Economia

LA RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO MARZO 2007

La Commissione Europea, a seguito del grande fermento sui temi della responsabilità sociale in Europa e nel mondo, ha sottoposto al Parlamento Europeo una proposta di risoluzione sulla RSI approvata dal Parlamento stesso nel marzo 2007.

di Staff

Con tale risoluzione il Parlamento Europeo interviene sul lavoro effettuato dalla Commissione sino a quel momento plaudendo a parte dei risultati conseguiti e delle iniziative proposte e sottolineando i punti critici e le questioni insolute in materia di responsabilità sociale in Europa.

Il preambolo a tutte le considerazioni del Parlamento è la non sostituzione dell’agire pubblico con le azioni di responsabilità sociale dei privati. Il tema, invece, della volontarietà della presa in carico della RSI e del rispetto degli obblighi normativi nazionali, europei e internazionale è filo conduttore del ragionamento di tutta la risoluzione.
Infatti, se nell’articolo 4 il Parlamento riconosce la definizione di RSI proposta dalla Commissione, nell’articolo 3 ricorda che rimane aperto il dibattito sulla definizione stessa ed in particolar modo sul concetto di “oltre il rispetto” che secondo il Parlamento “può consentire a talune imprese di pretendere di sostenere la responsabilità sociale, mentre nel contempo violano leggi locali o internazionali”.
Questo concetto è ulteriormente affermato nell’articolo 1 ove il Parlamento si dice convinto che il potenziamento delle responsabilità sociali ed ambientali delle imprese debba procedere di pari passo al principio di responsabilità imprenditoriale, auspicando per questo che i temi della RSI siano fortemente integrati nel piano d’azione della Commissione sul governo societario. Il Parlamento, quindi, accoglie con favore la fusione tra la responsabilità sociale d’impresa e la corporate governance.
Inoltre, proprio alla luce della difficoltà di verifica dell’”oltre il rispetto”, il Parlamento si dichiara interessato ad uno spostamento del dibattito internazionale dai “processi” ai “risultati”. Riconoscendo inoltre i differenti stadi di sviluppo della RSI nei paesi dell’unione incoraggia l’emersione e lo scambio di buone pratiche nel limite di una serie di criteri fissati dalla Commissione affinché la varietà di tali pratiche non sminuisca il valore stesso della RSI ma diventi oggetto di ispirazione per tutte le imprese.

La credibilità delle iniziative di RSI, infatti, dipende dall’impegno a incorporare le norme e i principi vigenti e concordati a livello internazionale, nonché dall’attuazione di un monitoraggio e di una verifica indipendenti. Il Parlamento richiede pertanto alla Commissione di indagare le potenzialità di tale verifica su standard condivisi pur non riconoscendo possibile l’imposizione di un unico modello di comportamento.

Il Parlamento esprime anche il suo apprezzamento sulla volontà di legare la RSI agli obiettivi economici, sociali ed ambientali dell’agenda di Lisbona convinto che un approccio serio alla RSI possa contribuire ad aumentare l’occupazione, a migliorare le condizioni di lavoro, a garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori e a promuovere la ricerca e lo sviluppo. In questo senso però il Parlamento individua le contraddizioni intrinseche dello sviluppo economico nell’articolo 22 riguardante il lavoro che recita: “il Parlamento rileva la contraddizione tra le strategie competitive per l’approvvigionamento delle imprese che mirano a migliorare costantemente flessibilità e costi da un lato e gli impegni volontari a livello di RSI, volti ad evitare lo sfruttamento nei rapporti di lavoro e a promuovere relazioni stabili con i fornitori dall’altro”.

La risoluzione del marzo 2007, quindi, interviene nel dibattito europeo per incoraggiare lo scambio di informazioni, riflessioni e best practice ma anche per evidenziare le criticità, i problemi e le difficoltà che non possono essere ignorate nell’affrontare un percorso condiviso di responsabilità sociale.

 

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