Formazione

La scuola allo schermo

Una proposta originale volta alla crescita culturale ed educativa dei territori delle isole, delle montagne e delle aree interne in Italia, mettendo al centro il cinema indipendente

di Laura Solieri

Ne “La scuola allo schermo” le fonti atipiche, audiovisive, diventano una risorsa culturale importante a disposizione delle scuole all’insegna di un approccio transdisciplinare e la categoria della perifericità assume una dignità diversa.

Tanti gli attori coinvolti in questa proposta che riguarda il Movimento delle Piccole Scuole, realtà che riunisce gli istituti scolastici situati nei territori geograficamente isolati e con un esiguo numero di studenti. In particolare, “La scuola allo schermo” nasce dalla riflessione dei ricercatori Indire afferenti alla struttura di ricerca “Valorizzazione del patrimonio storico” coordinata da Pamela Giorgi e propone un’offerta di risorse filmiche a chiunque nel mondo della scuola voglia approfondire, mediante questo tipo di fonti, temi culturali e socio-economici.

«L’intento è quello di mettere a sistema l’uso del digitale con i patrimoni storici culturali in senso ampio quindi anche le fonti filmografiche, cercando di metterlo in connessione con il sistema scolastico che lo considera un patrimonio più invisibile – spiega Pamela Giorgi – L’elemento prioritario è l’uso della fonte video che può essere anche la fonte filmato di famiglia e la sua possibilità di utilizzo in modo trasversale nelle varie discipline per rispondere in particolare agli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile. L’elemento della perifericità è un elemento formativo, sviluppato tramite la scelta di un linguaggio cinematografico specifico, per parlare a zone periferiche che spesso portano modelli di vita che non sono facilmente divulgabili dal cinema più commerciale».

Come sottolinea Giorgi, siamo tutti troppo abituati ad analizzare le cose che ci circondano da una prospettiva “urbana” anche laddove questa non c’è, è una lente con cui guardiamo la realtà ma la verità è che in tante zone d’Italia la distanza, l’isolamento, ci sono sempre e il digitale porta possibilità uniche rappresentando uno snodo importante per il sistema scolastico.

In Italia, come invece succede in tanti altri paesi del mondo, non c’è un coordinamento nazionale che si dedica a film e cinema non necessariamente di ambito commerciale e veicolati dai circuiti mainstream, e questa proposta che riunisce tante realtà rappresenta il primo tentativo. Il lavoro, infatti, viene sviluppato in sinergia con il Pesaro Film Festival e altri partner tra cui il Festival dei Popoli – Istituto italiano per i film di documentazione sociale, Lanterne Magiche, Associazione internazionale Diculther e Sedicicorto Forlì International Film Festival.

«Si tratta di un progetto che non si basa su un archivio finito ma è sempre vivo, aggiornato e in divenire per apprendere costantemente attraverso le storie che il cinema proponeafferma Vittorio Iervese, presidente del Festival dei Popoli che tra le altre cose propone anche la sezione Popoli for Kids and Teens – – Attingiamo a un cinema più indipendente, più vicino ai territori, a ciò che potrebbero potenzialmente arrivare a fare anche gli stessi ragazzi e i film proposti riguardano temi quali l’inclusione, l’isolamento, la distanza, lo spaesamento, che riteniamo che bambini e adolescenti non solo debbano conoscere ma sui quali debbano esprimere la loro opinione».

Dall’Italiano per riscrivere una sceneggiatura alle Scienze dove c’è sempre un argomento che riguarda l’Agenda 2030 fino alle Lingue con la presenza dei sottotitoli che favoriscono la comprensione e la Musica da esplorare grazie alle colonne sonore.

Elisabetta L’Innocente, docente di Italiano alle scuole medie di Civitella del Tronto, in Abruzzo, in una scuola appartenente al Movimento delle Piccole Scuole di Indire, ha creduto da subito in questo progetto. A sua volta autrice e sceneggiatrice indipendente, L’Innocente parla di un cinema che si rivolge alle periferie con uno sguardo diverso, delineando i contorni di paesaggio educativo prezioso. «Parto chiedendo sempre ai ragazzi cosa pensano del cinema e come lo immaginano – racconta la docente, autrice insieme a Claudio Romano del cortometraggio “Con il vento”, tra i filmati presenti nell’offerta didattica de La scuola allo schermo – Con mia grande sorpresa, attraverso la visione di film anche molto contemplativi, come i film persiani, o dei classici del Neorealismo, ho sperimentato con i miei alunni la riscoperta della contemplazione e della lentezza. I ragazzi pensano che il cinema sia un momento in cui possono essere lenti e non dovendo usare come i ciclopi un solo occhio scrollando sul telefono, subiscono il fascino del grande schermo, delle immagini giganti. C’è una bella contaminazione tra vecchia e nuova memoria, in cui anche il filmato di famiglia rappresenta una memoria così come il territorio, nel nostro caso quello che ha sofferto il terremoto di Amatrice, in cui il telefonino viene messo per un attimo da parte per assaporare una dimensione per loro nuova».

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