Formazione

La rinascita della Cattedrale di Cristo Salvatore e le nostre radici

La Cattedrale di Cristo Salvatore venne consacrata a Mosca il 26 maggio 1883, giorno dell’incoronazione di Alessandro III, rasa al suolo il 5 dicembre 1931 per ordine di Stalin, riedificata e riconsacrata il 19 agosto del 2000 per volontà della rinata Chiesa ortodossa. Per Giovanni Lindo Ferretti, la cui intervista integrale sarà sul numero di Vita Bookazine in edicola a luglio, «Stalin non è riuscito a strappare radici molto profonde. Sradicare le radici di chi non vuole essere sradicato è impossibile»

di Lorenzo Maria Alvaro e Marco Dotti

La Cattedrale di Cristo Salvatore (Храм Христа Спасителя) venne consacrata a Mosca il 26 maggio 1883, giorno dell’incoronazione di Alessandro III, rasa al suolo il 5 dicembre 1931 per ordine di Stalin, riedificata e riconsacrata il 19 agosto del 2000 per volontà del popolo e della rinata Chiesa ortodossa.


Il teaser dell'intervista a Giovanni Lindo Ferretti che troverete sul numero di Vita Bookazine “Montagna Felix” in edicola da luglio


A luglio in edicola il nuovo numero di Vita Bookazine “Montagna Felix


Oggi, ci racconta Giovanni Lindo Ferretti, in un'intervista che uscirà sul numero di luglio di Vita magazine, «questa cattedrale è stata ricostruita uguale all'originale alla caduta dell'Unione Sovietica. Non una ma due volte. Alla Cattedrale visibile si unisce quella invisibile, speculare, nel sottosuolo. La montagna e le radici: chi volesse distruggerla, dovrà scavare molto a fondo. Molto più a fondo di quanto non sia stato fatto da Stalin». Ma anche lui, prosegue Ferretti, «non è riuscito a strappare radici molto profonde. Sradicare le radici di chi non vuole essere sradicato è impossibile».


Un prototipo per Stalin

Stalin fece demolire la Cattedrale nel 1931, trasformando la demolizione in un atto politico-simbolico di proporzioni inaudite. Nonostante fosse già al tempo criticata per il suo carattere kitsch la cattedrale era molto popolare tra la gente ed era l'espressione più viva del potere detenuto dalla chiesa ortodossa russa nella Russia prerivoluzionaria. La sua demolizione fu interpretata come il punto più alto della campagna contro la Chiesa e le religioni degli anni Venti e Trenta. Fatto singolare: il presidente della commissione convocata da Stalin per demolire la Cattedrale di Cristo Salvatore era Vjačeslav Michajlovič Molotov, il cui celebre nome è legato oltre al celebre patto con Ribbentrop anche al non meno celebre ordigno esplosivo.

Il grado zero dell'architettura

Nel cratere allagato dalla Moscova, che avrebbe dovuto ospitare le fondamenta di un avveniristico e mai ultimato Palazzo dei Soviet fu inaugurata, su ordine di Chruščëv, durante la fase della destalinizzazione, la più grande piscina scoperta del mondo. Nel 1958, la piscina disegnata da Dmitrij Nikolaevič Čečulin più che su quelle della Cattedrale a Cristo Salvatore sorse infatti sulle macerie del Palazzo dei Soviet, iniziato nel 1938 e abbandonato nel '41. La piscina rimase aperta fino al 1995, ma già nel 1990, dopo il crollo del regime, venne posta la prima pietra per la ricostruzione della Cattedrale.

La piscina, osserva il filosofo Boris Groys, «può anche essere considerata come un luogo dove la popolazione di Mosca poteva lavare via i peccati del passato stalinista. In un modo o nell'altro, è proprio la sua posizione memorabile che la rende la personificazione più drammatica della coscienza culturale "modernista" degli anni Sessanta e Settanta: rappresenta una rinuncia radicale a qualsiasi stile architettonico, nuoto libero sotto un cielo limpido, il "grado zero" dell'architettura».

L'originale e la copia

Il progetto di Boris lofan per il Palazzo dei Soviet è a tutt'oggi considerato il progetto più notevole dell'architettura stalinista e, anche se mai realizzato,ha fatto da prototipo per tutta l'architettura stalinista negli anni a seguire. Singolare esperienza, nel rapporto fra "originali-fantasma" e concretissime copie.

Così accadde anche per la ricostruzione della Cattedrale di Cristo Salvatore, oggi simbolo della rinascita ortodossa, resa possibile secondo la vulgata perché, anche negli anni più bui dello stalinismo e dello zdanovismo, cittadini e famiglie di fedeli avevano conservato una fotografia, un disegno e, comunque, conservavano intatto dentro di sé l'immagine di quanto era stato edificato come tempio pancristiano per rendere grazie per la sconfitta di Napoleone.

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Il simbolo e la forma

Secondo Boris Groys lo stile dell'odierna Mosca è un revival del revival. Ma, cosa più importante, «questo ritorno al gusto popolare e all'estetica pluralista, in entrambi i casi, si è rivelato una mìse-en-scène sponsorizzata dallo Stato». Il modo in cui funziona questo «pluralismo controllato» è illustrato, secondo lo studioso di estetica, proprio dall'esempio della cattedrale di Cristo Salvatore, la cui ricostruzione è
considerata come il più importante monumento architettonico post- sovietico a Mosca. La cattedrale originale del Cristo Salvatore era stata costruita dall'architetto Konstantin Ton tra il 1838 e il 1860 come simbolo della vittoria russa sull'armata napoleonica.

In ultima analisi, ciò che conta – osserva ancora Groys – è l'intenzione di costruire una Cattedrale che simbolicamente funzioni come copia esatta del passato storico, dell'identità culturale russa. «Lungi dall'essere un monumento al rinnovato nazionalismo russo o un sintomo del risorgere di sentimenti anti-occidentali, la ricostruzione della cattedrale è stata progettata per celebrare la sconfìtta del passato sovietico universalista, modernista d'avanguardia» e il ritorno all'identità russa.

Un luogo cruciale, confermato anche dall'incursione di cinque ragazze seminude, abbigliate da punk, conosciute ai media col nome di Pussy Riot che il 21 febbraio 2012, al grido «madre di Dio, liberaci da Putin» hanno fatto irruzione nella Cattedrale con l'evidente intenzione di mettere in scacco uno dei nodi simbolici della Russia di ieri, di oggi, di domani. Provocazione o profanazione?


Sul numero di Vita Bookazine in edicola troverete una lunga intervista a Giovanni Lindo Ferretti

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