Formazione
La rivoluzione digitale è già iniziata
I libri digitali hanno subito un altro stop. Ma nella scuola tanti prof si sono già convertiti a una didattica innovativa, rivoluzionaria non per il device ma perché mette gli alunni al centro. Ecco una testimonianza
Doveva essere l’ultimo anno prima del debutto del libro digitale in tutte le scuole. Invece tutto si è fermato. Ma quanto c’è di digitale nelle scuole italiane? Se l’Indire parla di 2mila classi fornite di tablet e di 100mila Lim, molti insegnanti si sono ingegnati per sfruttare al meglio le opportunità offerte dal digitale e innovare la didattica, al di là del supporto. Perché si può fare una didattica vecchia anche sull’ultimo device uscito. O che dimentica l'inclusione. Vita dedica la copertina di settembre alla scuola, dai nuovi Bes a come tablet e digitale possono facilitare l'inclusione, fino alle aule 3.0 e alle no w@ll class. Alessandro Bencivenni, blogger, ha 33 anni, insegna lingue nella scuola secondaria di secondo grado ed è il creatore del sito ProfDigitale.com, che precisa subito «la Rivoluzione Digitale della Scuola Italiana inizia da te». Lui ha iniziato.
Ci fai un paio di esempi concreti di cosa si fa già e cosa si può fare in classe grazie alle nuove tecnologie?
Sicuramente la LIM ha cambiato il modo di lavorare in classe, sia per gli insegnanti che per gli alunni. Le potenzialità del mezzo sono davvero infinite, anche grazie alla continua evoluzione degli strumenti web 2.0 che si stanno affermando negli ultimi tempi. Pensando invece all'immediato futuro un esempio da citare è sicuramente la gamification, ovvero l'utilizzo nella didattica delle meccaniche e dinamiche dei giochi come livelli, punti o premi. Apparentemente potrebbe sembrare uno svilimento del ruolo della scuola, ma in realtà ci sono decine e decine di applicazioni di successo che tengono alta la motivazione negli studenti, li rendono più attivi e partecipativi, migliorano la comunicazione scuola/famiglia e permettono di raggiungere gli obiettivi prefissati con facilità.
La tecnologia cambia la didattica, l’approccio, il ruolo degli alunni?
La tecnologia rende gli alunni ancora più protagonisti del processo educativo. Se pensiamo che il fine della tecnologia sia saper usare un device oppure un determinato software, ci stiamo sbagliando di grosso. Secondo il mio modesto parere ciò che conta è dare ai nostri ragazzi i mezzi per poter trovare da soli le risposte alle proprie domande, aumentare la loro consapevolezza, insegnare a collaborare, informarsi, cambiare idea, agire. Tutto questo era possibile anche con la didattica prima di Internet, ma indubbiamente richiedeva molto più tempo ed al centro di tutto c'era quasi sempre l'insegnante.
La tecnologia è di per sé innovativa?
In una classe in cui ogni alunno ha un iPad, si possono anche fare solo ed esclusivamente lezioni cattedratiche: "Ragazzi aprite iBooks ed andate alla pagina 100 del manuale". Fossi nei ragazzi però mi domanderei il senso dell'avere un tablet se non se ne sfruttano le capacità. A questo punto meglio il libro cartaceo.
Come un insegnante arriva ad appassionarsi a questi nuovi strumenti? Com’è in media l’atteggiamento del corpo docente?
Direi che ci si arriva in modi del tutto differenti. Ci sono quelli come il sottoscritto, da sempre appassionati d'informatica e tecnologia, che una volta entrati nella scuola provano a vedere se i due mondi riescono a fondersi; e poi c'è la maggioranza dei colleghi che, armati di buona volontà, si avvicinano all'universo tecnologico perché intuiscono che ci sono i mezzi per lavorare meglio, per fare cose sempre nuove che diano qualcosa in più agli alunni. Ovviamente ci sono anche quelli totalmente refrattari, ma in base all'esperienza posso dire che sono in minoranza.
Utilizzare il digitale migliora i risultati degli studenti o no?
La scuola italiana utilizza le nuove tecnologie relativamente da poco tempo. Nei paesi dove ormai sono una prassi consolidata, si è registrato un incremento nella motivazione, nell'autostima, oltre che la capacità di portare a termine anche compiti molto complessi. Ovviamente non stiamo parlando della panacea a tutti i mali della scuola; bisogna anche mettere in conto che senza un'adeguata preparazione da parte degli insegnanti si potrebbe pure ottenere l'effetto contrario.
Nell’ottica di una scuola inclusiva, le nuove tecnologie possono aiutare a creare una didattica, dei percorsi e degli ambienti di lavoro più inclusivi per tutti? Come?
Questo già succede da diverso tempo. I colleghi di sostegno possono testimoniare come negli ultimi anni sia cresciuta esponenzialmente la produzione di software dedicato a chi ha delle disabilità, oltre che per gli alunni che hanno difficoltà d'apprendimento, come i dislessici o i discalculici. Spesso e volentieri è sufficiente un semplice browser per usufruire di utilissimi plugins gratuiti come gli screen readers, che aiutano a leggere la pagina web. Un eccezionale device qual è l'iPad offre di base strumenti per ipovedenti come lo zoom, la possibilità di ingrandire i caratteri, invertire i colori chiari con quelli scuri per una maggiore leggibilità, fino ad arrivare alla lettura automatica del testo. Anche chi ha deficit di tipo fisico o motorio può regolare a suo piacimento sensibilità e gesti del touch screen.
Che cos’è una"flipped classroom”?
La flipped classroom è il futuro. Ora il nostro modello è: l'insegnante spiega; gli alunni studiano e fanno esercizio a casa; l'insegnante verifica le conoscenze. Strumenti come le webcam o le lavagne interattive rovesciano questa impostazione perché l'insegnante può registrare una lezione, con l'ausilio di tutti gli strumenti multimediali che ha a disposizione (video di YouTube, immagini, presentazioni dinamiche, etc.), caricarla sul sito della scuola e assegnare come compito a casa la sua visione. Gli alunni possono guardare la lezione quante volte vogliono, fare ricerche in Rete per approfondire, ma anche fare degli esercizi se necessario. Il giorno dopo l'insegnante farà da tutor, guidando l'attività dei singoli o dei gruppi a seconda che abbiano bisogno di un'ulteriore spiegazione per capire, oppure valorizzando le eccellenze, attraverso attività più complesse.
Ci indichi alcuni siti/blog/riferimenti a cui ispirarsi?
In Italia i blogger che parlano di "edtech", di tecnologia educativa, stanno piano piano aumentando, ma sono un numero infinitesimale se si va a guardare la mole di contributi che arrivano da paesi come gli Stati Uniti. Per l'Italia consiglio una visita alla community di educationduepuntozero.it mentre se si conosce l'inglese edudemic.com è un sito di sicuro interesse.
Di recente c’è stato il primo meeting dei docenti virtuali, che ne pensi?
Ritengo che sia fondamentale fare rete, scambiarsi opinioni, raccontare storie di successo formativo; queste sono anche le motivazioni che mi hanno spinto ad aprire ProfDigitale.com. Spero che in futuro siano sempre di più questo tipo di occasioni, ed auspico anche un intervento forte da parte del Ministero, perché gli insegnanti hanno ancora voglia d'imparare ed hanno bisogno di formazione continua.
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