Non profit
La scelta di Lorella
Dal 19 al 25 aprile, Trenta ore per la Vita per la Fondazione Abio
«Sono rimasta colpita
dal dolore e dalla determinazione
delle mamme in corsia», racconta la Cuccarini.
Che a loro, ai bambini e
alle loro storie dedicherà
la maratona sui canali Rai
«Spesso non si ha idea di cosa significhi vivere l’esperienza di avere un figlio in ospedale. Io sono stata colpita dallo sguardo pieno di dolore e di determinazione di tante mamme. Per questo sono contenta di sostenere i progetti di Fondazione Abio». Lorella Cuccarini, trascinatrice di Trenta ore per la Vita, spiega così la scelta di quest’anno. La maratona televisiva, che toccherà, tra le altre, le trasmissioni Rai Cominciamo Bene, Festa Italiana oltre a Ti lascio una canzone e in chiusura Domenica In, andrà in onda dal 19 al 25 aprile. «Il nostro obiettivo è quello di dare un orizzonte più ampio: diffondere l’idea della qualità nell’assistenza pediatrica», spiega Regina Sironi, segretario generale di Fondazione Abio. «La nostra idea è quella di proporre ai diversi presidi pediatrici di accettare di sottoporsi a un manuale di valutazione messo a punto insieme alla Sip, la Società italiana di pediatria. L’obiettivo è che in qualunque parte dell’Italia si trovi, un bambino abbia la stessa qualità di cure, accoglienza e servizi». Abio, con i suoi 5mila volontari, è presente ogni giorno in 190 reparti pediatrici. In occasione del suo trentennale, nel 2008 ha messo a punto con la Sip la Carta dei diritti dei bambini e degli adolescenti in ospedale, adottata da diversi presidi pediatrici.
La campagna di Trenta ore per la Vita contribuirà agli arredi di tre reparti pediatrici (San Carlo a Milano, Cardarelli a Napoli e Policlinico Giaccone a Palermo) e a sostenere «Un sorriso per i bambini in ospedale – L’accoglienza e il gioco» che prevede la distribuzione del kit accoglienza e la scatola «Io gioco Abio e tu?» nei reparti in cui sono presenti i volontari. Spiega Lorella Cuccarini: «L’importante diffondere la filosofia di Abio: rendere il più accogliente possibile e a misura di bambino e famiglia il periodo della cura in ospedale».
Vita: È complicato presentare la realtà di bambini in corsia. Come farete a colpire l’attenzione dei telespettatori?
Lorella Cuccarini: Saranno proprio i genitori con dei brevi filmati a raccontare le loro esperienze, e la fortuna di aver incontrato volontari in corsia che li aiutassero nella difficile gestione del ricovero dei bambini. Sono testimonianze che mi hanno colpito, perché spesso non si ha idea di cosa significhi vivere un’esperienza di questo tipo. L’apprensione che vive una mamma nel vedere il proprio bambino in ospedale, lo sconvolgimento della vita famigliare nella sua organizzazione. Io ho quattro figli e ho la fortuna di non aver mai vissuto esperienze così. Per questo mi sento ancor più in dovere di sostenere chi invece si trova in queste condizioni. Sostenere Abio e i suoi progetti di riqualificazione dei reparti di pediatria è un buon modo per aiutare questi genitori.
Vita: Vi siete posti un obiettivo economico?
Cuccarini: Puntiamo ad arrivare a due milioni di euro. Ma la campagna non finisce con la settimana in tv, perché Abio porta avanti la sensibilizzazione sino al 30 settembre con tante altre iniziative.
Vita: Abio vive dell’impegno dei suoi volontari. Come comunicarne l’importanza?
Cuccarini: Il volontariato? Inutile dire che ha un ruolo fondamentale. Ma quello che vorrei trasmettere è che un volontario impegnato su un fronte così delicato ha bisogno di essere accuratamente preparato. È una formazione che è sulle spalle dell’associazione e che intendiamo sostenere. La raccolta fondi quindi aiuterà a far crescere altri volontari, perché ce ne siano di più nelle corsie dove i bambini sono ricoverati.
Vita: Una cosa che l’ha colpita preparando la campagna?
Cuccarini: La determinazione delle madri nell’affrontare le situazioni. Ho visto nei loro occhi una forza che magari nella normalità non coglievi. Perché si danno tutte pur di vedere i loro bambini guarire. Questo rapporto d’amore è una cosa semplice, istintiva, ma è un valore grande che vorrei tornasse in testa alla scala dei valori.
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