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La ricetta? Detrazioni quanto basta
I risultati di una ricerca commissionata dalla Charity Aid Foundation dimostra che con le esenzioni fiscali il Terzo Settore può crescere senza costi per lo stato
di Redazione
Lo dice Dahrendorf, lo dice la logica, adesso lo dicono anche i numeri: con le esenzioni fiscali sulle somme donate al non profit, il Terzo settore può crescere senza costi per lo Stato. Si sfata così un mito duro a morire, ma non per il fisco, che non concede agevolazioni per paura di perdere gettito, e quindi di recare un danno all?amministrazione della cosa pubblica. Niente di più sbagliato, invece, secondo una ricerca a cura di Luca Fantacci, che prende spunto da un?indagine commissionata dal Caf, la Charity Aid Foundation di Lord Dahrendorf. In base allo studio, ogni donazioni al non profit ?ripaga? con un certo ?valore sociale?, ovvero un numero che si ricava sottraendo ai benefici che derivano dal Terzo settore i suoi costi. Ebbene, il saldo è sempre positivo. Per il Regno Unito, parametro con cui confrontarsi, il valore sociale aggiunto è del 45%, ottenuto sottraendo al beneficio sociale calcolato in 65 mila miliardi il costo del non profit inglese (45 mila miliardi).
E in Italia? Diamo un?occhiata al grafico a sinistra: attualmente il valore sociale aggiunto si attesta sul 33%, ma potrebbe diventare addirittura del 53% se le detrazioni fiscali sulle donazioni fossero totali. Difficile che questo accada? La ricerca è realista. Con una detrazione pari solo al 30%, si calcola, e con un incremento nel volume complessivo delle donazioni, le risorse del Terzo settore italiano aumenterebbero del 20%, i benefici per la società del 40%. E tutto questo a costo zero per lo Stato.
Anche perché, ed è questo il teorema, il Terzo settore crea tanto più valore quanto più stretto e diretto è il suo legame con i privati e il coinvolgimento della società civile.
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