Famiglia

La scommessa vincente di “Amina”

La testimonianza di Assiatou Bah Diallo, caporedattrice del mensile Amina

di Emanuela Citterio

E’ possibile fare informazione senza piegarsi alle logiche capitalistiche che stanno asfissiando il mondo dell?editoria? Il sì non è scontato, ma l?esempio del mensile Amina dimostra che partendo da una buona linea editoriale e una scelta precisa del mercato che s?intende conquistare si può vincere una sfida in partenza impossibile. Nel nostro caso, si trattava di creare un femminile panafricano rivolto a donne africane. L?idea risale agli anni ?60, quando la donna nera non aveva diritto di parola. Eppure eravamo convinti che potesse costituire un mercato, in Africa ma anche in Europa. Per conquistarlo sarebbe bastato fare tabula rasa dei preconcetti che la donna si portava appresso facendola parlare. Ma non qualsiasi donna. Contrariamente ai femminili occidentali, Amina non ha mai voluto attrarre il lettore sbattendo in prima pagina star hollywoodiane, per il semplice motivo che l?imprenditrice di Bamako o la casalinga di Yaoundé non si identifica in questi personaggi. E qui risiede la chiave del nostro successo, oltre al fatto che di fronte alla natura orale della nostra cultura e il tasso d?analfabetismo elevato in Africa, il fotoromanzo si è rivelato lo strumento migliore per attirare le lettrici. Pochi testi, molte immagini e solo protagoniste afro.


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