Economia

La Responsabilità delle banche a convegno

Per la maggioranza delle aziende bancarie le politiche di Csr sono pratiche integrate nelle strategie di business. Ma quanto gli investimenti sul sociale hanno una reale ricaduta sulle comunità? Se ne discute all'VIII Forum Csr di Abi

di Redazione

Si apre oggi a Roma presso Palazzo Altieri, sede dell’Abi, la due giorni del Forum Csr 2013, l’appuntamento annuale che l’Associazione Bancaria Italiana dedica da otto anni alla responsabilità sociale d’impresa, mettendo a confronto rappresentanti di aziende bancarie, di imprese ed esperti del settore, ma anche di fondazioni e rappresentanti del non profit.
Il programma delle due giornate di incontri e workshop (consultalo qui) è molto ampio, e va a indagare i temi chiave del dibattito in corso sulla responsabilità sociale d’impresa, disciplina che sta attraversando un periodo di forte cambiamento, e impegna quindi anche le imprese nel rivedere alcuni meccanismi rodati di attenzione all’impatto e rendicontazione alla comunità delle loro pratiche.

«Puntare sulla responsabilità sociale d’impresa significa essere parte di una trasformazione virtuosa», dicono dall’Abi i promotori dell’evento, «in cui gli obiettivi non siano più soltanto quelli di espandere le proprie attività, ma di partecipare a un miglioramento qualitativo orientato a nuovi equilibri che hanno positive ricadute sulle dimensioni della sostenibilità: quella economica, ambientale e sociale e quella trasversale dell’equità infra ed intergenerazionale. In questa prospettiva gli attori più innovativi e più responsabili godranno di significativi vantaggi competitivi duraturi nel tempo».

I numeri che fanno da cornice al dibattito sono chiari. Dall’indagine ESG Benchmark 2013, che l’Abi promuove ogni due anni tra gli associati per acquisire le informazioni ambientali, sociali e di governance relative all’attività bancaria, emerge che il 65% del campione, rappresentativo del 70% del totale attivo di sistema a dicembre 2012, prende in considerazione i temi ESG nella strategia di sviluppo del proprio business, per meglio gestire impatti, rischi e opportunità connessi al proprio business. I temi maggiormente considerati sono quelli che hanno a che fare con il coinvolgimento degli stakeholder (55%), il sistema incentivante (54%), la Corporate Governance (oltre il 50%), ma anche le politiche di credito (50%) e di investimento (38%).
Come emerge dall’Indagine, all’interno delle banche è ormai diffuso un presidio dedicato alla Csr che nel 72% dei casi si sostanzia in una unità dedicata. Negli ultimi anni è inoltre cresciuta la promozione di un modello che formalizza l'interazione tra l'unità o il presidio Csr e le altre aree della banca. Attualmente circa l’80% del campione si avvale di modalità strutturate di condivisione delle informazioni, utili soprattutto alla redazione del bilancio di sostenibilità.

La totalità del campione dispone di un codice etico che si conferma, assieme al bilancio di sostenibilità, lo strumento più diffuso di Csr. Per quanto riguarda i contenuti del documento, una costante è l’indicazione dei diritti, doveri e responsabilità della banca nei confronti degli stakeholder (96%), degli organi preposti al controllo e a cui rivolgersi in caso di violazioni e delle norme di comportamento (94%), dei meccanismi di attuazione e controllo (92%), dei meccanismi di remunerazione/sistema incentivante (85%).
Il 37% del campione dichiara di aver sottoposto il codice etico ad aggiornamento e di avere erogato appositi corsi di formazione per tutti i dipendenti (82%), a riprova che lo strumento è utile in quanto vissuto dall’organizzazione e modellato sulle sue esigenze mutevoli.

«Creare valore per la collettività» dice il Direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini «è la sfida di cui oggi siamo investiti. Fare responsabilità d’impresa non può più avere il solo fine di espandere le proprie attività, ma di creare esempi positivi che impattino sulla comunità. L’obiettivo deve essere di partecipare a un miglioramento qualitativo orientato a nuovi equilibri per la sostenibilità economica, ambientale, sociale e alla equità infra e intergenerazionale. Solo agendo in questa prospettiva, si potranno ottenere vantaggi competitivi duraturi nel tempo».

A uscire dalle buone pratiche d’impresa, per allargare l’orizzonte di ragionamento su quanto e come si stia sviluppando nelle aziende, e nelle aziende bancarie, l’attenzione alla comunità – anche in termini di investimento sul sociale – sarà la seconda sessione plenaria della mattinata di oggi, coordinata dall’a.d. di Vita, Paolo Migliavacca, che insieme a Maurizio Carrara, Presidente UniCredit Foundation, Cinzia Di Stasio, Segretario Generale Istituto Italiano della Donazione, Ferdinando Giglio, Segretario Generale Fondazione Prosolidar-Onlus, Davide Invernizzi, Direttore Settore Servizi alla Persona Fondazione Cariplo e Marco Morganti, Amministratore Delegato Banca Prossima discuteranno di “Investimenti nel sociale per lo sviluppo della comunità”.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.