Famiglia
La rete di Telefono azzurro svela un abuso al giorno
La fondazione di Ernesto Caffo presenta a Roma i dati annuali del 114, la helpline che gestisce per conto del dipartimento per le Politiche per la famiglia, e del suo 1.96.96: ne emerge un quadro preoccupante. Negli abusi off-line, un responsabile su quattro (38%) è un genitore della vittima. Ministro Roccella: «Sforzo educativo e attenzione dei media per infrangere il silenzio»
Duecentosettantacinque casi di abuso sessuale, online e offline, ossia avvenuti in Rete o fisicamente. Sono quelli gestiti, nel 2022, da Telefono azzurro, storica associazione che si occupa da 35 anni di minori e adolescenti. Il dato è stato presentato oggi, in occasione della Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia. La fondazione creata dal neuropsichiatra infantile e docente universitario Ernesto Caffo, che ancora oggi ne è l'anima, ha presentato stamane a Roma due documenti: un dossier sugli esiti del Servizio 114 – Emergenza Infanzia e una ricerca sulla copertura informativa del tema degli abusi da parte della stampa in Italia.
Lo scorso anno quindi gli operatori di Telefono Azzurro hanno gestito, attraverso i due servizi di Ascolto e Consulenza, 1.96.96 e il 114 – Emergenza Infanzia, promosso dal Dipartimento per le Politiche della Famiglia e gestito appunto dalla fondazione, quasi un caso al giorno. Dal 2015 al 31 marzo del 2023 sono stati 2.791 i casi totali.
Nel caso dell’abuso offline, in media quasi un responsabile su quattro (38%) è un genitore della vittima. Nel caso dell’abuso online, invece, si tratta con maggior frequenza un estraneo. «Gli abusi segnalati sono solo la punta dell'iceberg, come provano i report internazionali gli abusi online sono i meno denunciati, per questo non solo c'è bisogno di norme innovative e di risorse per il controllo, ma anche di un’educazione intergenerazionale all'uso degli strumenti informatici, alla sicurezza in rete, al rispetto degli spazi dove sono presenti i minori anche sul web», dicono dalla Fondazione. Non è mancato un momento di riflessione, con il dibattito dal titolo “Nessuno ne vuole parlare. La rete per proteggere e connettere”, per approfondire «un fenomeno di cui si vuole sapere il meno possibile e di cui, di conseguenza, non si parla». La Fondazione ha chiamato a un momento di riflessione esperti e istituzioni nazionali legate al contrasto e alla cura dei bambini vittime di abusi. Nella Sala Polifunzionale di palazzo Chigi a Roma sono intervenuti, tra gli altri, Eugenia Roccella, ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità, Clara Garlatti, autorità garante per l’Infanzia e l’adolescenza, Hans Zollner, consulente per il servizio per la Tutela dei Minori e delle Persone Vulnerabili del Vicariato di Roma.
Mettere a sistema le risorse e ascoltare le vittime
«Il tema della pedofilia è difficile perché è invisibile ai media, appare soprattutto nei fatti di cronaca», dice Caffo. «Se prima questo tema riguardava la vita reale, oggi il mondo dell’online è diventato una grande sfida. Spesso le insidie del web sono invisibili anche agli adulti. Bisogna mettere a sistema le grandi risorse del paese: le istituzioni, le forze dell’ordine, il mondo accademico, i media». Anche il governo «sta promuovendo la collaborazione tra le diverse competenze. Sono necessari uno sforzo educativo e l’impegno dei mass media per infrangere il silenzio attorno a questo fenomeno», ha dichiarato la ministra Roccella, ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità. «Questa giornata deve essere un’occasione per fare luce su questa piaga che prolifera nell’ombra». Oltre alla necessita di fare rete, sottolineato da più voci, al centro del dibattito è stato anche l’importanza dell’ascolto delle vittime. «Se non ascoltiamo le vittime di abusi, nella società e nella chiesa, non riusciamo a comprendere in profondità il lavoro di prevenzione che va fatto», ha detto Zollner, consulente per il servizio per la Tutela dei minori e delle persone vulnerabili del Vicariato di Roma. «Bisogna spingere i ragazzi a parlare perché parlare significa imparare a vedere. Parlare, sostenere, educare sono le tre azioni che devono entrare in un sistema di rete per combattere questo fenomeno. Bisogna muoversi velocemente tanto quanto il web si muove velocemente», ha affermato Garlatti, autorità garante per l’Infanzia e l’adolescenza.
Oltre 31mila casi di emergenza in 20 anni
Al centro della giornata di discussione la presentazione, come detto in apertura, di un dossier sugli esiti del Servizio 114 gestito dal 2003 da Telefono Azzurro: in quasi 20 anni di gestione del Servizio 114, accolti e gestiti oltre 31mila casi di emergenza. Solo durante il 2022 i casi (non solo di abuso) trattati sono stati 2.246 e nel primo trimestre del 2023, quelli accolti sono già 535.
«In Italia sono 3.800 i bambini sottoposti ad abusi sessuali ogni anno. Ogni 1.000 bambini residenti, nove sono vittime di maltrattamento. Su 1.000 minorenni stranieri, 20 sono vittime di maltrattamento», ha detto Lorenzo Iughetti, professore dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Il Terzo settore «ha un ruolo fondamentale nella lotta alla pedofilia e alla pedopornografia, va istituzionalizzato», ha affermato don Antonio Borgo, direttore Ufficio liturgico diocesano Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, «e avere un rapporto con gli enti non profit è farsi parte attiva nel contrasto a questo fenomeno».
La situazione nel mondo
Come provano i report internazionali gli abusi online sono i meno denunciati, per questo non solo c'è bisogno di norme innovative e di risorse per il controllo, ma anche di un’educazione intergenerazionale all'uso degli strumenti informatici, alla sicurezza in rete, al rispetto degli spazi dove sono presenti i minori anche sul web. Telefono azzurro ha anche richiamato il fatto che Child Helpline International (2023) ha effettuato un confronto tra abuso sessuale offline e online, rilevando che nel biennio 2019-2021 le segnalazioni alle hotline europee riguardanti l’abuso online hanno rappresentato un quinto delle segnalazioni considerate.
L’oggetto principale delle segnalazioni riguarda l’abuso sessuale offline. L’abuso sessuale e lo sfruttamento online rappresentano circa il 2-4% di tutte le segnalazioni riguardanti una violenza sessuale: questa non è una rappresentazione accurata della prevalenza del fenomeno, si stima che l'1-20% dei bambini sia soggetto a sfruttamento e abuso sessuale online. Probabilmente i minori sono meno propensi a rivolgersi ad una helpline per questioni relative all’abuso online piuttosto che offline. «Una vittima di violenza sessuale fa una fatica enorme a dimostrare di essere vittima: manca la capacità di chiedere aiuto e di avere fiducia nei confronti degli altri», ha concluso il presidente Caffo.
L’attenzione dei media
Durante l’incontro, sono stati presentati i dati di una ricerca, ad opera della società di media analysis Volocom, sulla copertura informativa del tema degli abusi da parte della stampa nel nostro paese. Lo studio ha preso in considerazione il primo trimestre degli anni 2019, 2020, 2021, 2022 e 2023. Le notizie apparse su stampa e web italiani riguardano in maggior parte gli abusi all’infanzia tipici del mondo offline, che rappresentano l’81% del campione, contro il 19% dei fenomeni che avvengono in rete e tramite le nuove tecnologie.
Su un totale di 140.052, Volocom ha rilevato la presenza di 113.544 articoli riferibili a fenomeni offline nel primo trimestre degli ultimi 5 anni, mentre l’online è coinvolto in 26.508 articoli. Il numero di articoli sulla pedopornografia è in aumento costante nel corso degli anni, con un incremento del 29% del numero di articoli tra il 2019 e il 2023. Nel 2023 il numero di articoli è aumentato in modo significativo (+61%). Il fenomeno della pedopornografia nelle news italiane è prevalentemente affrontato nei contesti della famiglia e dei social, i quali costituiscono il rischio principale connesso. «C’è una mancanza di consapevolezza, da parte del mondo dei media, della metà dei reati on line. Bisogna lavorare sulla conoscenza», ha commentato Angelo Baiguini, vicepresidente Consiglio nazionale ordine dei giornalisti.
La foto in apertura è di Jeshoots.com su Unsplash
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