Famiglia

La rivoluzione inizia dagli orari di apertura

Superare l’impianto da “dopolavoro”, mettere la famiglia al centro, puntare su servizi mirati al territorio. Ecco la ricetta per rispondere alle sfide del nuovo millennio.

di Sara De Carli

Il titolo è da progetto culturale. «Migrare dal Novecento, abitare il presente, servire il futuro»: questo il tema del 23° congresso delle Acli, tenutosi a Roma dall?1 al 4 maggio. Ma Andrea Olivero, il presidente, non lascia spazio a equivoci: l?imperativo lasciato alla base è quello di fare i conti con la propria ?cassetta degli attrezzi?, con l?azione quotidiana delle Acli. Partendo dai circoli, cui Olivero appioppa un aggettivo solo: ?vecchi?.

Vita: Cosa c?è di vecchio?Olivero: Innanzitutto i tempi, legati a un modello standard che prevede tempi del lavoro e tempi del riposo, e che non vale più. I circoli dovrebbero essere aperti molto più a lungo, nell?arco della giornata e della settimana, perché ora la gente ha orari molto diversificati. Vita: E le proposte?Olivero: Non possono più offrire un po? di tutto e nulla di specifico. Devono sviluppare iniziative settoriali, specifiche, anche differenziate, che però siano in rete: questo è il valore aggiunto.Vita: Da dove riparte l?aggregazione?Olivero: Da oggetti concreti. Possono essere bisogni o aspirazioni, però sempre concreti, mentre nel passato l?aggregazione era più ideologica. Se vogliamo rappresentare le persone dobbiamo essere significativi, dire cose che possano attivarle come soggetti partecipanti. Io vedo nei nostri dirigenti la tendenza a riproporre cose già fatte, mentre dobbiamo riproporci con forme nuove, che ci facciano incontrare i giovani e le famiglie.Vita: L?indicazione è quella di mettere la famiglia al centro dei circoli. Come?Olivero: L?attività del circolo deve essere costruita attorno alla famiglia e alle sue necessità, anche con spazi nuovi, adeguati per i bambini e per gli anziani. Vita: La base però fatica coi giovani…Olivero: Non abbiamo un percorso dedicato ai giovani, si tratta di dare spazio ai giovani che vogliono costruirsi un progetto. Ma non si può dire ?vogliamo i giovani? e poi tenere lo stesso modello organizzativo del passato?Vita: Vuol dire anche qualche collaborazione retribuita in più? Olivero: Io credo che il nodo della professionalizzazione vada affrontato, ma situazione per situazione, senza pensare di professionalizzare l?associazionismo. Vita: Lei ha indicato venti passi concreti. Quali sono le tre priorità?Olivero: Il lavoro, trovando modalità nuove per risocializzarlo. Poi la felicità, che noi abbiamo legato alle relazioni e che passa anche da uno stile di vita più sobrio. Infine il migrare, che è una fatica ma anche un processo che ha dentro di sé lo sperare in un futuro buono.


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