Welfare

La rete dietro le sbarre ovvero libertà online

Sul rapporto tra Internet ed il carcere.

di Riccardo Bagnato

Mentre viveva a Manhattan, Jenny Polak, artista inglese, ha scoperto di lavorare vicino a un centro di detenzione per immigrati clandestini. Dopo aver ottenuto una serie di piantine interne, tramite alcune organizzazioni per i diritti umani come Coalition for the Human Rights of Immigrants (CHRI – www.itapnet.org/chri) o l?American Civil Liberties Union (www.aclu.org), nonché un aiuto dagli stessi detenuti, dai disegni forniti, ha intrapreso il suo progetto: Hard Place (http://tenement.org/HardPlace). Un anno per raccogliere il materiale, supportato da Greenwall Foundation, AT&T e altri.
Nel sito vengono mostrate le architetture in computer grafica di dieci diversi centri di detenzione sparsi per gli Stati Uniti, sottolineando le condizioni disumane in cui i carcerati vivono. Si possono osservare in questo progetto i labirinti di celle senza finestre, i corridoi claustrofobici e le grigie aree comuni. Una significativa via di mezzo fra la ricostruzione della realtà e l?incubo che i suoi abitanti vivono quotidianamente. A scanso di equivoci è stato incluso anche il materiale originario, disegni e clip audio fatti trapelare dagli stessi detenuti, che testimonia come spesso siano privati dei diritti civili. Parole impossibili da ascoltare, ma solo da leggere, gridi sordi in versione flash e puro html. In Italia invece il carcere e Internet, si sono incontrati in istituto. È il caso di www.ildue.it di San Vittore di Milano. Un sito pionieristico, al quale sono seguiti altri.
Da www.papillonrebibbia.org del carcere romano, al www.ristretti.it del carcere di Padova, dal www.opgaversa.it del “manicomio criminale? di Aversa a www.empoli.arci.it del giornale Ragazze Fuori di Empoli. Per chi però volesse saperne di più consigliamo di partire dallo speciale di Fuoriluogo: www.fuoriluogo.it/carcere o dalla nostra categoria dedicata al carcere.

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