Politica

La reputazione dell’Italia e lo «spread civico»

«Cittadini non si nasce, si diventa. Tuttavia, alimentare un sentimento civico è difficile». La riflessione di Enzo Manes sul Corriere della Sera

di Enzo Manes

Lo spread è diventato uno degli indicatori più usati per valutare lo stato di salute dell’economia italiana… …Ma perché invece sono così poche le voci che si levano per far presente il rischio che stiamo correndo in termini di «spread civico»?

…Lo spread misura il livello di fiducia che altri Paesi hanno nei confronti del nostro sistema, che è fatto non solo di imprese e commerci ma anche di qualità del governo, della classe dirigente e della società civile. Per questo motivo lo spread civico, ovvero l’illusione che si possa perseguire l’interesse individuale a scapito dell’interesse di tutti, dovrebbe preoccuparci, eccome. Perché è una delle concause che pregiudicano la stabilità del Paese e la sua reputazione internazionale. L’idea alla base è semplice ma non scontata. Cittadini non si nasce, si diventa. Tuttavia, alimentare un sentimento civico è difficile. A volte è la storia a incaricarsene, sotto la spinta di avvenimenti che generano un senso di appartenenza civica. È avvenuto negli anni della Ricostruzione, quando il Paese si è ripreso dalla guerra e si è impegnato in uno sforzo straordinario di coesione e sviluppo, suscitando un senso di solidarietà e la coscienza di una direzione comune. Anni in cui lo sviluppo sociale e la crescita economica sono state due facce della stessa medaglia.

Ma poi la spinta si è affievolita no a perdersi. Sono state molte le cause che hanno scolorito e quasi cancellato la nozione di bene comune… …E le conseguenze oggi sono evidenti nelle forme di vulnerabilità che toccano le persone, le comunità, le stesse istituzioni pubbliche. Vulnerabilità che si traduce concretamente in disuguaglianze crescenti e solitudine dei più deboli, verso i quali sempre meno si è mossi da un senso di solidarietà. La domanda è dunque come ripetere quel miracolo, al tempo stesso economico e sociale, con cui la generazione del Dopoguerra ha cambiato in meglio l’Italia. Perché i problemi che dobbiamo affrontare non troveranno soluzione senza una rinascita di spirito civico…

…Essere popolo è avere una coscienza civica comune: condividere una visione e un senso di responsabilità. E tutto questo non nasce da un’appartenenza etnica o di sangue ma dall’impegno comune a rendere abitabile la realtà in cui viviamo insieme. Senza cancellare le differenze ma piuttosto valorizzandole per trascendere le appartenenze identitarie. Unendo il Paese attorno all’idea che solidarietà, senso del dovere e sviluppo non possono che procedere insieme… …Curare l’interesse di tutti fa bene anche agli interessi di ognuno. Questa è la semplice idea che dovremmo contribuire a rendere normale.


Dal Corriere della Sera del 6 gennaio 2019

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