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La Russia chiude? Una sparata di Formigoni…

Ieri un tweet del presidente della Regione Lombardia: «la Russia sta per chiudere le adozioni verso tutti i paesi». La la vicepresidente della Cai invece rassicura: «la nostra collaborazione continua positivamente». Ma si lascia scappare un «toccando ferro»

di Sara De Carli

Il sasso l’ha lanciato ieri Roberto Formigoni, dalla Lombardia. «Russia may ban all foreign adoptions of orphans. The treaty with Italy would no longer be valid», ha twittato. Un tweet pesante: la chiusura delle adozioni da parte della Russia. Un tweet che arrivava, per di più, nel bel mezzo di una manifestazione in corso a Mosca per protestare contro la «legge anti-Magnistky», quella con cui il Cremlino poche settimane ha vietato le adozioni degli orfani russi da parte di cittadini statunitensi. Un tweet che arrivava a pochissimo giorni dalla presentazione del report della Cai sulle adozioni in Italia nel 2012, report che ha sancito un crollo pesantissimo del 23%. La Russia, per l’Italia, è il primo partner storico nelle adozioni: anche nel 2012 è stato – come da anni – il primo paese di provenienza dei bambini adottati e da lì sono arrivati ben 749 minori (il 24% di tutte le adozioni concluse). Facile quindi immaginare cosa significherebbe, in questo momento, la chiusura delle adozioni in Russia. L’allarme è subito serpeggiato sui social network, con un Formigoni che lanciato il sasso ha ritirato la mano: si è eclissato e non ha replicato alle tante richieste di citare la fonte della sua affermazione.

Daniela Bacchetta, lei è la vicepresidente della Cai: cos’è questa storia di Formigoni? La Russia è davvero in procinto di chiudere le adozioni con tutti i paesi, inclusa l’Italia?
Speriamo di no. Certo ci sono preoccupazioni. Però non abbiamo notizie dirette in questo senso rispetto alla nostra collaborazione con la Russia, che anzi sta continuando molto positivamente.  Si tratta di una collaborazione proficua, consolidata, rafforzata anche dall’accordo bilaterale che – lo ricordo – è stato il primo firmato dalla Russia.

Ci sono segnali che fanno sospettare che Mosca chiuda anche rispetto ad altri paesi, dopo gli Stati Uniti?
No, non ci sono. C’è un approccio della Federazione Russa alle adozioni che è trasversale. Al momento però nessun segnale specifico di difficoltà. Lo dico toccando ferro.

La chiusura della Russia sarebbe un colpo gravissimo in un quadro già molto nero. Davvero il -23% di adozioni registrato nel 2012 è da spiegare solo con le difficoltà venutesi a creare in alcuni paesi – Colombia, Vietnam, Bielorussia, India, Polonia e Ucraina nello specifico?
Il calo si condensa solo in alcuni paesi, che hanno avuto specifiche criticità. La Colombia in particolare ha segnato una diminuzione importante in conseguenza del fatto che si sono irrigiditi i controlli sui decreti di adottabilità, ma i nostri rapporti rimangono ottimi. Stesso discorso con Vietnam e Polonia, le cui delegazioni sono recentemente venute in Italia. Certo anche il trend di molti paesi europei, Russia a parte, è quello di una riduzione del numero delle adozioni.

E la Bielorussia? Citate il fatto che le liste del 2009 sono state praticamente esaurite, ma già nell’estate 2012 dovrebbero essere state inviate nuove liste…
Sì, è stato depositato un nuovo elenco, siamo in contatto con le autorità bielorusse che lo stanno rivedendo, esaminando ogni singola posizione. Ma nessuna procedura di quell’elenco è stata avviata fin’ora.

Non ci sono problemi anche sul versante italiano del sistema, per spiegare questo ingente crollo?
Vedo che non è infrequente che le coppie rinuncino ad adottare quando il bambino abbinato ha 8/9 anni o problemi sanitari.
 


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