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La scienza è più vicina se la spieghi ai bambini
Due ricercatrici raccontano l’importanza di comunicare con i giovanissimi i risultati della ricerca scientifica. Valentina Massa e Monica Nizzardo hanno vinto il bando giovani ricercatori di Fondazione Cariplo che prevedeva la frequenza di un corso per imparare a diventare divulgatori. Per entrambe una bellissima esperienza
«Quando in inglese mi chiedono che lavoro faccio dico sempre “I’m a scientist”, in italiano rispondo che faccio la ricercatrice» a dirlo è Valentina Massa, professore associato in Biologia applicata al Dipartimento di Scienza della Salute all’Università di Milano che, con Monica Nizzardo, ricercatrice al Department of Physiopatology and Transplant- Neural Stem Cells Lab della Fondazione Irccs Cà Granda Policlinico, ha vinto il bando 2015 di Fondazione Cariplo per giovani ricercatori che chiedeva di accompagnare lo studio con attività di divulgazione. «L’aver imparato a comunicare il nostro lavoro anche ai bambini è stata una bellissima opportunità», continua Massa «perché fare scienza è la mia passione e riuscire a comunicarla è arricchente, non solo per chi ci ascolta, ma soprattutto per noi».
«Il corso ci chiedeva di aprire un canale di comunicazione con la società civile colmando il gap con il mondo dei ricercatori», sottolinea Nizzardo.
«Il gap esiste. Per fortuna oggi ci stiamo muovendo anche se in Italia siamo partiti un po’ più tardi», aggiunge Massa che ha ha vissuto diversi anni all’estero (un anno e mezzo a Houston in Texas durante il dottorato e 5 anni a Londra per il postdoc). «È importante far vedere che noi ricercatori siamo persone normali. Nell’immaginario dei più piccoli – e non solo – lo scienziato di solito è maschio e un po’ folle, invece soprattutto comunicando con le ragazze è importante far capire che ci sono scienziati donne e che viviamo una vita normale: io ho un marito molto paziente e tre splendidi bambini».
«Dopo una serie di esperienze nelle scuole e al Museo della scienza mi sono resa conto che la figura del ricercatore è molto considerata, ma non sempre si sa che cosa esattamente voglia dire», racconta Nizzardo. «All’inizio è stato un po’ difficile, ma ora, dopo due anni abbiamo imparato a comunicare anche con i bambini della scuola d’infanzia, non solo con quelli delle elementari e delle medie inferiori e superiori. Insomma siamo diventate delle divulgatrici».
«Avendo io tre figli piccoli, dai due anni e mezzo ai 7 anni e mezzo, mi è venuto come naturale pensare di parlare ai bambini/ragazzi ed è stata una bellissima esperienza di dialogo» ammette Massa.
Nelle immagini – qui e in apertura – le attività di divulgazione realizzate nelle scuole
Le due ricercatrici, con anche altri colleghi di laboratorio da due anni vanno nelle scuole a raccontare ai bambini e ai ragazzi la loro attività, mostrano piccoli esperimenti, raccontano il loro lavoro che non è solo fatto di laboratori e microscopi. In occasione dell’ultima Giornata delle Malattie Rare, inoltre, è stata fatta una giornata al museo della scienza. «Alla fine ci hanno chiesto molte più spiegazione, i bambini sono davvero curiosi e la curiosità è uno dei motori della ricerca» conclude Massa.
Far scoprire la ricerca scientifica alle nuove generazioni è importante, come mostrare che il lavoro della scienza è anche per le donne «Con il museo ho seguito anche il progetto Ipatia e qui dicevamo alle ragazze che hanno le stesse possibilità e che per fare il nostro lavoro servono qualità quali la pazienza,la determinazione e la costanza. E non è un caso che tra i ricercatori la stragrande maggioranza sono donne», conclude Nizzardo.
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