La crisi non risparmia nessuno, ma l’impresa sociale può dormire sonni tranquilli se continuerà a investire sulla relazione con gli stakeholder. La speranza arriva direttamente dal terzo rapporto dell’Osservatorio sull’impresa sociale condotto da Isnet e Aiccon, presentato il primo luglio a Trento in occasione della Conferenza internazionale sull’impresa sociale, organizzata da Emes e Iris Network.
Secondo l’indagine (scarica qua a lato il paper che ne sintetizza i risultati), pur risentendo della congiuntura economica sfavorevole, l’impresa sociale manterrebbe comunque un alto grado di competitività. Nonostante il 2009 veda un incremento del 10% delle imprese in difficoltà rispetto al 2008, oltre il 70% delle organizzazioni dichiara un andamento stabile (39,3%) o in crescita (34,3%), valutando “basso” l’impatto delle crisi sulla performance dell’azienda.
Sono le cooperative sociali di tipo B a dichiarare maggiori difficoltà (anche a seguito della crisi del settore privato, con il quale molte di queste organizzazioni ha rapporti di fornitura) e quelle localizzate nel sud Italia.
Ancora una volta sarebbero state a strategia di rete e la propensione all’innovazione a fare la differenza. Tra il 2008 e il 2009, infatti, il generale clima di incertezza avrebbe convinto il mondo dell’impresa sociale a spostare gli equilibri delle relazioni con Enti locali, imprese profit e non profit, alla ricerca di nuove strategie di sviluppo soprattutto all’interno dello stesso mondo del terzo settore. A questo si è accompagnato un investimento specifico sul miglioramento della governance interna.
Il risultato è che buona parte di quel 48% di imprese che hanno migliorato e incrementato le partnership hanno anche registrato performance economiche in crescita, con altissimi gradi di innovazione. «Per il terzo anno consecutivo si conferma l’importanza della rete come strumento strategico per lo sviluppo delle imprese sociali», spiega Laura Bongiovanni, presidente dell’Isnet. «Gli strumenti capaci di sostenere le reti trovano ampio consenso e condivisione».
Ma se dal punto di vista economico l’impresa sociale sembra avere ben chiara la strada per uscire dalla crisi, diverso è il discorso per quanto riguarda l’efficacia dello stesso strumento giuridico della legge 155. Ancora pochi sono i dirigenti e presidenti che considerano un’opportunità la disciplina in vigore e oltre il 60% sembra ancora non conoscerla adeguatamente. Ma significativo è anche il dato sulle fonti di informazione in materia; principalmente i giornali non profit e le organizzazioni di categoria e solo per lo 0,8% le Camere di Commercio. Segno che l’impresa sociale è una questione ancora solamente interna al terzo settore.
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