Sostenibilità
La ricchezza delle Alpi è in pericolo. Altissime, purissime?
La conservazione della biodiversità alpina è una priorità mondiale. Per questo i WWF di 5 paesi lavorano insieme a centri di ricerca e comunità locali.
di Redazione
A metà degli anni 90, il WWF Internazionale e il Conservation science programme del WWF Usa hanno lanciato l?iniziativa Global 200. Il risultato è una mappa delle 200 ecoregioni più importanti del mondo. Le ecoregioni sono ecosistemi che coprono un?area terrestre o acquatica relativamente vasta e che contengono una combinazione geograficamente distinta di comunità naturali che condividono la maggior parte delle specie, dei processi e delle condizioni ambientali. Le ecoregioni più importanti comprendono gli esempi migliori di ogni tipo di habitat principale terrestre, marino o d?acqua dolce.
L?iniziativa Global 200 offre così una strategia globale per la conservazione della biodiversità: se riusciremo a conservare tutte le ecoregioni Global 200, riusciremo a conservare almeno il 90% della biodiversità del pianeta. E per conservare la biodiversità delle Global 200, il WWF ha individuato una metodologia apposita, la conservazione ecoregionale. Essa è una riformulazione dell?approccio ecosistemico, arricchito dall?identificazione dello scenario desiderabile a cui devono mirare tutti gli sforzi di conservazione della biodiversità. Altri principi sono: una vasta scala spaziale , obiettivi a lungo termine (anche 50 anni), il partenariato e la collaborazione con gli attori chiave, il coinvolgimento delle comunità locali e l?individuazione delle cause della perdita di biodiversità.
Le Alpi sono una delle aree Global 200, esempio eccellente dell?habitat delle foreste miste montane euro-mediterranee. Le Alpi, quindi, sono un?ecoregione prioritaria a livello planetario, e la loro importanza va al di là dei Paesi alpini che le condividono e addirittura dell?Eurasia.
Per affrontare al meglio le opportunità e le sfide poste dalle Alpi, i 5 WWF dei Paesi alpini (Italia, Francia, Svizzera, Germania e Austria) hanno unito i loro sforzi per lanciare il WWF European alpine programme (il Programma internazionale per la protezione delle Alpi). Iniziato a fine 1999 per coordinare le attività del WWF nelle Alpi, sviluppa una prospettiva a lungo termine comune per preservare l?integrità ecologica della regione per le generazioni future. Il punto di vista è pan-alpino: l?iniziativa copre infatti tutto l?arco, da Nizza a Vienna, dalle Alpi francesi a quelle slovene. È una regione di quasi 191mila chilometri quadrati, condivisa da 8 Paesi (Italia, Francia, Monaco, Svizzera, Liechtenstein, Germania, Austria e Slovenia) con 13 milioni di abitanti, quasi 6.200 comuni, 4 lingue ufficiali principali (francese, italiano, tedesco e sloveno). Partner fondamentali del programma sono la Commissione internazionale per la protezione delle Alpi (Cipra International), la Rete delle aree protette alpine (Alparc) e il Comitato scientifico internazionale per la ricerca alpina (Iscar).
La conservazione ecoregionale prevede la stesura di una ?vision?, o scenario desiderabile di riferimento, che guidi gli sforzi e le attività per la conservazione della biodiversità dell?ecoregione. Come contributo a questa vision, nelle Alpi sono già state individuate 24 aree prioritarie, cioè importanti per il maggior numero di taxa (gruppi di specie o di habitat). Queste sono state individuate grazie al contributo di un centinaio di esperti di tutti i Paesi alpini, rappresentanti oltre 90 organizzazioni. Dieci di queste aree si trovano, tutte o in parte, in Italia. Un ulteriore contributo sarà a breve l?individuazione dei macro-corridoi delle Alpi, per collegare sia le aree prioritarie fra di loro sia le Alpi con il territorio circostante (cioè con gli Appennini, le Alpi Dinariche, la Pianura padana eccetera).
Per la conservazione ecoregionale tutelare la biodiversità significa seguire quattro principi: rappresentazione di tutte le distinte comunità naturali (nell?ambito di paesaggi tutelati o di una rete di aree protette); mantenimento o ripristino di popolazioni vitali di tutte le specie native all?interno delle proprie comunità naturali; mantenimento o ripristino dei processi ecologici ed evolutivi che originano o sostengono la biodiversità; conservazione di blocchi di habitat naturale abbastanza estesi da essere resilienti ai cambiamenti. Le aree prioritarie – e i corridoi che verranno identificati – consentono di conservare tutte e quattro queste componenti. Se riusciremo a tutelare tutte le aree prioritarie, riusciremo a garantire l?integrità ecologica di tutto l?arco alpino.
Le aree prioritarie diventano il focus geografico delle attività di conservazione. Sono come le perle di un collier, ciò che è più prezioso e che pertanto deve ricevere particolare attenzione.
Sono identificate in una scala non di dettaglio (1:500.000) e quindi i loro confini sono del tutto approssimativi. Aggiustamenti dei confini sono previsti in futuro, quando le amministrazioni locali e le altre parti interessate vorranno considerare queste aree a una scala di dettaglio. Tuttavia, nel frattempo sappiamo grosso modo dove sono localizzate le zone più importanti e possiamo tenerne conto nell?impostazione delle strategie di conservazione.
Sono le aree più importanti a scala pan-alpina in quanto a densità di biodiversità. Questo significa che tutto il territorio alpino è importante, e che ci sono molte altre aree importanti a scala provinciale o regionale o nazionale. Ma le aree indicate hanno un?importanza che va al di là dei confini regionali o nazionali. Ogni amministrazione pubblica, organizzazione della società civile, comunità locale e istituto di ricerca potrà, se vorrà, servirsi della mappa delle aree prioritarie come di uno strumento per essere più strategici e soprattutto per identificare nuove sinergie.
Non sono solo la fotografia di ciò che rimane, ma anche di ciò che può essere recuperato (considerando sia la distribuzione potenziale di specie, habitat e processi, sia quella potenziale). La mappa delle aree prioritarie fornisce pertanto anche uno spunto per il recupero e la riqualificazione ambientali e non solo per la conservazione di ciò che della natura è rimasto. Rappresentano i risultati del lavoro comune della comunità scientifica delle Alpi e sono quindi condivise. WWF, Cipra, Iscar e Alparc non avevano nessun controllo sui risultati di questo esercizio di individuazione delle aree prioritarie: esse sono state individuate da esperti di biodiversità che hanno lavorato autonomamente in base a una metodologia condivisa e a criteri scientifici che essi stessi hanno contribuito a definire. Le aree prioritarie forniscono quindi un contesto alle azioni di conservazione attuali o future. Queste aree sono uno strumento per essere più strategici e per creare sinergie per la conservazione e lo sviluppo sostenibile delle Alpi. Infatti, in presenza di risorse limitate, se l?obiettivo è conservare la biodiversità laddove essa è potenzialmente più completa, allora la strategia migliore sarà di agire in queste aree, o all?esterno di esse per garantire condizioni di conservazione e di sviluppo sostenibile all?interno delle aree.
di Serena Arduino
consulente scientifico per il processo ecoregionale Alpi WWF Italia
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