Welfare

La riforma del welfare spacca il paese

Il Guardian e molte charities mobilitate contro l'azzeramento di un fondo d'emergenza. Ma è solo l'inizio di un mega-piano di tagli

di Gabriella Meroni

Se il “fondo sociale d’emergenza” non esistesse, questo sarebbe il momento di inventarlo. Così comincia un editoriale pubblicato oggi dal Guardian (non firmato, quindi scritto dal direttore) sull’intenzione del governo cameron di abolire il fondo sociale d’emergenza (ma il nome inglese è “discretionary social fund”) che eroga aiuti in denaro di ultima istanza, appunto, a famiglie a corto di liquidi che rischierebbero altrimenti di finire nelle mani degli usurai.

Sarebbe il momento di inventarlo se non esistesse, scrive il Gaurdian, ma <<invece di irrobustire il fondo sociale, il governo sta per abolirlo>>. Questa settimana, forse questa sera, la Camera dei Lord determinerà se cancellarlo del tutto o realizzare al suo posto una misura alternativa.

Oggi le richieste di fondi si fanno al telefono, nota il Guardian, ma fino a pochi anni fa erano accettate negli uffici di collocamento, ed era facile vedere in coda allo sportello gente disperata con in mano una bolletta da pagare o la lista della spesa. Certo, magari tra loro si nascondeva un tossicodipendente che sperava di comprarsi una dose, ma forse anche una donna in fuga da un marito violento, un inquilino a rischio sfratto, una famiglia col frigorifero rotto.

Oggi che tutto avviene al telefono – continua il quotidiano – la miseria è diventata invisibile, ma c’è ancora e forse più di prima. Una ricerca indipendente conferma: i richiedenti sono sempre dello stesso tipo, un quinto di loro è stato fissa dimora, un altro 20% ha conosciuto il carcere e un altro 20% non sopravviverebbe senza assistenza sociale. <<Non vi sbagliate>>, scrive il direttore del Guardian, <<la posta in gioco è la sparizione dell’ultima rete di sicurezza. Senza di essa, è troppo facile prevedere cosa accadrà: l’aumento incontrollabile di debiti e miseria>>.

Ora una <<grande coalizione>> di charities, capitanate proprio dal Guardian, sta conducendo una campagna pubblica per evitare che il fondo sia abolito. <<Neppure la Thatcher aveva mai osato tanto>>, si legge nell’editoriale, che sottolinea anche come il progetto di Cameron di demandare parte del fondo ai Comuni sia discutibile, perché i fondi da destinare ai poveri da parte degli enti locali in realtà non sono sottoposti a vincoli di destinazioni, perciò è facile immaginare che verranno utilizzati per coprire altre voci di bilancio. Nessun Comune, è la tesi del Guardian, benché virtuoso vorrebbe diventare una calamita per i poveri. <<I Lord hanno la responsabilità di inserire almeno un emendamento che preveda per i Comuni l’obbligo di rendicontare l’utilizzo dei fondi di emergenza, e di renderli sanzionabili in caso li distraessero completamente per altri scopi>>, scrive il Guardian.

Questo è un altro dei nodi che la Gran Bretagna sta affrontando nella complessa riforma del sistema del welfare e in particolare dell’assistenza. Sotto tiro sono finiti i sussidi per i disabili e tutte le altre provvidenze economiche per le famiglie a basso reddito, che d’ora in poi non potranno superare le 26mila sterline l’anno per famiglia, non importa quanto numerosa. Si tratta del “George Osborne benefit cap” oggetto in questi giorni di duri attacchi da parte dell’opposizione, delle charities e di alcuni giornali. Vedremo come andrà a finire in Parlamento.

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