Indagini

La salute in Africa, cosa pensano gli italiani?

In occasione del G7 Salute, che si apre oggi ad Ancona, Ipsos ha realizzato l'indagine “Africa e salute: l’opinione degli italiani” per l'ong Amref. Il 66% degli italiani ritiene che i Paesi ad alto e medio reddito possano e debbano fare molto di più per contribuire ad aiutare i Paesi a basso reddito ad affrontare efficacemente i problemi sanitari. Emergono differenze generazionali, se la generazione dei boomers ha dato molta importanza alla malnutrizione, Gen Z e Millennial hanno indicato come fondamentale anche l’ambito della salute mentale

di Redazione

Il 66% degli italiani ritiene che i Paesi ad alto e medio reddito possano e debbano fare molto di più per contribuire ad aiutare i Paesi a basso reddito ad affrontare efficacemente i problemi sanitari. Questo è uno dei dati emersi dalla dell’indagine “Africa e salute: l’opinione degli italiani” realizzata da Ipsos per Amref Italia per indagare la percezione degli italiani rispetto alla salute globale in vista del G7 della salute in programma ad Ancona dal 9 all’11 ottobre. Si sta facendo strada però l’idea che i governi si stiano impegnando maggiormente rispetto a qualche anno fa: cresce infatti di 5 punti percentuali la percezione che i Paesi si stiano impegnando adeguatamente, passando dal 20% del 2022 al 25% di oggi.

Nello specifico, pensando ai problemi sanitari dell’Africa, il 62% degli intervistati è convinto che gli aiuti dei Paesi ad alto e medio reddito dovrebbero concentrarsi sulla malnutrizione. Segue poi accesso alla sanità (48%) e prevenzione delle emergenze sanitarie (41%). Emergono in tal senso alcune particolari differenze generazionali, se la generazione dei boomers ha dato molta importanza alla malnutrizione, Gen Z e Millennial hanno indicato come fondamentale anche l’ambito della salute mentale.

Malattie croniche, crisi economica ed effetti del cambiamento climatico sono, secondo gli intervistati, le principali minacce per la salute delle persone in Europa. Per quanto riguarda l’Africa invece condizioni di vita, malattie infettive e la disponibilità di strutture e operatori sanitari sono ritenute dal campione le principali responsabili dei problemi di salute.

Per quanto riguarda gli aiuti da destinare ai Paesi africani, in merito alle proposte di ridurre o cancellare parte del loro debito chiedendo in cambio di investire la stessa somma in progetti per lo sviluppo sostenibile, la maggioranza degli italiani (67%) è favorevole. Nello specifico, emerge che i boomers sono particolarmente a favore della conversione (70%). 

Cosa dovrebbe fare l’Italia per il continente africano. Aiuti economici (32%), aiuti umanitari e sanitari (32%) e formazione per la classe dirigente (31%). Sono queste le tre voci ritenute più importanti dagli intervistati in merito alle azioni che il Governo italiano dovrebbe intraprendere per avere relazioni più efficaci con il continente africano. Anche in questo caso emergono delle interessanti differenze generazionali tra gli intervistati: ad esempio sono i più giovani, la Gen Z, a puntare maggiormente sull’importanza di definire i dettagli del Piano Mattei insieme ai Paesi del continente africano.  


«Nel G7 di Ancona la parola principale è la parola salute. Per noi di Amref essa è nel dna delle nostre attività. Proprio in merito al tema della salute è evidente come ancora oggi ci siano forti disuguaglianze e iniquità nel mondo. Basti pensare che in Europa e in Italia l’impegno pro capite per ogni persona nell’ambito della salute è di circa 4mila dollari mentre su una persona che vive in Africa l’investimento è di soli 40 dollari. Vi è una distanza abissale di valore e di impegno nell’ambito della salute», dichiara il direttore di Amref Italia, Guglielmo Micucci. «Noi come Amref continuiamo a operare nel continente africano affinché questo gap si possa ridurre il più possibile. Con forza chiediamo al G7 della salute che possa iniziare veramente un cammino insieme ai Paesi. Sappiamo che sarà un lavoro difficile ma è fondamentale che sia distrutto quel paradigma che vuole il Nord del mondo essere leader nelle scelte fatte per il continente africano. Il continente africano deve essere a quel tavolo e deve lavorare insieme per poter trovare a problemi africani delle soluzioni africane».

Il direttore di Amref Italia sarà presente dal 13 al 15 ottobre al World Health Summit che si terrà a Berlino. Amref ospiterà un dialogo sui Sistemi Sanitari africani, cui prenderà parte anche il Direttore dell’Oms Tedros Ghebreyesus.

«La crescita demografica, la progressiva perdita di biodiversità, i cambiamenti climatici e l’insorgenza di nuove malattie infettive sono le quattro sfide principali della nostra epoca. Per poterle affrontare serve un approccio multisettoriale e integrato denominato One Health, che, come annunciato sarà uno dei temi principali del G7 di Ancona», afferma Roberta Rughetti, direttrice dei Programmi di Amref Italia. «Come Amref ci occupiamo dal 2015 di One Health, ovvero da quando ne promuoviamo programmi nel continente africano e in particolare nel corno d’Africa, regione maggiormente colpita dai cambiamenti climatici. Nei nostri progetti promuoviamo le One Health Unit, unità dove è possibile avere accesso a servizi di salute animale, di salute umana e tutela dell’ambiente. Lavoriamo sempre a stretto contatto con le autorità locali e le comunità. Le reti di osservazione comunitaria sono fondamentali, perché ci aiutano a monitorare le condizioni climatiche ma anche le condizioni di salute degli animali e di intervenire in maniera tempestiva quando c’è una crisi, riducendone gli impatti sul benessere delle comunità ma anche sulle loro capacità di produrre reddito. La One Health è dunque un approccio efficace in grado di affrontare le sfide della nostra epoca, ma bisogna sostenerlo attraverso una volontà politica e adeguate risorse economiche». 

Le sfide e le minacce del nostro secolo richiedono nuovi approcci e strategie di intervento innovative. L’approccio One Health promosso da Amref integra diversi aspetti: salute umana, salute ambientale e salute animale. La maggior parte dei problemi ha infatti origine nell’interfaccia uomo-animale-ambiente ed è nella stessa interfaccia che è possibile trovare le soluzioni. Nessuna disciplina scientifica e nessun Paese dispone delle conoscenze e delle risorse sufficienti per affrontare singolarmente le problematiche emergenti della salute. È necessario quindi un investimento e uno sforzo collettivo per sviluppare conoscenze e competenze. La One Health propone un approccio collaborativo tra diverse discipline professionali, per raggiungere una condizione di salute ottimale e integrata di persone, animali e ambiente.

Tuttavia, la maggioranza degli italiani (59%) non ha mai sentito parlare dell’approccio One Health, soprattutto tra le generazioni più anziane (Boomers e Gen X), a differenza di Gen Z e Millennial, tra cui troviamo le percentuali più alte di coloro che conoscono bene o abbastanza bene l’approccio. Nonostante la scarsa conoscenza, una volta presentati i principi fondanti il One Health, il 73% del campione lo ritiene convincente.

Credit foto/Amref Health Africa_Esther Sweeney

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