Economia

La rivoluzione impact di Intesa Sanpaolo

L’intervista a Carlo Messina, ceo e consigliere delegato del più grande gruppo bancario italiano, pubblicata sul numero di VITA in distribuzione: «Il nostro impegno sociale risponde a una chiamata morale, ma anche economica. Ormai fra gli investitori internazionali è una richiesta esplicita e diffusa»

di Redazione

A febbraio di un anno fa, Carlo Messina, ceo e consigliere delegato del più grande istituto di credito italiano (Intesa Sanpaolo conta oltre 90mila dipendenti e nel 2018 ha raggiunto i 4,05 miliardi di utile netto) aveva annunciato che la sua banca sarebbe diventata la prima Impact bank del mondo. Un “outing” che simbolicamente ha segnato una pietra miliare nel percorso verso una nuova concezione di responsabilità sociale delle imprese.


Col piano d’impresa 2018-2021 Intesa Sanpaolo ha preso anche un impegno preciso: comunicare i risultati sociali, prima di quelli economici. Lei ha dichiarato a questo proposito: «I grandi investitori ti scelgono non solo per gli utili che riesci a produrre, ma anche per la sostenibilità che si riesce a creare e per quanto riesci a restituire alla società». Da dove nasce questa nuova sensibilità?
Il numero di famiglie che si trovano in condizioni di povertà assoluta negli ultimi anni è cresciuto in maniera significativa. Oggi è stimato al 7% a livello nazionale, una cifra che sale al 10,3% al Sud. Anche a Milano, comunemente considerata il traino del Paese, oltre 20mila bambini vivono in condizioni di povertà: è un dato emerso nell’ambito di un progetto della Fondazione Cariplo per intervenire a favore di queste famiglie, un progetto che noi sosteniamo. Sono cifre che fanno riflettere, intollerabili in un moderno Paese europeo, una situazione nella quale le imprese private che prosperano devono intervenire. E noi raccogliamo questa chiamata che è innanzitutto morale, ma non solo. Nel nostro lavoro come banca puntiamo ogni giorno alla crescita dell’economia, ma una società forte e coesa rappresenta il sostrato necessario perché tutto il Paese possa crescere e svilupparsi. E questo passa dal miglioramento socio-economico delle persone. Il nostro slancio ha incontrato una richiesta specifica sempre più diffusa tra gli investitori, soprattutto internazionali. I temi del sociale e della filantropia sono portati avanti in maniera attenta e sono sostenuti da una comunicazione continua. Non si tratta solo di far conoscere le nostre attività in questo campo. Speriamo di stimolare anche altre imprese a seguirci. Ci tengo a precisare però che per Intesa Sanpaolo questo obiettivo non è nuovo ma intrinseco alla natura della banca. Ricorre nella sua storia e fa riferimento al- le sue origini, cioè alla nascita di banchi, congregazioni e istituti per le opere pie, nati in Italia nel XVI secolo per contrastare la povertà e i grandi problemi sociali del tempo.

Come è stato recepito internamente il cambio di prospettiva? Ci sono state resistenze? Ha avuto impatto sulla governance?
Da parte dei colleghi abbiamo trovato un’accoglienza molto positiva. Nessuna resistenza, quindi, anzi grande adesione personale. Ognuna delle 90mila persone che lavorano in Intesa Sanpaolo è impegnata nella realizzazione di tutti gli obiettivi del Piano d’Impresa. Per quelli sociali, però, si respira un entusiasmo speciale. Quando un anno e mezzo fa abbiamo iniziato a preparare il Piano d’Impresa 2018-2021 abbiamo ascoltato i nostri colleghi che operano a diretto contatto con le persone, le famiglie, le piccole imprese. Ci hanno dato il polso della situazione, una situazione che chiedeva di agire concretamente e con rapidità. Quanto alla governance, posso confermare che gli organi sociali sono molto attivi su questi temi. Il Fondo di beneficenza nel 2018 ha erogato 12 milioni di euro a oltre 900 progetti e contribuisce fattivamente al raggiungimento degli obiettivi filantropici della Banca. Nel prossimo biennio il Fondo concentrerà i suoi interventi sulla povertà educativa, sulla dispersione scolastica, sulla violenza su donne e minori e sugli anziani. Nel 2019 la dotazione del Fondo sarà di 13,5 milioni, con un ulteriore incremento.

Ad oltre un anno dal lancio del piano d’impresa, ci può fare un primo bilancio dell’impatto sociale raggiunto dalla sua banca?
Abbiamo rivolto un’attenzione particolare all’inclusione finanziaria. Nel 2018 la Banca ha erogato circa 4,5 miliardi di euro di finanziamenti ad alto impatto sociale indirizzati al microcredito, al Terzo settore, alle fasce vulnerabili di clientela, alle famiglie colpite da eventi calamitosi come disastri naturali e il crollo del Ponte a Genova. Attraverso il Fund for Impact, che ha preso vita nel corso del 2018 e che ha una dotazione di 250 milioni di euro per erogare 1,25 miliardi di euro, abbiamo lanciato “per Merito” il prestito destinato a tutti gli studenti universitari residenti in Italia, concesso senza garanzie e con tempi di restituzione molto lunghi, per favorire la frequenza in università italiane e straniere alla sola condizione di mantenere un regolare ritmo di studio. Abbiamo poi attivato un grande progetto per il contrasto alla povertà che nel 2018, in partnership con accreditate organizzazioni non profit, pubbliche amministrazioni e aziende clienti della banca, ha permesso di effettuare circa 3,5 milioni di interventi a favore di chi è in difficoltà. Siamo grandi mecenati, tra i più grandi in Italia, con i tre musei delle Gallerie d’Italia a Milano, Napoli e Vicenza, nati dall’intuizione del professor Bazoli, e con le innumerevoli attività culturali che sosteniamo.

Conferma che Banca Prossima rientrerà nella pancia di Intesa Sanpaolo?
Dopo oltre 10 anni di servizio esclusivo a sostegno dell’economia sociale, Banca Prossima è diventata leader nel mercato del Terzo settore con una quota del 30%. Una scommessa vinta puntando sui buoni progetti, sulle potenzialità e la motivazione a crescere di associazioni e altri enti non profit, prima ancora che su una valutazione creditizia (da cui naturalmente, come banca, non possiamo mai prescindere). Banca Prossima è stata incorporata in Intesa Sanpaolo. Nulla cambierà nel modello di attività e soprattutto nello spirito. Sarà più forte perché sempre più integrata in un grande Gruppo, il principale in Italia. Ma anche Intesa Sanpaolo sarà più forte per il fatto di avere Banca Prossima organicamente inserita al suo interno. E non solo per freddi motivi di bilancio. Sarà inserita nella nuova Direzione Impact, guidata da Marco Morganti, a cui si deve il merito del suo successo, che ha acquisito anche la responsabilità del Fund for Impact. Le iniziative Impact sono diventate sempre più centrali per il Gruppo e per questo abbiamo deciso di farle rientrare in una nuova struttura dedicata, che mantiene proprio il modello di Banca Prossima. Nulla cambierà per i suoi clienti, che potranno anzi beneficiare di ulteriori servizi e prodotti.

Quali sono i piani di sviluppo futuro del vostro piano dal punto di vista sociale?
Intendiamo continuare nei prossimi anni con questo passo. In ambito Impact abbiamo in cantiere nuove iniziative che si aggiungeranno al prestito per gli studenti universitari. Si tratta di prodotti finanziari a tutti gli effetti, che per le loro caratteristiche permettono di includere chi finora è rimasto escluso. Siamo i primi a creare su così larga scala strumenti che coniugano inclusione e sostenibilità economica. Abbiamo un grande progetto in avvio imminente, “Giovani e Lavoro”, che ci vede impegnati nel formare e accompagnare al lavoro oltre 5mila giovani, a cui sarà garantita una formazione ad hoc e colloqui finalizzati all’assunzione nel settore della ristorazione e della vendita presso nostre aziende clienti. Da parte loro potranno beneficiare secondo le loro esigenze di personale già formato di cui spesso lamentano carenza. Continueranno le iniziative per garantire ai bisognosi pasti, posti letto e farmaci, come previsto nel Piano di Impresa. In questo ambito collaboriamo spesso con le Fondazioni azioniste. Non dimentichiamo che i dividendi che distribuiamo alle Fondazioni azioniste, 625 milioni nel 2019, si traducono in erogazioni filantropiche a enti del Terzo settore sui rispettivi territori di riferimento…


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