Salute
La sanità al tempo dell’AI
Il contributo del matematico e deputato di La République en marche Cédric Villani sul numero di VITA in distribuzione per cui l'intelligenza artificiale «apre prospettive molto promettenti per il miglioramento della qualità di cura a beneficio dei pazienti»
Negli ultimi anni si è intensicata la corsa dell’AI sulla scena della politica mondiale. Nel mese di luglio del 2017, la Cina ha svelato la sua tabella di marcia per creare un’industria del valore complessivo di 150 miliardi di dollari. Il tutto entro il 2030. Per la Cina, quella dell’AI è una via per rispondere al loro principale concorrente, gli Stati Uniti, che in questo ambito investono massicciamente da anni. Davanti a quello che si prola come un duopolio, quale spazio per l’Europa? Un’azione ecace per l’AI può svilupparsi attorno a una serie di punti. Primo punto: una politica articolata dei dati. Secondo punto: una ricerca agile e diusa. Terzo punto: capacità di anticipare e governare gli impatti dell’AI sul lavoro e sull’impiego. Quarto punto: l’intelligenza articiale al servizio di un’economia più ecologica. Quinto punto: quale etica per l’AI? Sesto punto: spingere per un’AI inclusiva.
La sanità al tempo dell’AI
L’AI nel campo sanitario apre prospettive molto promettenti per il miglioramento della qualità di cura a benecio dei pazienti. Al tempo stesso, permette di ridurre i costi delle cure attraverso una presa in carico più personalizzata e predittiva, favo- rendo anche la loro sicurezza, grazie al raorzamento delle decisioni mediche e alla loro tracciabilità. Può inoltre migliorare l’accesso alle cure dei cittadini, grazie a di- spositivi prediagnostici o aiutandoli a orientarsi nei percorsi clinici.
La velocità di evoluzione e democratizzazione legata all’AI in sanità esige dai pubblici poteri un adattamento rapido alla situazione. La conseguenza sarebbe quella di assistere impotenti alla completa ricongurazione di temi e problemi della sanità pubblica e della pratica medica. In eetti, una sovra regolamentazione a breve termine manterrebbe gli equilibri esistenti, ma a prezzo di esporci a una perdita di governo sulle evoluzioni auspicabili del nostro modello di sanità.
Per questo dobbiamo investire massicciamente nelle capacità di fare ricerca e innovazione in tema di AI applicata alla sanità.
Queste capacità si fondano tanto sulla messa in opera di sistemi adatti all’uso dell’AI, sistemi che dovrebbero tendere a “piattaformizzare” l’ambito, quanto su procedure di accesso ai dati più uide e su un quadro dove poter sperimentare, in condizioni concrete, le soluzioni emergenti.
La possibilità di servirci dell’AI in ambito sanitario dipende anche dalla nostra capacità di accompagnare i pazienti e gli operatori professionali lungo il cammino di una trasformazione delle pratiche mediche. Ma dipende anche da un’altra capacità: quella di strutturare e animare un dibattito continuo sugli usi etici dell’AI nel settore sanitario.
AI al servizio del paziente
L’innovazione sanitaria è innovazione al contempo terapeutica e farmacologica. In effetti, l’AI apre nuove possibilità per innovare una “farmacopea costante”, costruendo una diagnostica e una strategia terapeutica più adatte ai bisogni del paziente, al suo ambiente e al suo stile di vita. Permette infatti di individuare meglio i sintomi, facendo un’analisi predittiva dello sviluppo di una malattia, sfruttando i risultati dell’analisi, sottoponendo nuove ipotesi diagnostiche formulando disposizioni terapeutiche più calibrate sul paziente. L’AI applicata al sanitario può migliorare l’individuazione di eetti collaterali già in fase di sperimentazioni cliniche. In questo modo può contribuire a migliorare la ricerca. Inoltre, sempre in fase di ricerca, grazie alla capacità di procedere automaticamente a un’analisi calibrata dei dati l’AI permette di attingere da pubblicazioni scientiche e banche dati. Incrociando i dati possiamo incrociare le nostre capacità mettendo in evidenza correlazioni che diventeranno, a loro volta, oggetto di ricerche mediche. L’AI apre la via di una medicina dove seguire il paziente e le tracce della malattia in tempo reale non sarà più un’utopia. (…) Gli sviluppi dell’AI sono chiamati a trasformare in profondità le pratiche professionali sanitarie: l’aiuto diagnostico, su cui si regge la terapia, segue evolutivamente le condizioni del paziente. Non è certo il caso di sostituire medici con macchine, ma di organizzare interazioni virtuose fra competenze umane e gli apporti dell’AI nell’esercizio quotidiano della medicina. La capacità di servirsi, nelle pratiche mediche, di tecnologie basate sull’AI riorganizzerà
le professioni della cura. Allo stato attuale, possiamo legittimamente supporre che le professioni mediche su cui impatterà più di tutte saranno quelle basate sull’analisi dei sintomi e sulla lettura di immagini diagnostiche: radiologi, dermatologi. Mentre le competenze di coordinamento, orientamento, spiegazione, accompagnamento del malato saranno più resilienti. A lungo termine, però, questi cambiamenti potranno comportare la ripartizione dei ruoli tra le diverse specializzazioni e la formulazioni di nuove sinergie. I professionisti della sanità giocheranno un ruolo fondamentale nella sperimentazione e nello sviluppo su un terreno concreto delle “intelligenze articiali” applicate per nalità mediche. I dati clinici raccolti dai medici saranno la base per un apprendimento permanente tramite e per l’AI. È dunque necessario che i professionisti della cura vengano sensibilizzati e formati per codicare queste informazioni e questi dati in maniera da renderli sempre più accessibili e leggibili dalla macchina.
Quale politica per l’AI
Lo sviluppo dell’AI ci invita a riettere sulle future evoluzioni dell’intero sistema della salute. L’automazione trascina con sé una ridenizione…
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Testo estratto da “Donner un sens à l’Intelligence articielle. Pour une stratégie nationale et européenne”, marzo 2018
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