Volontariato

La rivolta dei donatori

Il decreto legge 112/08 prevede la soppressione della diaria per i volontari del sangue. L'Avis non ci sta e il ministro promette il dietro-front

di Riccardo Bianchi

Brunetta fa mea culpa e torna sui suoi passi. Tra i permessi per assenza dal lavoro dei dipendenti pubblici sarà re-inserito anche quello per chi va a donare il sangue. La protesta delle associazioni di donatori ha ottenuto il successo sperato. Il ministro per la pubblica amministrazione ha confermato che modificherà il decreto legge 112, in vigore dal 25 giugno.

Il danno è fatto, ma niente è irrimediabile. In un mese e mezzo molti lavoratori si sono sentiti dire che non era più riconosciuta loro la giornata pagata, come era sempre stato dal 1990. Uno scoglio non da poco per le organizzazioni, visto che una donazione richiede almeno una mattinata e quella di midollo osseo anche 24 ore, per lo sforzo fisico a cui è sottoposta la persona. E Andrea Tieghi, presidente nazionale dell’Associazione Volontari Italiani del Sangue, ci tiene a ricordarlo.

Ma dal 25 giugno ad oggi non vi eravate mai accorti della norma?
L’avevamo notata subito. Ci siamo rivolti alle commissioni di Camera e Senato, ma al decreto era stata apposta la fiducia e non è stato possibile modificarlo.

E allora?
Ci siamo rivolti ai parlamentari che conoscevamo, che hanno presentato alcuni ordini del giorno, poi approvati, in cui si chiede di aggiungere la donazione del sangue tra i motivi delle assenze.

I volontari come hanno reagito?
Ci hanno scritto lettere di protesta, ma noi eravamo già attivi. Certo non è stata una bella sorpresa arrivare con il certificato e sentirsi dire che quelle ore non sarebbero state pagate.

Brunetta ha ammesso l’errore. Adesso?
Adesso guardiamo. Siamo contenti che il ministro ci abbia dato ragione, ma ha soltanto fatto una dichiarazione. Seguiremo la questione con attenzione, per vedere se dalle parole si passa ai fatti. Tanto non andiamo in ferie, il sangue si dona anche d’estate.

Ma i lavoratori che hanno donato in questo mese riprenderanno le ore perse?
Noi chiediamo anche questo. Se si riconosce l’errore, vuol dire che si ammette di aver sbagliato con queste persone. Perciò dovranno ricevere i soldi che non sono stati dati loro.

A Roma, in aperta polemica, un consigliere del Pd ha chiesto un indennizzo ulteriore per i donatori…

Ci sono proposte del genere anche in Liguria e Basilicata, e il Veneto ha già messo in pratica un progetto. Noi però siamo contrari alla proposta di Roma.

Criticate anche quella del Veneto, quindi?
No, quella no. Si tratta di una corsia sanitaria preferenziale per gli ex donatori, quelli che hanno donato più di 50 volte e che non possono più farlo per motivi di salute. Sono esentati da qualche ticket e attendono un po’ di meno per alcune visite mediche.

Allora perché Veneto sì e Roma no?
Perché la donazione è un’attività gratuita e anonima. Non vogliamo che i donatori attivi ricevano benefici, è contrario ai nostri principi. In Veneto parliamo di ex donatori, persone che hanno portato avanti per molti anni il loro impegno con continuità e spirito di solidarietà. Non di qualcuno che potrebbe diventare volontario solo per ricavarne dei vantaggi materiali.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.