Neurodivergenza

La ricetta per un’azienda vincente? L’inclusività

La neurodiversità sul posto di lavoro è strategica per avere team con differenti capacità e competenze; è necessario, tuttavia, aumentare la sensibilità sul tema e normalizzare le tecnologie di supporto. Questo quanto evidenziato nel webinar "Cambio di paradigma sulle divergenze. Come le diversità arricchiscono le competenze delle aziende", organizzato il 2 ottobre dalla Fondazione Human Age Institute di Manpower Group

di Veronica Rossi

Un team di lavoro in cui sono presenti stili di funzionamento cognitivo diversi è un team vincente, capace di risolvere i problemi in maniera diversa e creativa. Perché le cose funzionino, tuttavia, l’azienda deve essere capace di essere accogliente e di mettere tutti nelle condizioni di lavorare al meglio.

A questo tema era dedicato il webinar Cambio di paradigma sulle divergenze. Come le diversità arricchiscono le competenze delle aziende, organizzato il 2 ottobre dalla Fondazione Human Age Institute ETS di Manpower Group. In particolare, l’evento si è concentrato sulla dislessia, la cui giornata mondiale ricorre martedì prossimo. «Le aziende, soprattutto nella sfera digitale e tech, cercano persone neurodivergenti per alcune posizioni lavorative che richiedono concentrazione e innovazione», ha detto in apertura Stefania Grea, segretaria generale della Fondazione. «Allo stesso modo, nell’area dell’artificial intelligence sono spesso ricercate queste persone per le loro capacità di ricerca del dettaglio, di attenzione, di mantenere la concentrazione anche su task ripetitivi, oltre all’attitudine alla risoluzione dei problemi».

Per un’azienda, quindi, avere la capacità di includere è un asset vincente, anche in termini di produttività. Ma le imprese in Italia l’hanno capito? A impegnarsi in una ricerca su questo tema e nella promozione della neurodivergenza sui posti di lavoro le prime ospiti del webinar, Chiara Marchetta e Sylvia Liuti, rispettivamente project manager Neurodiversity at work e co founder di FORMA.Azione, AIDP Inclusion, società specializzata nella formazione professionale «Abbiamo coinvolto le aziende nel promuovere la neurodiversità nei posti di lavoro, partendo dal presupposto che dare lavoro a risorse che lavorano in maniera diversa sia un beneficio per loro e per le stesse aziende», ha spiegato Marchetta. «Abbiamo lavorato su awarness raising, su adattamento all’ambiente di lavoro e sui processi HR». In particolare, sono state realizzate attività di sensibilizzazione per far conoscere il concetto di neurodiversità allo staff interno, con card, brochure e video esplicativi; il progetto si è concentrato anche sul processo di assunzione, in modo da renderlo più inclusivo possibile. Neurodiversty at work promuove anche l’utilizzo di strumenti e adattamenti, come le cuffie anti-rumore e la possibilità dello smart working, che possono fare la differenza nella qualità di vita di molte persone.

Sugli strumenti si è concentrato anche Elio Benvenuti, dyslexic advocate e diversity & disability manager. Abituarsi a utilizzare le tecnologie – che possono essere d’aiuto a tutti, non solo a chi è neurodivergente – può contribuire a normalizzare la presenza della diversità in azienda e a combattere lo stigma «Gli occhiali da vista sono delle protesi invasive», ha detto; «eppure, i difetti visivi non sono neppure più considerati una disabilità in senso comune, ognuno ha interiorizzato che non sono più limitanti come una volta. Anzi, si utilizzano montature costose anche con un senso di eleganza». Il paradigma è da ribaltare. Una problematica può diventare un punto di forza: chi è abituato a gestire le sue disabilità ogni giorno è più resiliente ed è una risorsa preziosa sul posto di lavoro.

Ciro Cafiero, presidente dell’Associazione italiana direzione personale – Aidp del Lazio e avvocato giuslavorista, ha analizzato la nuova normativa – la legge 277 del 2021 – che ha cambiato l’approccio verso la disabilità. «Oltre alla necessità di assistenza, dobbiamo riconoscere il diritto di autodeterminazione delle persone con disabilità», ha chiosato. «Questo significa creare ambienti di lavoro inclusivi dove le persone possano esprimere i propri talenti».

Dello stesso avviso anche Clemente De Lucia, operation manager Manpower Disability&Inclusion – L.68/99. Parliamo tanto di diversità, ma forse dovremmo parlare anche di neuroconvergenza o neuropeculiarità» ha commentato. «È importante riconoscere che ogni persona ha le proprie peculiarità e che includere persone con neurodivergenze arricchisce non solo l’azienda, ma anche la società».

Foto in apertura da Pixabay

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