritenuto opportuno immaginare in via di sperimentazione una grande riforma dell’istruzione tecnico professionale, perché questa è una delle grandi sfide per i nostri giovani, per la nostra società e per il nostro mondo produttivo. Quando leggo alcuni dati di Unioncamere o Confartigianato o Confcommercio o Confindustria sui posti di lavoro che vanno disattesi ogni anno per mancanza di qualifiche corrispondenti, è chiaro che noi come Paese abbiamo una grande necessità di giovani formati soprattutto nel sistema dell’istruzione tecnico professionale e nel sistema degli ITS ma non abbiamo un’offerta qualificata e adeguate. Io credo che sia lì che noi dobbiamo innanzitutto intervenire, per esempio avendo il coraggio di costruire un percorso di quattro più due, collegando l’istruzione tecnico professionale con il biennio degli ITS, costruendo un percorso formativo forte che valorizzi anche gli ITS, consentendo per esempio – laddove manchino docenti specializzati – ai tecnici, ai dirigenti, ai manager, agli imprenditori di poter insegnare all’interno delle scuole che aderiranno a questa sperimentazione. E ancora rafforzando l’alternanza scuola-lavoro, l’apprendistato formativo, le materie di base. La visione più ampia è quella di un’istruzione tecnico professionale che sia un canale formativo finalmente di “serie A”, che parte dal mettere al centro la persona dello studente. In questa visione non ci sono graduazioni di intelligenza, ci sono tanti modelli di intelligenza: c’è un’intelligenza pratica e un’intelligenza teorica, che hanno pari dignità e che vanno valorizzate. Come vedete tutto si tiene: il docente tutor, la personalizzazione, il far emergere i talenti, l’orientamento, un canale formativo di “serie A”. Perché non immaginare un liceo agrario o un liceo alberghiero? Quello che voglio sottolineare è che noi dobbiamo chiudere una pagina della storia della nostra scuola, quella gentiliana, una scuola piramidale dove al vertice c’è il liceo classico, poi un po’ sotto liceo scientifico, poi in fondo l’istruzione tecnico professionale. Questa non è la visione costituzionale della nostra scuola e della nostra società e non è la visione di scuola che io ho in mente, per cui tutti hanno pari dignità e tutti devono potersi costruirsi un percorso valorizzando i propri talenti».

L’istruzione tecnico professionale sarà un canale formativo finalmente di “serie A”. In questa visione non ci sono graduazioni di intelligenza, ci sono tanti modelli di intelligenza

Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito

Dispersione scolastica e Agenda Sud

«Ho lanciato Agenda Sud perché dobbiamo essere chiari l’Italia, l’Italia è drammaticamente spaccata in due ed è moralmente inaccettabile un paese spaccato in due sulla scuola, perché nella scuola si definisce il futuro di un ragazzo e se nella scuola non si offrono pari opportunità formative noi avremo ragazzi senza un futuro lavorativo degno di questo nome. Agenda Sud è una piccola rivoluzione. Di intesa con Invalsi e Indire abbiamo individuato 240 scuole – iniziamo con queste 240 scuole – sulla base di alcuni indicatori importanti, per esempio la dispersione scolastica, l’abbandono in corso d’anno, le assenze, la fragilità negli apprendimenti, la fragilità del contesto economico sociale. Abbiamo previsto dieci azioni significative, veramente rivoluzionarie, in tutte queste scuole: la personalizzazione, più docenti più docenti di italiano, di matematica e di inglese, la scuola aperta, lo sport, l’estensione del tempo pieno, il coinvolgimento dei genitori che è fondamentale, il fatto che Invalsi e Indire seguiranno questi percorsi, le risorse in più per pagare l’attività extracurricolare di questi docenti. Se l’esperimento funziona, aumenteremo in modo significativo il numero di queste scuole».

È moralmente inaccettabile un paese spaccato in due sulla scuola: se nella scuola non si offrono pari opportunità formative, noi avremo ragazzi senza un futuro lavorativo degno di questo nome

Giuseppe Valditara

Docente tutor

«Una innovazione che abbiamo introdotto e che sta avendo successo al di là di ogni aspettativa è quella del tutor, che vuol dire andare sempre di più verso quella personalizzazione della formazione che a mio avviso è il senso più alto della scuola costituzionale. C’è un bellissimo discorso di Giorgio La Pira, nei lavori preparatori della nostra Costituzione, che a me piace citare perché è proprio il discrimine fra il passato e il futuro, fra la società totalitaria e la società libera, la società costituzionale. Dice La Pira che al centro della società c’è la persona e che lo Stato è al suo servizio: esattamente il contrario di totalitarismi in cui al centro c’è lo Stato e la persona è al suo servizio. Allora la scuola costituzionale è quella che mette al centro la persona dello studente ed è quella che favorisce questa individualizzazione, questa personalizzazione della formazione e dell’istruzione in un rapporto che potenzialmente dovrebbe essere sempre più di uno a uno. Noi abbiamo utilizzato le risorse Pnrr proprio per andare verso questa finalità, penso per esempio ai 500 milioni contro la dispersione scolastica e ai mentor per avere sempre più nella nostra scuola quel rapporto individualizzato con lo studente».

Diceva La Pira che al centro della società c’è la persona e che lo Stato è al suo servizio: la scuola costituzionale favorisce la personalizzazione della formazione e dell’istruzione, in un rapporto che potenzialmente dovrebbe essere uno a uno

Giuseppe Valditara

Innovazione 

«Ci sono due livelli di innovazione, quella guidata e – soprattutto – quella spontanea. Quando io vado nelle scuole e incontro i docenti e i dirigenti scolastici trovo una straordinaria passione. È bello quando l’insegnante o il dirigente scolastico incontrano il ministro e dicono “Sa ministro, noi abbiamo fatto questo e quest’altro, abbiamo ottenuto questi risultati”. Credo che questa straordinaria passione, questa straordinaria ricchezza che c’è all’interno del nostro sistema scolastico, debba essere sempre più incoraggiata e liberata da vincoli. Dice l’Ocse che la scuola è il “crocevia dell’innovazione” e allora liberiamo queste straordinarie energie, valorizziamo innanzitutto l’autonomia delle scuole. Tutti questi progetti, questa capacità di innovare e di creare percorsi nuovi e narrazioni nuove può essere ulteriormente supportata dal ministero, anche con testimonianze straniere e mettendo in rete le buone pratiche. Noi abbiamo cercato di farlo per esempio con le linee guida che stiamo varando per le azioni del Pnrr, per esempio sulle materie Stem, con l’idea per esempio che per la matematica si parta dalla realtà per arrivare all’astrazione. Anche le risorse per la didattica digitale, questi 2 miliardi e 100 milioni di euro, non devono servire tanto per l’acquisto di strumentazioni e lavagne elettroniche – che tra l’altro in gran parte già ci sono – ma significano un altro modello di didattica».

Valorizzazione dei docenti

«Appena sono stato nominato ministro ho voluto sottolineare questo aspetto della necessità di ridare autorevolezza ai docenti. Io sono profondamente convinto che l’economia del futuro sia sempre più economia di trasferimento di conoscenza: allora se partiamo da questo presupposto, noi non possiamo non prendere atto che le attenzioni dei governi dovranno essere sempre più concentrate su questo. Abbiamo preso 300 milioni che erano destinati a micro progetti e li abbiamo spostati direttamente per pagare di più i docenti. Ma l’idea di ridare dignità e valore alla figura del docente nella società italiana passa da tante iniziative, benissimo affermarlo in sede di principio ma dobbiamo avere anche il coraggio di avviare un percorso che giorno dopo giorno testimoni concretamente questo. Per esempio, di tutta la pubblica amministrazione il personale della scuola era l’unico che non aveva l’assicurazione contro gli infortuni e noi abbiamo introdotto l’assicurazione anche in itinere per gli infortuni sul lavoro così come mi sembra assurdo che un docente o un dirigente scolastico o un personale amministrativo aggredito, minacciato, insultato, si debba per giunta pagare un avvocato: abbiamo messo a disposizione l’avvocatura dello Stato».

C’è l’idea di un “piano casa”, con appartamenti a disposizione dei docenti a canoni agevolati per i docenti che insegnano in una regione diversa dalla propria

Giuseppe Valditara

«Poi c’è il tema di molti docenti del Sud che non si trasferiscono al Nord, lo avete letto sui giornali: noi dobbiamo avere la capacità di rendere nuovamente attrattivo questo lavoro e stiamo ragionando con qualche regione per mettere per esempio a disposizione dei docenti degli appartamenti. C’è l’idea di un “piano casa”, con appartamenti a disposizione dei docenti a canoni agevolati, perché dobbiamo far sì che fare il docente in una regione diversa non significhi perdere clamorosamente in status sociale. Insomma, ci vuole una politica intelligente che valorizzi e stia accanto a questa figura: voi docenti avete in mano il lavoro più bello del mondo perché dare un futuro ai nostri ragazzi è la cosa più bella che una donna o un uomo possano fare».

Foto di Remo Casilli/Sintesi


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