Salute

La sanità Usa sta fallendo

Duro giudizio sui costi spropositati (a carico delle famiglie) del sistema sanitario americano. E una domanda a Cameron: davvero vuoi questo?

di Gabriella Meroni

Perché la sanità Usa sta fallendo

<<È probabile che non abbiate mai sentito parlare di Amelia Rivera, una bambina di tre anni del New Jersey. Forse invece avete sentito parlare di Sarah Burke, 29 anni, canadese, una delle migliori sciatrici freestyle al mondo.

Burke e Rivera non hanno molto in comune, ma tragicamente le loro famiglie sì. Entrambe infatti sono state ferite dall’insensibile e marcio sistema sanitario americano che, a quanto pare, fa brillare gli occhi di quelli che sognano la privatizzazione del sistema sanitario qui nel Regno Unito.

Per chi si fosse perso la storia, la Burke, sei volte medaglia d’oro, si stava allenando a Park City nello Utah lo scoso 20 gennaio, quando è caduta subendo un grave trauma cerebrale. Trasportata in un prestigioso ospedale di Salt Lake City, la campionessa ha trascorso nove giorni in terapia intensiva ma poi, purtroppo, è morta. Come se il dolore della sua morte non bastasse, il marito ha dovuto aprire un sito web per chiedere contributi per saldare l’esorbitante conto delle cure mediche, qualcosa come mezzo milione di dollari.

Il Calgary Herald ha giustamente commentato con un editoriale dal titolo “Mi dispiace per la tua perdita: ecco il conto”, firmato da Robert Remington, in cui ha espresso lo sgomento dei canadesi per il caos sanitario del paese, dove i pazienti abitualmente ricevono dagli ospedali conti da infarto. Le compagnie di assicurazione possono tentare di negoziare sconti, ma per le persone senza assicurazione, o con scarsa copertura, il risultato può essere devastante. Quasi due terzi dei fallimenti di persone fisiche negli Stati Uniti sono provocati direttamente da spese mediche.

I costi sanitari per le famiglie degli Stati Uniti sono più che raddoppiati negli ultimi nove anni. Nel 2010, i premi delle casse malattia hanno divorato oltre il 20% del reddito medio per il 62% dei residenti degli Stati Uniti di età inferiore ai 65 anni, l’età in cui subentra la copertura garantita di Medicare, finanziata dal governo.

Ma i costi stellari sono solo una parte del problema. L’altro sono le assicurazioni private. Alla piccola Amelia Rivera è stato negato un trapianto di rene da un ospedale di Philadelphia a causa della disabilità mentale con cui è nata, dicono i suoi genitori. L’ospedale ha ribattuto di non escludere potenziali candidati al trapianto sulla base delle loro capacità intellettuali.

La continua negazione di cure mediche è una maledizione che caratterizza il sistema di assicurazione medica privata negli Stati Uniti, incentrata sul profitto. In California, l’unico stato che rende pubblici i dati del settore, le sette maggiori assicurazioni private hanno ??respinto il 26% delle richieste di rimborso del 2010. Di solito si tratta di contenziosi tra assicuratori e fornitori, cioè medici e ospedali, ma il risultato è che pazienti e le famiglie rimangono soli con conti enormi da saldare in un sistema che fa ben poco per controllare i costi. Gli assicuratori hanno sviluppato un gergo ad hoc per giustificare il rifiuto delle cure (soprattutto trapianti) anche se prescritto dal medico del paziente.
 
Mentre gli Stati Uniti spendono molto di più per la sanità di ogni altra nazione, la qualità del loro servizio sanitario e dell’accesso alle cure continua a scendere nelle classifiche internazionali. Uno studio del Commonwealth Fund datato novembre 2011 ha scoperto che gli adulti negli Stati Uniti si ammalano con molta più facilità rispetto ai loro omologhi in dieci altre nazioni ad alto reddito, tra cui Regno Unito, perché rinunciano a cure mediche costose.

Uno studio pubblicato lo scorso giugno presso l’Università di Washington in collaborazione con ricercatori dell’Imperial College di Londra hanno rilevato che l’aspettativa di vita nel 80% delle contee degli Stati Uniti era molto inferiore rispetto allo standard delle prime dieci nazioni al mondo. E uno studio Unicef del dicembre 2010 ha classificato gli Stati Uniti solo al 22esimo posto nel mondo quanto a disuguaglianze nella salute dei bambini, dietro anche alla disastrata Grecia.

Se la prestigiosa rivista medica Lancet ha ragione, la riforma sanitaria all’esame del Parlamento del Regno Unito <<aprirebbe la strada all’introduzione di un modello statunitense in sanità>>. Peccato che negli Stati Uniti quel modello non funziona, per le famiglie di Sarah Burke e Amelia Rivera, e per decine di milioni di altre>>.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA