Politica

La Riforma del Terzo Settore? In Francia è legge già da un anno

Un anno fa la Francia approvava la Loi Economie sociale et solidarie, la legge per la nuova disciplina sull’impresa sociale, presentata dal Ministro Delegato per l’Economia Sociale e Solidale. Jacques Dasnoy, Delegato Generale del Mouvement des entrepreneurs sociaux (Mouves), che riunisce e rappresenta gli imprenditori sociali francesi, fa un bilancio della legge e lancia un appello affinché anche gli italiani abbiano la Legge di Riforma del Terzo Settore.

di Cristina Barbetta

Mentre in Italia la Legge di Riforma del Terzo Settore fatica a decollare, bloccata in Senato da tre mesi, in Francia la riforma è già legge da un anno, dal 31 luglio 2014.

Si chiama Loi Economie sociale et solidarie (ESS) ed è stata presentata al Consiglio dei Ministri francese il 24 luglio del 2013 da Benoît Hamon , Ministro Delegato per l’Economia Sociale e Solidale.

Jacques Dasnoy, delegato generale del Mouvement des entrepreneurs sociaux (Mouves), il movimento che riunisce e rappresenta gli imprenditori sociali francesi, fa un bilancio a un anno dall’approvazione della legge francese.

«La legge ha portato tre risultati positivi fondamentali», spiega Dasnoy: «In primo luogo è servita a dare una definizione a un settore molto differenziato, in cui c’erano definizioni diverse a seconda che si trattasse di società di mutuo soccorso, di cooperative, associazioni… Si pensava che quello che contasse fosse lo statuto giuridico. La legge invece osserva quello che hanno in comune le diverse tipologie di imprese. E definisce l’economia sociale e solidale come «un modo di fare impresa a servizio dell’interesse generale aprendo anche a forme non tradizionali».

Prosegue Dasnoy: «Questa definizione è molto importante, perché fino a prima della legge l’economia sociale e solidale era concepita dai media, dai poteri pubblici e dagli attori economici tradizionali come un’economia di seconda categoria e l’espressione “fare impresa “ non era necessariamente associata al settore dell’economia sociale e solidale (ESS). Invece è un altro modo di fare economia, che crea lavoro, fa ricerca, produce valore, risolve problemi sociali e ambientali sul territorio».

Inoltre «la legge e sopratutto Mouves ha difeso l’idea che il concetto di ESS fosse più esteso, e non comprende solo i soggetti del non profit, ma anche le società commerciali, che possono fare parte del settore se svolgono un’attività di interesse generale, se hanno un modello economico valido e mettono in atto sistemi di lucratività limitata e di governance democratica».

Il primo gennaio 2016 in Francia verranno licenziati dei decreti di attuazione per le imprese commerciali che fanno parte dell’economia sociale e solidale.

In secondo luogo «la legge ha dato visibilità a un settore che era poco conosciuto sia dai cittadini, sia dai poteri pubblici. E non era preso in considerazione dagli attori economici e dai media».

Il terzo risultato che ha portato la legge riguarda l’innovazione sociale: per la prima volta in Francia una legge si è espressa su questa materia. E prevede dei finanziamenti per l’innovazione sociale.

Jacques Dasnoy conclude lanciando un appello agli italiani affinché una legge per l’impresa sociale sia approvata presto in Italia:

«La legge che è stata approvata in Francia ha incoraggiato molto il settore, creando un movimento positivo nel Paese. Anche in Italia bisogna incoraggiare i poteri pubblici a fare la stessa cosa. Noi di Mouves pensiamo che questo sia indispensabile e crediamo che si faccia molta pedagogia su un settore che è a volte poco compreso e viene preso un po’ alla leggera».

La foto di apertura è di Joel Saget/AFP/Getty Images

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