“Festina lente; affrettati con lentezza”. Giovanna si trovò a ripetere mentalmente queste parole, quasi senza senza redersene conto, mentre sistemava il suo deambulatore nell’ androne del palazzo, per fare la sua passeggiata quotidiana. Era una frase che aveva memorizzato molti anni prima all’università, durante un corso di filosofia morale sul neoplatonismo. Ora quelle parole latine le apparivano come un slogan della sua condizione. Voleva reagire alla disabilità, affrettarsi in questo senso, ma rispettando i suoi ritmi e possibiltà fisiche, quindi lentamente, con calma. Proseguendo nei suoi pensieri, Giovanna si rese conto di stare affrontando meglio la fatica muscolare del cammino. Quella frase era risuonata nel suo cervello come un’esortazione e lei si sentiva più forte, come l’unica depositaria di un segreto. Forse la sua disabilità le aveva donato un pizzico della saggezza del nostro Umanesimo.
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