Volontariato

La risposta per gli immigrati è l’emergenza

Commento sull'ordinanza del presidente del Consiglio in materia di immigrazione pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 10 ottobre.

di Antonietta Nembri

Di fronte all?emergenza sbarchi si punta a nuove strutture di accoglienza. È quanto prevede l?ordinanza (n. 3244) del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 10 ottobre. Il provvedimento ?Nuove disposizioni urgenti per fronteggiare l?eccezionale afflusso di stranieri extracomunitari giunti irregolarmente nel territorio?, affida al capo del dipartimento per le Libertà civili e l?immigrazione del ministero dell?Interno il compito di adottare tutte le misure necessarie per allestire le strutture destinate alla gestione dell?emergenza: centri di identificazione e primo soccorso e centri di permanenza temporanea (Cpt) e assistenza. Si stabilisce anche il limite massimo del personale impiegato autorizzato a fare gli straordinari. Come sacchetti di sabbia di fronte a un?alluvione. È questa l?impressione che lascia l?ultima ordinanza del governo dedicata all?emergenza immigrazione. Nella premessa, infatti, si legge a chiare lettere che il provvedimento nasce per affrontare «la grave situazione determinatasi a seguito dell?improvviso incremento dell?afflusso di cittadini stranieri irregolari in Italia». È come scoprire che se piove troppo in certe zone e in certi periodi dell?anno, i fiumi superano i livelli di piena e occorre correre ai ripari, se chiaramente non lo si è fatto prima. Eppure le stagioni si ripetono tutti gli anni e, continuando con il paragone, quello cui ci troviamo di fronte, il fenomeno dell?immigrazione, non è un fatto estemporaneo. Ma è proprio quello che fa questa ordinanza: corre ai ripari, cura gli effetti di un fenomeno senza andare alla radice, alla base del fenomeno stesso. «Il presidente del Consiglio», spiega don Giancarlo Perego, responsabile nazionale del settore immigrazione della Caritas italiana, «su sollecitazione delle prefetture risponde all?incapacità della Sicilia ad affrontare l?imponente flusso migratorio che si è venuto a creare negli ultimi mesi. L?ordinanza nasce dalla situazione di completa emergenza che nell?isola trova risposta solo dal volontariato. Ogni giorno arrivano decine, centinaia di persone che devono essere messe sui treni e spedite nei centri di accoglienza di tutta Italia». Una volta il flusso maggiore era in Puglia, lì i Cpt sono stati approntati, ora gli immigrati hanno scelto una nuova ?porta? per entrare, ma la zona non è attrezzata. «Di fronte a un problema così serio ci chiediamo: come si intende tutelare chi chiede asilo? E poi ancora», continua don Perego, «la partecipazione del mondo del volontariato, che viene auspicata anche nell?ordinanza, non va intesa certo per rendere più facile l?iter di allontanamento, ma per dare una maggior attenzione a chi sta arrivando». Insomma, il vero problema è capire a cosa veramente si vuole rispondere: alla voglia di sicurezza o a un fenomeno in continua evoluzione? «Questo rimane un decreto tampone», afferma sicuro don Giancarlo Perego, «non risponde a un fenomeno che è in fase di cambiamento. Non possiamo considerare l?immigrazione sempre e solo un?emergenza. In fondo con questo provvedimento si vogliono creare strumenti in più per rispondere alla voglia di sicurezza e per accelerare il rinvio delle persone che sbarcano ai loro Paesi». Ma questo non risolve il problema: il nuovo flusso migratorio vede la presenza di un gran numero di persone provenienti dai Paesi africani segnati dalla fame e dalla guerra. E se si cerca di leggere a monte il fenomeno si potrebbe scoprire che ci sono anche altre strade per affrontare questo problema che non è solo italiano, ma europeo, come la cooperazione allo sviluppo o canali umanitari per fuggire da drammi immensi «e invece», fa notare don Perego, «si abbandonano le masse di disperati al nuovo mercato della tratta». Una critica non nuova, ma che rimane sempre attuale. Il responsabile Caritas per l?immigrazione considera anche il fatto che «tutte queste strutture in più per velocizzare i rimpatri danno solo una falsa sicurezza. Per fortuna», annota, «viene mantenuto il finanziamento, almeno fino al 31 dicembre, per l?assistenza a chi ha presentato domanda di asilo». L?ordinanza per gestire l?emergenza in pratica prevede l?ampliamento e il miglioramento dei Centri di identificazione e primo soccorso, pure utilizzando quelli non statali convenzionati. Anche per quanto riguarda la costruzione di nuove strutture, sarà il capo del dipartimento per le Libertà civili e l?immigrazione «direttamente o avvalendosi della collaborazione dei prefetti» ad adottare gli interventi necessari e, vista l?emergenza, anche in deroga ad alcune norme: dalla contabilità agli appalti. Per la gestione i prefetti possono «avvalersi della collaborazione di enti, organizzazioni di volontariato, associazioni umanitarie e del privato sociale» (art. 3). «Sarebbe bello che invece di chiamare i volontari solo a fare i barellieri», conclude don Perego «ci ascoltassero anche prima, quando si preparano le leggi». In fondo, sentire chi il fenomeno lo conosce e lo vive non è poi una così cattiva idea.


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