Economia
La ribalta delle Fondazioni
Due mondi a confronto: la Tony Blair Faith Foundation e Italianieuropei
di Redazione
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«Capire il ruolo delle Fondazioni in un mondo che cambia velocemente», così Dario Chiesa, responsabile del dipartimento Relazioni internazionali della Fondazione per la Sussidiarietà, ha riassunto lo scopo del secondo appuntamento di «Fondazioni per un mondo che cambia» che ha visto protagonisti Ian Linden, direttore della Faiths Act della Tony Blair Faith Foundation e Andrea Peruzy, segretario generale della Fondazione Italianieuropei.
«Potremmo», ha aggiunto Chiesa, «dare come sottotitolo all’appuntamento “Welfare ed educazione”», chirendo che entramebe sono dimensioni appannaggio della società e non dello Stato.
Linden nel suo intervento ha descritto il lavoro degli ultimi anni della fondazione Un percorso che che ha portato risultati interessanti circa gli “obiettivi del millennio”, sviluppando storie di amicizia tra persone di culture diverse. In particolare ilprogramma “Face to Faith” volto alla costruzione della “cittadinanza globale”. Studenti di diverse nazionalità si incontrano e dialogano imparando «come funzionano le culture nel mondo e a conoscere le varie religioni. In questo modo non si pone il problema della conversione a questa o quella religione ma l’importanza delle religioni, così che gli studenti sono aiutati ad articolare meglio la propria fede. Questo aspetto può essere definito una sorta di vaccinazione contro l’estremismo».
Il “Face to Faith”, ha proseguito Linden è da intendersi come «una videoconferenza moderata» che va oltre gli stereotipi e tutti gli argomenti trattati (ricchezza, benessere, salute, ecc.) vengono visti sotto la lente della fede.
Peruzy invece si è soofermato sul fatto che Italianieuropei «è un centro di cultura politica di centro sinistra in cui si confezionano idee a partire dall’agenda politica italiana ed europea». Nata dodici anni fa dall’intuizione, tra gli altri, di Carlo Azeglio Ciampi e Massimo D’Alema, fu vista come un elemento nuovo nello scenario politico, perché «non esisteva un soggetto d’area, indipendente dai partiti e non finanziato da essi». Tra i requisiti ha sottolineato «la capacità di dialogare con altri “think tank” molto diversi da noi, la varietà delle fonti di finanziamento costituita da diversi donors, una struttura organizzativa permanente che garantisce una certa professionalità, e la capacità di stare appunto sull’agenda politica».
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