Roses.È antipatico sfruttare la vicenda in campagna elettorale. Ma nella guerra dei Roses in salsa italiana, sembra che ci si faccia pochi scrupoli. Altrimenti non si spiegherebbe perché Veronica Lario ha deciso di rendere pubblica l’intenzione di divorziare da Silvio Berlusconi, proprio in vista delle Europee. È vero: è già successo a Nicolas Sarkozy, presidente francese, con la sofisticata moglie Cecilia che con le sue Lacoste rosa non votava per il marito. O al democratico Bill Clinton che col caso Lewinsky rischiò insieme la poltrona alla Casa Bianca e la fedeltà di Hillary. La cosa buffa è che la pietra dello scandalo indicata da Veronica alla stampa snob di sinistra italiana nella lite pubblica contro Berlusconi siano le liste elettorali della Pdl, giudicate «ciarpame senza pudore» perché popolate di veline e ragazze piacenti. Per fortuna il Pd questa volta (l’altra volta c’erano la Gruber e Santoro) ha presentato il faccionista del Tg1 Davide Sassoli.
Auto. Torino vive la sua rivincita. Dopo il salvataggio della Chrysler, anche la tedesca Opel potrebbe legarsi alla Fiat di Marchionne. Che sta succedendo? Ma non eravamo gli ultimi dell’Europa o del G8, o al massimo penultimi davanti ai greci? Invece il modello di azienda all’italiana e soprattutto i progetti sulla piccola vettura da città super ecologica stanno convincendo anche i tedeschi. Ci sarà una grande semplificazione del mercato dell’auto e Fiat comunque sopravviverà. Non è un piccolo traguardo, da raggiungere. La tenacia dell’operaio specializzato torinese, il Faussone de La chiave a stella di Levi, vince nel mondo globalizzato. «L’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra», diceva Levi nel 1978. È anche quel modo di concepire il lavoro ad affermarsi oggi.
Influenza. Com’era prevedibile, primi casi in Italia dell’influenza A (non si chiama più suina sennò nessuno più mangia la carne di maiale che non c’entra niente), in Toscana e a Roma. Si tratta di persone provenienti dal Messico o entrate in contatto con gente appena arrivata da quel Paese. L’Oms ha elevato il livello d’allerta a 5 (su scala di 6) ma ha anche sottolineato che non è «la fine del mondo». Molto rassicurante. Ora che si hanno le idee più chiare, resta un grande enigma: il virus si trasformerà ancora, muterà ancora le sue caratteristiche prima che arrivi il vaccino ad hoc fra sei mesi? Gli esperti non lo sanno. Ed è presto per tirare le somme sulla pericolosità. Su circa mille casi, 25 morti nel mondo significherebbe il 2,5% di possibile morte in caso di infezione. Mica poco.
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