Politica

La Sardegna senza Csv

L’unico Centro presente sull’isola viene di fatto sciolto dal Comitato di gestione, che ne istituisce formalmente altri tre. Che però non sono ancora partiti (di Angelo Manganello).

di Redazione

Il mondo del volontariato sardo è in subbuglio. Da mesi un conflitto aperto oppone il Centro di servizio Sardegna Solidale al Comitato di gestione del Csv riguardo la gestione stessa del Centro. Una lotta intestina che ha portato allo stand by di tutte le attività istituzionali dei Csv in Regione, a un clima decisamente arroventato all?interno dell?ambiente e, soprattutto, a un generale stato di impasse delle attività sul territorio. Per capirci, poco ci è mancato quest?anno che diversi progetti di servizio civile nell?isola non venissero avviati a causa del vuoto istituzionale creato da questa incresciosa situazione. Un caso che ricorda, per alcuni versi, quello della Campania (vedi Guerra di nomine nei Csv), ma che si distingue per i toni decisamente accesi della polemica.Qual è il problema? Per sbrogliare la matassa, riprendiamo i punti chiavi della vicenda. Fino a poco fa in Sardegna esisteva un unico Centro servizi, il Csv Sardegna Solidale. Nel 2006 si insedia il comitato di gestione (Co.Ge), composto da rappresentanti designati in maniera proporzionale dagli investitori, cioè Fondazione Banco di Sardegna, Fondazione Cariplo, Compagnia di San Paolo, Consiglio delle Autonomie locali (presidente Graziano Milia), Presidente della Regione, ministero della Solidarietà sociale e Assemblea regionale del volontariato, e comincia a mettere in discussione un equilibrio interno durato anni. Il Co.Ge infatti propone lo smembramento del Csv in tre unità operative, con l?obiettivo dichiarato di realizzare «una maggiore collocazione sul territorio». Detto, fatto. Il 16 luglio 2007 il Comitato approva la delibera di cancellazione del Csv Sardegna Solidale, provocando una reazione immediata e violenta. Sardegna Solidale erige le barricate e risponde: con parole (e comunicati stampa) di fuoco, il presidente Giampiero Farru e monsignor Angelo Pittau, presidente del Comitato promotore, accusano il Co.Ge di «lottizzare» politicamente i Csv, con la scusa di promuovere concorrenza o competitività. Il 30 giugno 2007, in occasione dell?Assemblea regionale del volontariato, Csv Sardegna Solidale cala l?asso, ottenendo l?appoggio del presidente della Regione, Renato Soru, favorevole al mantenimento di un unico Csv, «in coerenza con le tendenze istituzionali volte a integrare e amalgamare risorse, energie e territori». Ma non è finita. Il Co.Ge non ci sta, e come da programma il 5 settembre scorso procede alla pubblicazione di un bando per l?affidamento della gestione dei tre Csv territoriali. Sardegna Solidale a sua volta ricorre al Tar, sottolinea la scarsa trasparenza nel bando e si rifiuta di parteciparvi. Volano parole grosse: scandalo, ingiustizia, aberrazione. Sarà vero? Ovviamente il Comitato di gestione è di diverso parere. «I problemi sono nati a inizio 2007, quando sono emerse delle irregolarità nell?emissione degli atti del Csv, come segnalatoci dalla Corte dei Conti», spiega Alberto Gessa, rappresentante del Consiglio delle Autonomie locali. «Il Co.ge ha indagato, come è suo diritto, riscontrando frequenti illegittimità delle procedure, ritardi, scarsa pluralità della gestione, l?esclusione dalla partecipazione alle decisioni da parte di altre associazioni, l?inadeguatezza della formazione». «Alla fine», prosegue Gessa, «abbiamo chiesto spiegazioni e ci è stato risposto di non intrometterci». E mentre le posizioni rimangono inconciliabili, nel mezzo rimangono le associazioni sarde, spettatrici dei progetti del Co.Ge: tre Centri servizi con uguale budget (la collocazione geografica non è ancora stata resa nota), stretto controllo amministrativo e di gestione, durata dai due ai quattro anni, investimenti sulla formazione interna, tavoli di concertazione con gli enti locali e focus su tutela dei consumatori e povertà. Queste almeno le promesse. Al presente, rimane la paralisi delle attività a favore del volontariato e una lunga serie di insulti e accuse che ci vorrà molto tempo per dimenticare.

Angelo Manganello


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