Non profit
La responsabilità di tutelare il vero 5 x mille
AISM critica il disegno di legge che permetterebbe di destinare il 5 x 1000 al finanziamento delle forze dell’ordine. "Si può dare loro quello che è giusto anche senza togliere nulla al Terzo Settore", osserva l'associazione in questa nota
In Italia, secondo i dati ISTAT 2018, operano 359. 574 organizzazioni non profit, che svolgono attività di interesse pubblico nei più diversi campi, dalla cultura all’assistenza sociale, l’istruzione, la ricerca, la sanità, la cura dell’ambiente.
Per tanti di questi enti, la linfa che consente di operare secondo le proprie finalità di utilità sociale arriva ogni anno dai contributi del 5 x 1000. Prezioso istituto di sussidiarietà e di democrazia fiscale istituito nel 2006, consente a milioni di contribuenti di decidere personalmente a quale causa di utilità sociale indirizzare una quota delle tasse dovute allo Stato.
Nel caso di AISM con la sua Fondazione FISM, dal 2006 circa 130 mila italiani mediamente ci hanno espressamente scelto ogni anno con la propria firma. In totale, siamo stati sinora destinatari di oltre 1,9 milioni di indicazioni sulla dichiarazione dei redditi. Questi 1,9 milioni di firme ci hanno consentito, per limitarci a un solo esempio, di raggiungere risultati straordinari nel campo della ricerca scientifica: abbiamo 100 progetti di ricerca attivi in tutti i campi decisivi, dalla ricerca sulle cause a quella sui trattamenti e sulla riabilitazione, con un investimento di 40 milioni di euro negli ultimi 5 anni, che fa di AISM con la sua Fondazione il terzo ente al mondo tra le Associazioni che si occupano di SM per fondi erogati e il principale ente di riferimento in Italia, dal momento che finanzia l’80% della ricerca sulla SM.
Tutto questo lo otteniamo grazie alla fiducia diffusa, convinta, solida che da tanti anni moltissimi cittadini riconoscono concretamente, e non solo a parole, alle organizzazioni del Terzo Settore, cui il 5 x 1000 è destinato fin dalla sua istituzione.
Possiamo dire che cittadini e legislatore, in questo caso, sono assolutamente d’accordo: il Terzo Settore merita di essere sostenuto con risorse adeguate. Infatti il 5 x 1000 è incardinato nella Riforma del Terzo Settore (Legge delega 106/2016) e i conseguenti D. Lgs n.111/2017 e DPCM del 24 luglio 2020 destinano agli Enti del Terzo Settore, agli enti senza scopo di lucro della ricerca scientifica e dell’Università, agli enti di ricerca sanitaria, al sostegno alle attività sociali dei Comuni di residenza dei contribuenti, alle associazioni sportive dilettantistiche, alle attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici i 525 milioni annuali inseriti annualmente in Legge di Bilancio per finanziare questo istituto.
Senza dimenticare che la sentenza n. 72/2022 della Corte Costituzionale ha di recente ribadito che il Terzo Settore si radica nei «principi fondamentali della nostra Costituzione, in quanto espressione di un pluralismo sociale rivolto a perseguire la solidarietà».
Ci si chiede allora perché sia stato approvato in Senato un disegno di legge che permetterebbe di destinare il 5 x 1000 al “finanziamento del fondo assistenza per il personale in servizio del Corpo della guardia di finanza o della Polizia di Stato o dell'Arma dei carabinieri o del Corpo nazionale dei vigili del fuoco o del Corpo di polizia penitenziaria o dell'Esercito o della Marina militare o dell'Aeronautica militare, nonché per il sostegno, l'assistenza e per attività a favore di congiunti di appartenenti alle rispettive amministrazioni deceduti per causa di servizio o in servizio” con il rischio di snaturare l’essenza stessa, il senso e la funzione originaria del 5 x 1000, quale strumento di democrazia fiscale, e nello stesso tempo rischierebbe di rendere aleatorio e incerto il finanziamento di istituti ila cui naturale copertura è in capo alla fiscalità generale e a capitoli strutturali.
I latini dicevano: “unicuique suum”. A ciascuno il suo. È questo il principio della giustizia. Si può dare quello che è giusto alle forze dell’ordine anche senza togliere nulla al Terzo Settore.
Nei tempi difficili che viviamo, non possiamo permettere che venga mortificato il Terzo Settore né il diritto dei cittadini a sostenerlo. Dobbiamo anzi rendere ancora più solido tale diritto.
Per questo, forti della fiducia che i cittadini ci riservano, noi enti del Terzo Settore da anni chiediamo che sia aumentato o ancora meglio abolito il tetto dei fondi destinati al 5 x 1000: bisogna garantire a ogni contribuente che le sue scelte vadano sempre a buon fine, anche quando il totale dei contributi indicati dai cittadini andrà a superare il tetto attuale dei 525 milioni.
Chiediamo dunque che la Camera, cui passa ora in esame, respinga questo disegno di legge sul 5 x 1000 e, se possibile, che venga riavviata una discussione fattiva sull’abolizione del tetto del 5 x 1000 e la possibilità che i cittadini che lo desiderino risultino contattabili dagli enti cui devolvono il 5 x 1000, in modo da garantire loro una rendicontazione personalizzata sull’utilizzo dei fondi assegnati a ogni ente: dobbiamo in tutti i modi evitare di snaturare e, al contrario, abbiamo la responsabilità di valorizzare l’autentica funzione di questo insostituibile istituto di sussidiarietà e di democrazia fiscale.
Paolo Bandiera Direttore Affari Generali e Relazioni Istituzionali AISM
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