Cultura
La scuola che riparte non lasci indietro nessuno
Appello della Rete educAzioni per la ripartenza delle scuole: «Occorre la massima attenzione affinché i ragazzi e le ragazze con difficoltà di apprendimento o fragilità di altra natura non vengano isolati o emarginati», a cominciare dai "corsi di recupero" che non possono essere piccoli "ghetti" per chi è rimasto indietro. Una via? Rilanciare con convinzione i patti educativi in grado tenere aperte le scuole tutto il giorno
di Redazione
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L’interruzione delle normali attività scolastiche ha accentuato il disagio di chi già aveva difficoltà di apprendimento. Per questo, alla riapertura delle scuole, oltre alle precauzioni sanitarie obbligatorie, è necessario l’impegno di tutti per contrastare ogni forma di discriminazione: serve che nessuno venga lasciato indietro e che tutti abbiano la possibilità di sviluppare le proprie capacità. Nella gestione delle classi, complicata dai distanziamenti, nel programmare quando e dove sarà necessario l’alternarsi di lezioni a distanza e in presenza, occorre la massima attenzione affinché i ragazzi e le ragazze con difficoltà di apprendimento o fragilità di altra natura non vengano isolati o emarginati.
Per affrontare la crisi abbiamo bisogno di più cultura, più istruzione, più educazione. Per questo vanno rilanciati con convinzione i patti educativi in grado tenere aperte le scuole tutto il giorno, a partire dai territori dove è più grave e diffusa la povertà educativa: un modo per risarcire, attraverso scelte coraggiose e sperimentazioni didattiche, bambine e bambini, ragazze e ragazzi del tempo scuola perduto. Invece che di corsi di recupero quest’anno si dovrebbe parlare di restituzione e risarcimento nei confronti degli studenti e delle studentesse (infatti sono Piani di Apprendimento Individualizzati, ndr): le alunne e gli alunni rimasti ‘sconnessi’, per bisogni educativi speciali, in situazione di fragilità e difficoltà di contatti, con famiglie non in grado di sostenerli, non hanno tanto bisogno di “recuperare” apprendimenti mancati, quanto di ritrovare la fiducia e la motivazione necessarie. Non è accettabile che la logica sia quella di creare gruppi in spazi separati per chi è ‘rimasto indietro’, ma servono invece attività stimolanti, di ricerca, espressivo-creative, comunicative, logiche, in cui mettersi in gioco e non essere ricettori passivi di esercizi e schede di verifica. Occorre riannodare le attività scolastiche con attività differenziate secondo i bisogni di ognuno, facendo nello stesso tempo percepire che ciascuno è parte di una comunità e va accolto in quanto tale, con le sue potenzialità e propensioni.
Inoltre, tutte le bambine/i e adolescenti, a prescindere che siano o meno “rimasti indietro”, hanno bisogno di elaborare l’esperienza di questi mesi e le nuove norme di comportamento necessarie. La riflessione su questa esperienza, sulle sue cause e sulle sue conseguenze anche per i comportamenti e responsabilità individuali, declinata a seconda dell’età, dovrebbe entrare nel programma educativo in questi mesi, dando contenuto non solo all’educazione civica introdotta quest’anno, ma anche ad altre materie, dalle scienze alla storia e geografia, in un’ottica interdisciplinare. In questo modo sarà possibile individuare percorsi capaci di promuovere dialogo, democrazia e partecipazione attiva degli alunni e degli studenti perché le regole da condividere siano assunte con consapevolezza, tenendo conto del loro punto di vista.
Le reti firmatarie del documento: Alleanza per l’Infanzia, Appello della Società Civile per la ricostruzione di un welfare a misura di tutte le persone e dei territori, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile – ASviS, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza – CNCA, Forum Disuguaglianze e Diversità – ForumDD, Forum Education, #GiustaItalia Patto per la Ripartenza, Gruppo CRC, Tavolo Saltamuri
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