Non profit

La ricostruzione fai da te fatta di legno e paglia

L'originale esperimento del borgo di Pescomaggiore

di Natascia Gargano

Si chiama Eva – Eco Villaggio Autocostruito e darà alle famiglie del paese abitazioni ecocompatibili. Senza soldi pubblici «Invece di attendere abbiamo preferito rimboccarci le maniche, per continuare ad abitare la nostra terra e il nostro paese, per ricostruirlo da subito». E a Pescomaggiore, piccolo borgo montano a quindici chilometri da L’Aquila, le promesse si mantengono. 45 anime, un’idea chiamata Eva, e un progetto che a un anno dal suo avvio resta solidissimo, anche se fatto solo di paglia e legno. Proprio così: non c’è cemento nelle case dell’Eco Villaggio Autocostruito di Pescomaggiore. E nemmeno soldi pubblici. Un piano di ricostruzione partecipata a bassissimo impatto ambientale, supervisionato dagli architetti Paolo Robazza e Fabrizio Savini del Bag studiomobile, con l’assistenza tecnica di Caleb Murray Burdeau, esperto in bioarchitettura, che ha cominciato a dare i primi frutti: due case già abitate, un bilocale e un trilocale giunti alle finiture esterne, e altri due appartamenti in cantiere. Il primo inquilino si chiama Piero Lopez, un agricoltore della zona che oggi vive con la moglie e i genitori nell’abitazione che lui stesso ha costruito. Al termine dei lavori il villaggio potrà ospitare una ventina di persone.
«Questi sono i primi risultati di una scommessa nata dall’incontro con i ragazzi del Comitato per la rinascita di Pescomaggiore», racconta Paolo Robazza, giovane architetto padovano arrivato in Abruzzo dopo il terremoto per dare una mano, come tanti. Materiali naturali recuperati in loco e tanta tenacia hanno fatto il resto. Mutuata dalla tradizione abitativa nordamericana, la struttura delle case è in legno e tamponature in paglia, l’energia elettrica è fornita da impianti fotovoltaici e il riscaldamento da stufe a legna. Il villaggio sarà poi dotato di un impianto di fitodepurazione delle acque nere e di compostaggio per i rifiuti organici, per trasformarli in concime per i terreni che circondano le case. «Non è da sottovalutare l’importanza psicologica di ricostruirsi la casa con le proprie mani», ha spiegato Dario D’Alessandro, presidente del Comitato per la rinascita di Pescomaggiore, nato nel 2007 per recuperare il borgo e disincentivarne lo spopolamento, «qui la ricostruzione non è solo una questione edilizia, ma è soprattutto un’occasione per ricreare il tessuto sociale della comunità».
Senza contare il risparmio in termini economici: le case costano meno di 700 euro al metro quadro, circa un quarto degli appartamenti del progetto C.a.s.e della Protezione civile. Merito di materiali poveri e della generosità di tanti: 115mila euro di donazioni raccolte su un totale di 132mila euro spesi fino ad ora (la differenza proviene dall’autofinanziamento), e un terreno concesso in comodato d’uso da tre abitanti del posto. Ma, soprattutto, merito del lavoro di quasi 200 volontari, braccia volenterose arrivate da tutta Italia per costruire, mattone dopo mattone o, meglio, balla di paglia dopo balla di paglia, un villaggio che sta rinascendo più forte di ogni scetticismo.

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